Beatrice Capuano che corre. Beatrice Capuano che tira di diritto e vince il punto con un lungolinea. Beatrice Capuano che recupera una palla di back, scivolando, ma riuscendo a concludere con un drop shot* vincente.
Lo screen del soggiorno aveva catalizzato tutta la mia attenzione, così come quella di Marina.
Una giornata come quella, in cui la tormenta di neve aveva ghiacciato la città, non si vedeva a Verdiana da anni. Era la giornata ideale per un the caldo, un divano e una copertina.
Se guardavo quello schermo senza darci troppo peso era quasi normale rivedermi: con il gruppo A facevamo autoanalisi almeno una volta al giorno.
Ma quando ricordavo che quello non era un semplice video di allenamento, e che da due settimane ero in onda ovunque, non mi sentivo più così tranquilla.
- Sei fantastica! – esclamò Marina dopo un mio vincente.
- Sono orribile – replicai.
Ad ogni fotogramma riuscivo a concentrarmi solo sui miei difetti. Il montaggio era stato realizzato con maestria. Sembravo forte e agile, perfetta.
Eppure ogni inquadratura mi ricordava le sensazioni di terrore e ansia che mi avevano abbandonato solo a fine giornata, sotto la doccia, per tornare poco dopo.
Ogni scena mi ricordava le risposte evasive che avevo dato, il trucco sbavato, le guance rosse, i capelli disordinati. L'inquadratura si spostò sull'entrata trionfale di Orlando.
- Certo che Angela aveva proprio ragione su Orlando Bassi. Dal vivo è davvero carino. E anche sullo schermo non è niente male! – mi disse, lo sguardo incollato allo schermo.
- Credevo avessi gusti migliori – fu l'unica risposta che mi venne in mente.
Era partito per l'Eddie Herr, il famoso torneo organizzato nell'accademia di Bollettieri di Bradenton, e soprattutto per l'Orange Bowl, uno dei cinque tornei grade A del circuito juniores, i tornei più importanti dopo quelli del grande slam.
Non lo vedevo da due settimane, e sembrava un miracolo non averlo avuto tra i piedi tanto a lungo. Dalla sera dell'exhibition non mi era più capitato nulla di orribile.
- Smetterei di dirlo e attaccherei con Riccardo. Ma visto che miss "ti adoro ma non sai neanche che esisto" non permette a nessuno di parlare di lui, devo ripiegare su qualcun altro -
Le tirai una cuscinata. Lei la schivò e me ne tirò uno in piena faccia, facendomi malissimo. Come sempre.
- ... E poi smettila di dire che è carino. Solo guardarlo mi da i brividi – aggiunsi, spegnendo lo screen. Iniziai a fissare il soffitto, stesa sul divano.
- Becs, non te la prendere, ma te lo ripeto: per me sei davvero fuoristrada. Non è stato Orlando ad architettare tutto questo –
- Quindi tu credi alle sue parole? Quel ragazzo dice di non essere stato lui e tu ci credi? –
- Non credo a lui, ma cerca di vedere le cose con più distacco. Orlando ti odia, ma non sarebbe così stupido da minacciarti e sabotarti subito dopo. E poi, con tutti i guai che combina già per conto suo, pensi davvero che rischierebbe tutto solo per farti fuori? Sei la nuova, non mi stupisce che nessuno corra ad abbracciarti, soprattutto per i motivi che ti ha detto Claudia. Ma arrivare a fare cose del genere mi fa pensare che ci sia altro sotto –
- Non sai di che parli... Quel ragazzo sarebbe pronto a rischiare tutto per i suoi stupidi Orlando Tricks. Per lui ogni cosa diventa una sfida, e adesso la sua sfida sono io –
- Può darsi, ma ti ha promesso una tregua. So che può sembrare stupido, ma io mi fido di quello che dice –
La mia migliore amica era davvero testarda. E io più di lei. Questo mi faceva perdere la pazienza.
- Come puoi fidarti di lui? Dopo tutto quello che mi ha detto, dopo tutto quello che ha fatto –
- Ho visto come ti guardava, Becs – rispose la mia amica. Rimasi senza parole.
- E' per questo che Angela se l'è presa così tanto. C'era qualcosa tra di voi, non so come spiegarlo. Se non sapessi che lo disprezzi avrei creduto anch'io che stesse accadendo qualcosa, quella sera –
- Sei matta? Ma cosa stai dicendo ... – Cercai di posizionarmi meglio, all'improvviso quel divano sembrava davvero scomodo.
- O forse è così... – il suo sguardo indagatore mi scrutava, era incredula.
