29.

576 31 2
                                    

⚠️ATTENZIONE QUESTO CAPITOLO CONTIENE DESCRIZIONI

ABBASTANZA FORTI E NON ADATTE A TUTTI⚠️

"Sei...", "Si Theo, sono sicura, sto bene e no, non devi aspettarmi qui e se dovessi venirmi a prendere ti chiamerò; puoi andare a casa" interruppi il biondo prima che mi domandasse, per la milionesima volta da quando eravamo partiti, le stesse identiche cose.

Non ho mai capito il perché, forse istinto paterno, prima del tempo, ma quando avevo intenzione di fare qualcosa, qualsiasi cosa in cui loro non fossero coinvolti, i membri del mio branco diventavano dei robot capaci di dire sempre e solo le stesse cose: 'Stai bene?', 'Sei sicura?', 'Puoi ancora ripensarci', 'E se ti succede qualcosa?', 'Stai attenta', e così via a ripetizione. Più loro erano distanti da quello che volevo fare, maggiore era il tempo per il quale mi assillavano. Per esempio quando andammo dieci giorni in gita in Sardegna con la scuola, tra parentesi amo la mia prof di italiano che ci portò solo in posti divertenti, mi assalirono con le loro domande e le loro preoccupazioni per 48 ore, due giorni d'inferno, ma ne valse la pena.

"Sono assillante, mi dispiace", "Tranquillo, io farei di peggio" dissi ridendo, non volevo farlo sentire in colpa, *Anche perché tu faresti di peggio* |Ovvio, ma su questo penso che nessuno abbia dubbi|.

Abbracciai Theo e scesi dalla macchina, ma mentre chiudevo lo sportello sentii nuovamente la sua voce, "Si, ma se ci ripensi puoi sempre...", "THEO!!!!" gli urlai contro, "Ok, ok" disse il ragazzo alzando le mani in segno di resa, mentre rideva.

"Ei" richiamò la mia attenzione, "Sono serio adesso...se non lo capisce e ti lascia o da di matto, è un vero idiota" aggiunse mentre mi incamminavo verso casa di Jacob, "Grazie" dissi sorridendo, voltandomi verso di lui, "Sempre a disposizione", e detto questo mise in moto l'auto e partì.

|Ok puoi farcela, bussi, gli chiedi di parlare in privato e glielo dici| *Io invece direi che il primo passo sia smettere di stare ferma nel suo vialetto a guardare la porta come una deficiente, poi valuta tu* |Avanti è semplice, un passo dopo l'altro e arriva alla poooo...| il mio pensiero fu interrotto dalla mia goffaggine.

La mia faccia stava per spiaccicarsi contro i sassolini del vialetto, e proprio quando ero ormai pronta al dolore, sentii un braccio circondarmi la vita e tirarmi su. "Stai bene? Ti sei fatta male?" mi chiese immediatamente Jake spostandomi una ciocca di capelli dagli occhi e scrutandomi da testa a piedi, si stava assicurando che non mi fossi fatta nulla, *Awww. Che cosa carina*.

"Sto bene, non mi sono fata niente. Sono solo imbranata come sempre" scherzai per allentare la tensione, *Ma quale tensione* |La mia, la mia tensione, ok?!?!?| *Ok, scusa sto zitta*.

Quando Jacob si avvicinò al mio volto per baciarmi mi scansai immediatamente. *Dico, ma allora sei scema?!?!?* |No, è solo che deve scegliere lui se vuole stare con me o no| *Ma lui ha già...* |Dopo che saprà la verità| *Oooooo. Effettivamente hai ragione*.

Il moro era evidentemente confuso e preoccupato da quel mi gesto, "Devo parlarti di una cosa", "Anna se è per ieri, o se ho fatto oppure detto qualcosa io...", "No, tu non c'entri nulla, è..." dissi tutto d'un fiato, quasi urlando, per fermare la raffica di scuse di Jake.

"E' una cosa che riguarda me e che voglio dirti...che devo dirti. Anche se potrebbe rovinare tutto" aggiunsi infine. Jake capì subito che di qualsiasi cosa io gli stessi per parlare non era qualcosa di facile da dire, e sicuramente non qualcosa da far sapere come se nulla fosse, ragion per cui mi invitò ad entrare in casa, ed andammo in camera sua.

