- Mi spieghi cosa sta succedendo? – chiesi subito a Sarah, a bassa voce.
- Ti avevo detto che non dovevi mettere più piede nel labirinto! Perché non fai come ti dico senza troppe domande? – rispose lei con un'altra domanda. Sembrava frustrata, in difficoltà. Non arrabbiata come immaginavo.
- Se pensi che ti lascerò distruggere il mio gruppo senza reagire, non hai capito con chi hai a che fare - rivendicai con orgoglio. Lei, inaspettatamente, iniziò a sorridere.
- Distruggere il tuo gruppo? Beatrice, sei davvero fuoristrada... – commentò.
- Per favore, Sarah, smettila con i giochetti. Potrai anche prendere in giro Riccardo, ma io non sono come lui - risposi, stranita dal mio stesso tono autorevole.
L'espressione della ragazza, alla menzione di quel nome, mutò radicalmente.
- Non puoi dirglielo. Non puoi... ti prego - bisbigliò.
- Questo sta a te. Se non mi dici subito cosa sta succedendo gli dirò chi sei veramente. Scommetto che sei riuscita ad ingannarlo così bene da fargli ignorare completamente chi tu sia in realtà... Da quali persone ti sei fatta coinvolgere... - sentii una forte carica.
- Non so cosa credi di sapere, ma sono stata costretta a farlo. Non avevo scelta - disse, per niente intimorita.
- Tutti abbiamo una scelta, Sarah. Ma allearti con Push, essere coinvolta nei suoi affari... Non è la soluzione -
- Troppo facile dire così, Beatrice! Ma a volte, anche se sei nel giusto, devi essere pronta a sporcarti le mani. A fare qualcosa di sbagliato per una giusta causa -
- E questo cosa vorrebbe dire? - chiesi, guardandola attentamente. Lei sospirò.
- Forse tu credi di avere libertà, ma non è così. Ascolta: quando eri nei B1 sei stata gentile con me e ti ringrazio per questo, non lo dimenticherò. Ma adesso le cose sono cambiate e io non posso fare finta di niente. E neanche tu -
Alzai le mani al cielo, stanca e furiosa. - Ti prego, Sarah! Anche tu con la storia delle gerarchie? Me lo aspetterei da Push, ma non da te, né da Lucrezia! Come ha fatto a convincervi che attaccarci, che distruggere la Fenice sia la cosa giusta? È assurdo! –
Strinsi i pugni irrequieta. Guardavo Sarah cambiare stato d'animo continuamente: da agitata, a rabbiosa, a più timida quando la attaccavo.
- È questo che non capisci. Non si tratta di gerarchie, non si è mai trattato di questo! È qualcosa di molto più grave, di molto più oscuro. Una minaccia invisibile, che passa davanti ai tuoi occhi e agisce senza che tu te ne accorga - finsi di non ascoltarla nei suoi deliri, ero accecata dalla rabbia.
- Qualsiasi cosa vi abbia detto Push, credimi, non è vera! Io sto cercando la verità. Push è connesso a delle persone pericolose, davvero pericolose. Gente che vuole distruggere la Fenice da molto tempo -
- Tu non capisci... -
- Sta solo cercando di portarvi dalla sua parte per raggiungere i suoi scopi, con la scusa della faida tra i gruppi. Sa di essere troppo debole da solo, sa che presto lo scopriranno. La sua nave sta affondando. E presto colerà a picco e vi trascinerà a fondo con lei -
- No, non lo capisci ancora, vero? - Sarah distolse lo sguardo, presa da una strana frustrazione. - Se noi affondiamo, voi affondate con noi! - pronunciò.
L'aria nella stanza si fece pesante. Non riuscivo quasi più a respirare. Ero confusa. Mi sentivo schiacciata dal peso di una verità che non riuscivo a comprendere ma che per tutti, intorno a me, sembrava chiara come il sole. Rimasi in silenzio. Poi realizzai.