– Oh mio dio. A te piace sul serio. –
- Per favore... quello! – risposi con voce strozzata.
- Quando è successo? Da quando ti piace Orlando? –
- Non mi piace! Ero solo ubriaca. Vedi? Io non posso bere. Quando bevo... ho delle reazioni esagerate –
- Ma se non hai bevuto più di mezzo bicchiere! –
- Non ci credo che stiamo avendo questa conversazione. A me non piace Orlando, è stato solo un momento di cedimento dovuto a quello che avevo bevuto -
- Beh Becs, qualsiasi cosa sia, Angela non dovrà saperlo. Lo dico per te. La conosci, ha delle reazioni molto... intense. La cotta per Orlando le passerà, ma fino ad allora cerca di stare lontano da lui. Lo dico per il tuo bene –
- Non ho alcuna intenzione di stargli accanto, credimi – risposi decisa – Dimostrerò che è stato lui. Non so ancora come, ma ci riuscirò –
Marina si stese di nuovo sul divano vicino al mio, con i capelli corvini che le coprivano la faccia, pensierosa. Aveva ragione.
Angela aveva pubblicato le foto del suo compleanno e tra quelle foto non c'era quella con Orlando. Aveva deciso di concedermi il beneficio del dubbio, e io non potevo rovinare tutto.
Non doveva scoprire dei miei strani pensieri verso Orlando, o ci sarebbe stata una catastrofe.
- Pensi davvero che Orlando sia capace di rubare i filmati di sorveglianza che sono custoditi neanche fossero il Santo Graal? – chiese la mia migliore amica, riportandomi alla realtà.
- Non lui, ma è lì alla Fenice da tanto tempo. C'è sicuramente qualcuno che lo farebbe per lui -
- E come la mettiamo con il tuo vestitino dell'exhibition? È l'unico oggetto che non hai più ritrovato. Mi spieghi perché un ragazzo dovrebbe rubarti un vestitino da tennis, per di più usato? –
- Magari è un feticista... - Mi fulminò con lo sguardo. Odiava che sdrammatizzassi nei momenti cruciali. E per lei quel momento era fondamentale. Stava cercando di risolvere quel rompicapo mentale.
- O magari, come continuo a ripeterti, non è lui! Ricordati che è accaduto nello spogliatoio femminile. Lui non ci può entrare! -
- Ci entrano ogni giorno truccatori, stilisti, addetti alle pulizie, agenti, e potrei continuare... Per Orlando non sarebbe un problema rubare lo smart di qualcuno ed entrare nello spogliatoio –
- Così come non lo sarebbe per qualcun altro, qualcuno con gli agganci giusti magari. Ascolta, io ti dico solo di tenere gli occhi aperti -
Si avvicinò ancora di più verso di me, come se volesse sussurrarmi un segreto, anche se eravamo sole.
- Dimmi la verità. Perchè vuoi così tanto che sia lui il colpevole? -
Eravamo arrivate a quel punto. A quel punto in cui dovevo ammetterlo, perchè sapevo che la mia migliore amica non si sarebbe lasciata abbindolare da una scusa. Mi conosceva troppo bene.
- Perchè avrebbe tutti i motivi per farlo. Perchè è cattivo, è il capo. Perchè è la risposta più ovvia e... io ho bisogno di un colpevole -
- Dare la colpa a qualcuno non ti aiuterà, Becs. Non se non è la persona giusta. Puntare il dito contro Orlando senza prove non ti farà sentire meglio, così come non fermerà la persona che vuole farti del male. E tu questo lo sai -
Marina aveva ragione, ma non era così facile. Trovare in Orlando il colpevole di quello che stava accadendo non era solo la scelta più facile, ma anche la più sensata.
- Hai ancora le scarpe, e quel volantino? – chiese la mia amica.
- Certo, ho tutto al sicuro nella mia stanza dello spogliatoio, ma non ti seguo –
- Sono prove, prove di quello che ti è successo. Possiamo dar loro un'occhiata insieme e vedere se ci sono tracce, indizi. Se riesci a trovare il vestitino, o il pennarello con cui ti hanno rovinato le suole, potremmo capire chi è stato e finalmente risolvere il mistero. E allora, se le strade portano ad Orlando, sarai finalmente libera e sicura di potergli dare la colpa –
- Quel pennarello ce l'ha chiunque giochi a tennis e ho analizzato quelle scarpe mille volte, così come quel volantino. Non sarà facile trovare qualcosa di nuovo – sospirai.
Fuori dalla finestra la tempesta impazziva. Il vento era rumoroso, la neve era come nebbia bianca tra gli spiragli delle persiane. Mi strinsi nel pigiama.
