65. L'INCIDENTE

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I pensieri gli ronzavano in testa in modo quasi doloroso.

Allentò appena la presa sulla sfera, Bellatrix doveva averlo notato, perché grido: «Accio profe...»

Ma Harry era pronto. «Protego!» urlò prima che lei terminasse, e riuscì a non farsi sfuggire la sfera di vetro bloccandola con la punta delle dita.

«Oh, sa come giocare, il piccolo piccolo Potter» disse la donna, fissandolo con occhi folli attraverso le fessure del cappuccio. «Benissimo, allora...»

«TI HO DETTO DI NO!» ruggì Lucius Malfoy. «Non dobbiamo fargli del male, la profezia...»

La mente di Harry lavorava spedita. I Mangiamorte volevano quella polverosa sfera di vetro di cui a lui non importava nulla. A lui interessava soltanto portare fuori di lì gli amici sani e salvi.

La donna si fece avanti e spinse indietro il cappuccio. Azkaban aveva scavato il viso di Bellatrix Lestrange, lo aveva smagrito come un teschio, ma era vivo di un bagliore febbrile, fanatico.

«Hai bisogno di farti convincere?» chiese, il petto che si sollevava e si abbassava rapido. «Benissimo... prendete la più piccola» ordinò ai Mangiamorte accanto a lei. «Che guardi mentre la torturiamo. Ci penso io».

Tutti si strinsero attorno a Ginny e Blaise le si parò davanti stringendo la bacchetta.

«Se vuoi attaccare uno qualunque di noi» disse a Bellatrix «prima dovrai spaccare questa. E non credo che il tuo signore farà salti di gioia se torni da lui a mani vuote, vero?»

La donna rimase immobile, gli occhi inchiodati su di lui, passandosi la punta della lingua sulle labbra sottili.

«Allora» proseguì Harry, «di che profezia si tratta?»

Non sapeva che altro fare, a parte continuare a parlare. Neville doveva già aver avvertito Silente, se avesse preso abbastanza tempo forse sarebbe arrivato insieme a degli Auror per aiutarli.

Sentiva dietro la nuca il respiro affannoso di un altro dei suoi amici. Poteva solo augurarsi che si stessero spremendo il cervello alla ricerca di un modo per venirne fuori, perché il suo era completamente vuoto.

«Di che profezia...?» ripeté Bellatrix, mentre il ghigno le spariva dal viso. «Stai scherzando, Harry Potter?»

«Nient'affatto» rispose Harry, gli occhi che andavano rapidi da un Mangiamorte all'altro, cercando un anello debole, una via di fuga. «Perché Voldemort ci tiene tanto?»

Molti Mangiamorte sibilarono.

«Non pronunciare il suo nome» sussurrò Bellatrix cercando visibilmente di trattenersi dal gridare nuovamente.

«Anche lui è un Mezzosangue» ribatté Harry, irrefrenabile. Colse un gemito sommesso di Hermione. «Voldemort? Sì, sua madre era una strega, ma suo padre era un Babbano... o vi ha raccontato d'essere un purosangue?»

«STUPEFI...»

«No!»

Un getto di luce rossa scaturì dalla bacchetta di Bellatrix Lestrange, ma Malfoy lo bloccò e glielo rispedì contro, mandandola a cozzare contro lo scaffale alla sinistra di Harry; parecchie sfere di vetro caddero sul pavimento e si ruppero.

Due sagome, perlacee come fantasmi, fluide come fumo, sgorgarono dai frammenti di vetro e cominciarono a parlare, le voci che si sovrapponevano l'una all'altra. Si udirono solo brandelli di frasi mischiarsi alle urla di Malfoy e Bellatrix.

«...al solstizio giungerà una nuova...» disse la sagoma evanescente di un vecchio barbuto.

«NON ATTACCATE!»

Se fossi stato un SERPEVERDEWhere stories live. Discover now