- È per questo che non vuoi che lo dica a Riccardo. È questo il motivo per cui stai con lui. Lo stai usando... Non so come, non so da quando, ma è così. State cercando di incastrarci, e stai usando lui per farlo -
- Non è vero - rispose Sarah, stringendo i pugni.
- Lui mi ha portato qui perché sei la persona di cui si fida di più. Non mi ha portato al loft, non mi ha portato a casa sua, ma qui... - pronunciai, accecata dalla rabbia.
- Non avrei mai voluto che accadesse - arrancò la ragazza davanti a me.
- Dimmi una cosa: hai mai tenuto a lui? Hai mai avuto un minimo di rimorso per quello che stai facendo? - Adesso anche io mi sentivo meno lucida.
- Mi sento in colpa ogni giorno che passa, ma so che è il giusto prezzo da pagare. Quello che non capisci è che non stiamo facendo tutto questo per attaccare, ma per proteggerci – rispose Sarah con fermezza.
- Da chi? - alzai la voce - Da chi vi state proteggendo? -
Lei non parlò. Strinse i denti con forza, quasi per costringersi a non parlare.
- Da chi? Rispondimi! -
- Da te, Beatrice! - urlò, alzandosi in piedi di scatto.
Quella risposta mi lasciò impietrita.
- Da... me? - risposi con un filo di voce.
- Smettila di nasconderti - gridò, gli occhi pieni di lacrime.
Mi alzai in piedi, la bocca di Sarah ancora tremante. Sentimmo dei rumori, Riccardo era appena rientrato. Sarebbe entrato in quella stanza da un momento all'altro, non poteva vederci in quelle condizioni.
- Vuoi davvero farmi credere che fossi nel labirinto per caso, l'altro giorno? - aggiunse Sarah, asciugandosi le lacrime in fretta.
- Credete che la minaccia sia io? - chiesi incredula.
- Non possiamo più parlare, non possiamo più incontrarci così. Abbiamo cercato di allontanarti troppe volte senza successo, ma adesso spero di essere stata chiara - il volto di Sarah si ritrasformò in quello quieto e timoroso che conoscevo.
- Quello che mi ha detto Lucrezia... Era una scusa per allontanarmi dal labirinto, doveva esserlo... - balbettai.
- È tutto vero, Beatrice. Fattene una ragione. Lucrezia ti odia, e noi non vogliamo più avere a che fare con te. Lasciaci in pace e non immischiarti più nei nostri affari. Noi non lo faremo con i tuoi -
- Io non ho nessun affare e per quanto tu possa credere di essere nel giusto non lo sei. Se credi che finirà qui ti sbagli: gli spacci, Push, i complotti all'interno del labirinto... Tutto questo finirà. Continuerò a fare domande fino a quando non scoprirò da sola quello che sta accadendo -
La guardai dritta negli occhi, sempre più truce.
- Spero che tu non ne rimanga troppo delusa, quando non troverai le risposte che cerchi - rispose lei, ancora più tagliente.
La porta si aprì in quell'istante, facendomi sussultare.
- Come ti senti? - chiese Riccardo, porgendomi una tazza fumante. Per un secondo aggrottò la fronte. La scena non doveva essere delle migliori: due ragazze in teoria quasi sconosciute, in piedi una di fronte all'altra, rosse in volto, con i pugni stretti.
Schiarii la voce e accettai la tazza. Mi bastarono pochi secondi: Earl Grey.
- Da dove l'hai preso questo? – chiese Sarah, avvicinandosi.
- Non è tuo? – chiesi alla ragazza, che scosse la testa.
- Hai ricominciato a bere the? – chiese Sarah al ragazzo, piuttosto stranita.
- Nessuno ha ricominciato a bere niente. L'ho preso dal loft. Claudia si era lamentata proprio ieri di tutto quel the inutilizzato. Ho solo pensato di farle un favore, visto che l'altro giorno stavi bevendo la stessa brodaglia – rispose Riccardo, e io alzai gli occhi al cielo.
