-Come la ricordavi? - Logan era stupito.

Guardai Katherine e Aimee, e in quell'occhiata capirono che io sapevo la verità sulla vecchia Beatrice. E a quanto pareva non ero neanche l'unico.

-Jenna e Tris, be' - iniziò Katherine - erano migliori amiche, prima di entrare qui.
-Ecco perché era sempre in fissa con quei documentari su di lei! - cercò di spiegare, anche se era palesemente sbalordito.

-Comunque - continuo Jenna - capii che le era successa la stessa cosa che era successa a me, così cominciai ad indagare sul perché era successo quello che era successo. E a quanto pare, nessuno da niente per niente, quindi, per sapere la verità bisognava giocare tutte le mie carte.
Per questo so tutto. Io facevo ciò che mi veniva detto e gli altri facevano ciò che dicevo io.

Stavamo tutti in silenzio ad ascoltare tutto ciò che aveva da dire.

-Quindi, in poche parole, ti facevi qualcuno solo per sapere ciò che volevi? - chiese Aimee.
-Esattamente. Ma a quanto pare, queste informazioni ora sono utili anche a voi.
-Quindi chi è che ti facevi? - chiese Logan divertito, per poi essere fulminato dallo sguardo di Katherine.
-Jason.

TRIS

Non potevo crederci. Dopo tanto tempo avevo finalmente trovato le domande giuste, e ora che Bradley mi aveva finalmente detto la verità, io non ero in grado di digerirla.

Jason, quel Jason, voleva Ryan morto. Ed è riuscito ad ottenere ciò che voleva. Tramite la mia mano. E non l'ha fatto solo perché sapeva che a lui non andavano più giù le sue regole, ma perché sapeva di Aimee.

Capivo i motivi per cui l'aveva fatto. Ma non capivo perché avevo dovuto farlo io.

Una delle regole della società diceva che non si poteva uccidere nessuno che ne faceva parte. Quindi perché ha dovuto farmela infrangere?

A meno che non mi odiasse, cosa improbabile dato che ho sempre fatto il mio dovere, in modo impeccabile. Okay, da poco tempo avevo infranto quella regola, iniziando la mia relazione con Justin, ma a parte questo ho sempre fatto tutto ciò che dovevo.

Comunque non riuscivo a pensare a ciò che avrei dovuto. Ero abbastanza sicura di essermi presa l'influenza dato che ogni giorno vomitavo tutto ciò che mangiavo.

Quindi, anche quella mattina, mi alzai, corsi in bagno e poi andai in cucina a bere un bicchiere di acqua e limone. La classica routine da qualche settimana.

Tornai in camera, dopo essermi fatta una doccia calda, e indossai un paio di pantaloni stretti neri, una canotta dello stesso colore, il giubbino di pelle e i miei amati anfibi, ormai consumati.

Presi le chiavi e andai in macchina. Buttai la borsa sul sedile affianco e misi in moto, diretta verso l'edificio di Bradley. Mi sarei allenata per un'oretta e poi sarei andata a parlare con lui.

-Tris - disse lui appena entrai nel suo ufficio.
-Bradley.
-Ancora non sei andata dal medico? - alzò il suo sguardo su di me.
-No, perché?
-Si vede che non sei... come dire al massimo della forma, sai?
-Si, be', è da una settimana che non sto bene, ma credo sia solo influenza.
-Fossi in te, andrei adesso in infermeria. Tanto abbiamo tutto il tempo per parlare, non preoccuparti.
-Sarà meglio per te, dato che ho una domanda importante da farti!
-Non vedo l'ora, tesoro!

Mi alzai dalla poltroncina e mi lisciai i vestiti, per poi uscire dalla stanza, mentre Bradley continuava a tenere fisso il suo sguardo su di me.

Andai a passo spedito verso l'infermeria, con la consapevolezza che ero un po' preoccupata per il risultato che avrei ottenuto.

Bussai alla porta e una donna, sulla cinquantina, venne ad aprirmi. Si sistemò meglio gli occhiali sul naso e sorridendo mi fece spazio affinché entrassi.

-Tris, giusto?
-Si.
-Bradley mi ha appena avvisato del tuo arrivo. Dimmi cosa ti senti.

Mi fece accomodare su un lettino e lei rimase in piedi accanto a me, con in mano una cartellina, pronta per la mia diagnosi.

-Be' è da circa una settimana che non faccio che avere nausea e mi sento un po' strana, ma onestamente non so spiegare come mi sento.

La donna sbarrò gli occhi e si poteva vedere a miglia di distanza la sua tensione. E quella tensione arrivò dritta a me.

-Cosa sta succedendo?

Pensai che non mi stesse più ascoltando, visto che si era piegata per cercare qualcosa nel cassetto della sua scrivania. Invece quando si alzò mi guardò dritta negli occhi.

-Tris, com'è il tuo ciclo?
-Come prego?
-Hai un ritardo?

Mi fermai scioccata a riflettere. In effetti quel mese non mi erano tornate e neanche quello prima.

-Si... - lei annuì alla mia risposta e mi porse una scatoletta bianca e rosa.
-Il bagno è da quella parte - quasi mi ci portò di forza.

Io ero parecchio confusa, quindi mi lasciai trascinare finché non fui davanti al cesso e la porta si chiuse alle mie spalle.

Guardai la scatoletta che tenevo stretta nelle mie mani e per poco non mi venne un colpo. Mi sedetti sulla tazza e rimasi immobile a guardare quell'oggetto.

-Senta, è impossibile che sia incinta. Io non ho intenzione di fare nessun test!
-Quando è stata l'ultima volta che hai avuto un rapporto sessuale con qualcuno?
-Un mesa fa più o meno. E credo che mi sarei accorta se avessi avuto un bambino nella mia pancia!

Non rispose e a quel punto mi arresi. Mi spogliai e feci ciò che dovevo fare. Rimasi poi seduta con il test in mano. Ero troppo senza forze per potermi reggere in piedi.

-Puoi uscire ora! - mi aprì la porta e io la sorpassai.
-Senta, io prendo la pillola. È impossibile che sia incinta!
-per il 99% impossibile, in realtà, - mi corresse - ora controlla.

Parecchio contrariata, abbassai lo sguardo sull'oggetto che tenevo tra le dita e presi un respiro. Mi ricordai chi ero, che non dovevo avere paura e aprii gli occhi.

New GirlWhere stories live. Discover now