"Dimmi tutto ti ascolto" mi disse il ragazzo facendo segno di sedermi sul letto, mentre lui prendeva una sedia. Presi un bel respiro ed iniziai, "Ti devo delle scuse...per la scenata alle cascate", "No, tu non me le devi sono io chee..." "NO!" lo interruppi di nuovo, "Te le devo. Non avrei dovuto reagire in quel modo, tu non hai fatto niente di male, tu...tu non sei lui" dissi con voce spezzata, forse più per ricordarlo a me che dirlo a lui.

"Lui chi?" domandò il moro perplesso, presi un'altro respiro. "Il motivo per cui sono qui, la cosa, anzi la persona, di cui ti devo parlare" Jacob restò in silenzio pronto ad ascoltarmi. Non avevo intenzione di chiedergli di non lasciarmi a prescindere da cosa gli avrei detto, di non andarsene o cose del genere, era una sua scelta, e qualsiasi decisione in merito a noi due, a me, avrebbe preso l'avrei rispettata...o almeno ci avrei provato.

"Fino ad un anno/un anno e mezzo fa ero fidanzata con un ragazzo, Andrew. Ci eravamo conosciuti all'asilo e avevamo fatto subito amicizia, poi abbiamo fatto le elementari insieme, stessa classe, stessi amici, facevamo praticamente tutto insieme, e due anni fa ci fidanzammo".

Il moro difronte a me non dava segno di movimento, era irritato dal sentirmi parlare di un mio ex, questo era evidente, ma allo stesso tempo voleva sapere dove stavo andando a parare.

"Inizialmente stavamo bene insieme, era dolce, premuroso e c'era sempre, mi aveva persino portata a fare delle vacanze con lui..., ma dopo il primo anno insieme ha iniziato a distaccarsi. Non mi considerava, era assente e avvolte faceva addirittura finta che non stessimo insieme. Per quanto mi trattasse male però, io sorvolavo su tutto, so che è una cosa malata, l'ho capito, ma mi fidavo e lo amavo così tanto che lo avrei perdonato qualsiasi cosa mi avesse detto o fatto, anche se mi avesse tirato uno schiaffo".

"E quello schiaffo è arrivato vero?" mi chiese Jake sentendo che mi ero fermata, presumo e preoccupato, "Si, e il giorno dopo si presentò davanti a casa mia con un mazzo di rose per chiedermi scusa e spiegarmi che era arrabbiato e non voleva farlo, non penso ci sia bisogno di dirti che lo perdonai. Quando però lo vidi baciarsi con un'altra ragazza nei bagni della scuola sentii il cuore frantumarsi e questo non riuscii a perdonarglielo, quindi lo lasciai...".

Il ragazzo di fronte a me sembrò felice per un instante, poi fu come se realizzò, "C'è un ma, dico bene?", "Si presentò davanti alla mia porta, dicendomi che era stata la ragazza a baciarlo, che lui stava cercando di scansarla e che voleva portarmi in un posto per farsi perdonare. Ero ancora un po' scettica, voglio dire lui mi piaceva si, ma non ero così deficiente, sapevo cosa avevo visto e lui faceva di tutto tranne che scansarsela di dosso, ma alla fine accettai e quando arrivammo al lago e vidi il picnic che aveva organizzato mi sciolsi come neve al sole. Andrew iniziò a baciarmi sul collo e a slacciarmi la camicia, mi rigirai e gli dissi che per quanto quel gesto fosse dolce e premuroso io non me la sentivo ancora, di farlo. Lui però invece di scusarsi e lasciarmi andare come pensavo, mi disse che ero solo una bambina viziata e che era ora che diventassi donna. Mi afferrò per un polso e mi costrinse a mettermi a terra, nonostante provassi a divincolarmi con tutte le mie forze non ci riuscivo, e persino le mie lacrime e le mie suppliche non lo fermavano...

Ricordo perfettamente le sue mani che si muovevano sul mio corpo, i suoi baci sul collo e le sue parole per cercare di farmi tranquillizzare, ma più parlava più il mio pensiero si concentrava sulla sua bocca che si avvicinava al mio reggiseno e la sua mano che risaliva lentamente la mia coscia sotto la gonna".

____________________
Non vi dirò: "Spero che il capitolo vi piaccia", perché reputo alquanto difficile che a qualcuno possa piacere un argomento come questo, ma spero lo troviate interessante e state tranquilli uscirà un capitolo anche domenica (invece di sabato) oltre a questo (che è uscito oggi per ragioni, diciamo personali legate al capitolo stesso).

Il Mezzo Lupo  |Jacob Black|Where stories live. Discover now