- Per te è ok? – mi chiese Sarah. La fulminai con lo sguardo, odiando il suo finto interesse.
- Sì, in realtà è uno dei miei preferiti – risposi, sorseggiando il contenuto della tazza, ancora stupita per il gesto di Riccardo.
Il ritorno del ragazzo mi aveva lasciato senza risposte da parte di Sarah. Continuavo a chiedermi come potessi convincerla a parlare.
Rimanemmo in silenzio per qualche minuto, ognuno immerso nei propri pensieri. Adesso, anche dall'esterno i rumori parevano più lontani, ovattati.
Sarah si alzò per prima e dopo avermi salutato abbandonò la stanza. Io e Riccardo rimanemmo da soli, per un po' in silenzio. Dalla finestra entrava uno spiraglio di luce e si sentiva il fischietto dei preparatori atletici e le urla di qualche istruttore in campo.
- Siamo stati fortunati ad aver incontrato Sarah. Doveva già essere in campo quando siamo arrivati, spero che non abbia avuto guai per questo - esordì.
- È per questo che ci ha salutato? È andata all'allenamento? – lui fece un cenno affermativo.
- Avrei dovuto almeno ringraziarla - sbuffai. - Aspetta. Ma come in campo? Che ore sono? -
- Le cinque e mezza –
- Cosa? – mi alzai in piedi, raccogliendo le mie cose in fretta – Oh no. Cresci mi ucciderà. Questa volta mi uccide. Perché rimani lì seduto? Dobbiamo andare! – dissi ancora in preda al panico.
- Ho avvisato almeno un'ora fa che non ti sentivi bene e che ti avrei accompagnato nel loft per accertarmi delle tue condizioni – rispose, irremovibile.
- Oh. Oh, bene. Ok. –
Mi sedetti nuovamente al mio posto.
- Ti devi dare una calmata, Beatrice –
- Lo so -
Un sorriso svelò per un secondo la dentatura splendente.
– E ora, se non ti da troppo fastidio, mi spieghi cosa ci facevi in mezzo alla foresta tutta sola? –
Cercai di sistemarmi nervosamente i capelli, anche se erano in ordine. Sistemai la giacca rossa sui polsi.
Per un secondo il ciondolo con il simbolo della Fenice attaccato alla zip della manica brillò. Lo ammirai per un attimo. Sembrava solo qualche giorno prima che ci giocavo nervosamente prima di sistemarmi per ricevere il servizio dell'avversaria.
Adesso non potevo farlo più. La tuta nera dell'A era l'unica a non avere ciondoli, orpelli di alcun genere. Il simbolo della Fenice brillava solo al'altezza del cuore, dorato sullo sfondo nero.
Lo sguardo di Riccardo e il suo modo di fare mi mettevano sempre in soggezione, e avevo bisogno di tenermi impegnata mentre riordinavo i pensieri. Tutta quella situazione mi sembrava sempre più assurda.
Sentivo ancora il panico per quella corsa forsennata e quelle voci nel labirinto, per essermi persa e per il ritardo e Cresci. Di solito riuscivo a sostenere il suo sguardo a malapena, in quel momento mi era praticamente impossibile.
- Mi stavo riscaldando – risposi, infine.
- Eri parecchio lontano – mi ammonì al'istante, come se sapesse già la mia risposta.
- Volevo fare solo un giro di perlustrazione, ecco tutto. Di solito non mi spingo così in fondo, ma stavolta non me ne sono resa conto. Lo so, non è stata una scelta molto intelligente. -
- Ci vai spesso? – mi chiese calmo.
- Nell'ultimo mese sono andata a riscaldarmi lì qualche volta - risposi, facendo un colpo di tosse. - Ma tu? Mi hai raggiunto subito. Come hai fatto? –
Lui sorrise ancora una volta. - Ti stupiresti del numero di persone che vanno a correre in quel posto –
- In realtà non mi stupisco affatto. Credevo che non ci andasse nessuno, ho scoperto che forse il labirinto è più frequentato del resto dell'accademia. -
Raccolsi ancora la tazza dal comodino. Solo allora mi accorsi di aver tremato per tutto il tempo.
- Ci vai anche tu a correre? – chiesi.
- Un paio di anni fa. Mi mancava la foresta di Verdiana dopo tutti quegli anni fuori città, e mi piaceva ritornarci. –
- Ti mancava? –
- La mia famiglia frequentava molto la foresta prima che ci trasferissimo a Londra. Ce ne siamo andati da Verdiana quando ero molto piccolo. Casa mia è dall'altro lato del lago centrale e le nostre famiglie sono sempre state fissate con queste escursioni. –
- Nostre? – avevo quasi dimenticato i discorsi di Riccardo. Nomi e situazioni appena accennati, come se fosse tutto ovvio.
- La mia e quella di Sarah. – rispose. - Facevamo parte di un gruppo di ragazzini che organizzava gite nella foresta, le regole per la sopravvivenza, a volte anche escursioni fuori città. –
- I piccoli esploratori – intervenni, ripensando alle parole di Angela. Aveva ragione. Tanto tempo prima lei, Riccardo e Sarah si erano conosciuti.
- Lo conosci? – chiese stupito.
- Ne ho sentito parlare – dissi, buttando giù l'ultimo sorso di the.
- È lì che vi siete conosciuti? Tu e Sarah? – chiesi, alzandomi e sperando che Riccardo mi seguisse. Dovevo andarmene, prima che le domande masochiste continuassero ad uscire dalla mia bocca.
- Si, sembra strano, ma ci siamo conosciuti così. Le nostre famiglie non sono mai state molto unite. Poi c'è stato il trasferimento e quando siamo tornati abbiamo ripreso a frequentarci –
Uscimmo dalla porta principale e quasi fui accecata dalla luce del sole che tramontava sulla grande strada. Un caldo innaturale ci travolse. Erano quasi le sei del pomeriggio.
- Sicura di stare bene? – mi chiese, e io feci cenno di sì. Non credevo di poter stare così male, ma quel pomeriggio avevo vissuto troppe emozioni.
Il profumo del ragazzo accanto a me mi annebbiava la vista, e temevo di scoppiare a piangere in quel preciso istante. Ad ogni passo sentivo addosso le occhiate insistenti dei ragazzi della Fenice, ma questa volta non c'entrava nulla la fama e la notorietà. Ero vestita come uno di loro.
- Grazie, Riccardo. Davvero. Mi hai praticamente salvato. E... ringrazia anche Sarah, è stata davvero... Non so come avrei fatto – dissi con un tono da funerale.
- Non è stato male fare qualcosa di diverso, per una volta. La vita qui sa essere piuttosto noiosa. –
- Scherzi? Mi sembra di non avere mai un momento per respirare. –
- Forse è per questo che sei qui – aggiunse sorridendo.
Riprendemmo a camminare in silenzio. I suoni del boschetto degli alloggi esplose intorno a noi.
- Quindi adesso che ti ho salvato credi di potermi depennare dalla lista nera? – chiese ridacchiando.
- Potrei cominciare a valutare l'idea – risposi, accennando un sorriso poco convinto. Volevo essere carina nei suoi confronti dopo quell'assurdo pomeriggio, ma non era facile.
- Riccardo – lo fermai ancora sul cancello dei campi A, le urla di Marzio in lontananza – Anche quello che è successo oggi rimane tra noi? –
- Pensavo proprio di metterti in imbarazzo davanti a tutti. Avevo proprio voglia di mettermi anch'io nei guai –
A quelle parole mi sentii sollevata. Riccardo riprese a camminare verso il suo campo e io lo seguii. Anche se stavo male, anche se lo odiavo, non riuscivo a stare a meno di un metro da lui. Almeno fino a quando Cresci non mi vide con la tuta rosso fuoco addosso, cacciandomi negli spogliatoi per mettere su qualcosa di decente.
Quando finalmente l'allenamento terminò spiegai l'assurda storia a Claudia. Lei rise di gusto. Anche se il vuoto lasciato da Giulia era sempre presente, cercavamo di superarlo insieme, facendo squadra.
- E' stata molto gentile, Sarah. Non me lo sarei aspettato. – aggiunsi alla fine.
- Sono contenta per te. Io non la conosco molto bene. Riccardo me l'ha presentata l'anno scorso a Natale. Stavano partendo per Londra per trascorrere le vacanze lì –
- E' simpatica – commentai, fingendo di sistemare qualcosa nel borsone.
- Non saprei. Ci siamo solo scambiate gli auguri – rispose come se fosse una domanda, facendo spallucce.
- Tu sai da quanto...? – chiesi a quel punto, decisa a togliermi ogni dubbio e a non pensarci più.
- Da quanto cosa? –
- Da quanto loro...? –
- Si conoscono? Credo da sempre. Non dico che sono cresciuti insieme, ma si sono tenuti sempre in contatto. Sai, quando ci sono di mezzo le famiglie funziona così –
- No, intendo da quanto... -
Claudia prese a guardarmi con un volto perplesso, decisa a farmi sputare il rospo.
- ... da quanto stanno insieme -
Claudia si bloccò all'istante.
Poi scoppiò a ridere. Scoppiò a ridere così rumorosamente da lasciarmi senza parole. Anche se era impossibile prendersela con lei, quella reazione mi irritò tantissimo.
- Stai... scherzando? – mi chiese ancora. Feci un deciso cenno di no.
- Beatrice... Riccardo e Sarah sono cugini. La madre di Riccardo si chiamava Elizabeth Hall! –
- Cosa stai dicendo? – La gola sembrava rovente, mi bruciava. Non sapevo dire se era ancora per l'agitazione o per quella frase.
Cercai di ricordare tutto ciò che aveva detto Riccardo. "Le nostre famiglie".
- Oh cavolo. –
- Credevi davvero che stessero insieme? E' veramente troppo strano. E ad ogni modo lo saprei, se stesse con qualcuno. Riccardo non è così discreto come vuole far credere. - aggiunse, facendo l'occhiolino.
- Perché nessuno lo sa? - chiesi.
- Beh, tu dovresti capirlo. Mi hai detto tante volte quanto non sopportassi i giornalisti invadenti con la tua famiglia e i tuoi amici, e quanto i tuoi fratelli si lamentassero delle domande della gente. Cercano di tenerlo nascosto in modo da lasciare in pace Sarah, e quindi anche Riccardo -
Rimasi seduta sulla panchina di legno dello spogliatoio intontita. Non ci credevo. I paparazzi ci ricamavano su in continuazione, ma era Avevo frainteso tutto.
Sorrisi lentamente, poi la guardai. Lei ricambiò lo sguardo, sorridendo e ripensando alla mia convinzione e scuotendo la testa. Scoppiai a ridere, e lei con me.
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Ciao a tutti! Nuovo capitolo, l'ultimo prima della partenza per la Coppa Squadre.
Siamo ormai ad un punto critico della storia. Pronti a scoprire due importanti verità?
Date un'occhiata a ciò che è successo, al percorso dei ragazzi della Fenice fino ad oggi, perché presto le vostre perplessità troveranno finalmente una soluzione. Molte domande riceveranno risposta, molti nuovi interrogativi si leveranno, ma soprattutto... molti eventi passati avranno finalmente senso.
Grazie di cuore per essere ancora qui e a prestissimo (giuro, stavolta non ci metterò un mese per aggiornare!)
Ana