- Nessuno ha detto che lo sarà, Becs. La persona che ti ha fatto questo sa come non farsi scoprire, ha manomesso delle telecamere e ha distrutto uno spogliatoio in tempo record.
Ha calcolato bene i tempi, sapeva che in quel momento avrebbe trovato solo te nello spogliatoio. Non l'ha fatto per caso, aveva delle intenzioni, a quanto pare molto serie. È una persona molto intelligente e motivata –
- Questo è certo. Ed è qui il problema. Io non ho fatto niente a nessuno, perché qualcuno dovrebbe avercela con me? -
- Forse hai fatto qualcosa e non lo sai - aggiunse, rotolandosi nel plaid leopardato che si portava direttamente da casa ogni volta.
- In ogni caso, non farò nulla fino a quando Jade non avrà trovato qualcosa. Ha molte più risorse rispetto a me. E in questo momento è al lavoro per cercare la verità – dissi, guardando lo smart speranzosa. Ancora nessuna chiamata, ancora nessun messaggio.
- Sono felice che tu gliel'abbia detto. So che non è facile per te tenere tutto dentro, e ti sta davvero accadendo di tutto –
Si alzò dal suo divano e si sedette accanto a me, stringendomi un braccio. Se c'era qualcuno che riusciva a capire sempre quello che mi passava per la testa, era la mia migliore amica. In quei momenti mi rendevo conto di quanto fosse importante avere lei.
- Già, soprattutto perchè il giorno dopo lo spogliatoio era come nuovo. Nessuno ha sospettato di nulla, ed è quello che deve accadere. Questa persona va fermata, ma dobbiamo prima scoprire chi è e perché lo fa. E poi, dopo la scenata di mia madre per la stanza degli orrori, l'ultima cosa che voglio è dirlo ai miei –
- So che sono iperprotettivi e non ti lascerebbero mai tornare alla Fenice se lo sapessero, ma davvero non vuoi che lo sappiano? – Marina mi guardò con la sua tipica espressione perplessa, ma questa volta non avevo dubbi.
- Non mi piace questa situazione, ma l'hai detto anche tu. Non metterei più piede alla Fenice, e io non posso. Non la darò vinta a lui, lei o chiunque sia questa persona -
Marina fece spallucce, poi riaccese lo screen. La pubblicità delle caramelle di Noemi riempì lo schermo. Eccola, la sorridente Noemi che tutti adoravano, nel suo vestitino giallo, circondata da giraffe a pois e ippopotami blu.
Quanto impegno ci metteva nel sorridere, nell'apparire sempre tenera e carina, quando in realtà era un vero diavolo.
Adesso che sapevo quanto impegno richiedeva una sola exhibition, rimanevo sconcertata di come Noemi, a quell'età, riuscisse a farlo già da due anni.
Io, dopo quello che mi era successo, già sentivo di non poter resistere un giorno di più.
- Mi manca lo Sporting. Non dovevo preoccuparmi del mio aspetto, di ciò che dicevo. Non avevo bisogno di dare una buona impressione e non c'era nessuno che commentava in rete il mio modo di giocare. Non dovevo fingere di stare bene se non era così. Il tennis era mio, la mia vita era mia –
Marina non mi rispose, e per un po' non ci feci caso. Poi si schiarì la voce, il suo tipico segnale per far capire che si era innervosita. Una sola occhiata e capii subito che era scura in volto.
- Che hai? -
- Sono arrabbiata, Becs –
- Che ho fatto? Stavamo solo parlando... -
- Da quando sei diventata così bugiarda con te stessa? –
- Io... Cosa? – all'improvviso era come se una doccia fredda mi avesse appena sorpreso.
- Non so perché dici queste cose, perché continui a rimpiangere una vita che non ti piaceva. Perchè neghi che Orlando ti piaccia, quando a me potresti dirlo tranquillamente.
Non ti ho mai giudicato, ti sopporto da anni con questa storia di Riccardo, e so che la situazione non è delle migliori, ma sono la tua migliore amica! A me puoi dirlo!
E tu non sei così! Non sei mai stata una persona da vita tranquilla! E sai perchè lo so? Perchè nessuna di noi lo è: fantastichiamo da sempre di appartamenti a New York, viaggi da sogno e vite meravigliose.
Avere qualcosa non ci basta una cosa, vogliamo il meglio. Vogliamo una vita eccitante e spettacolare, ed è per questo che siamo amiche!
Ecco perchè non capisco questo accanimento alla tua vecchia vita. Hai avuto questa fortuna per prima, lo desideravi da morire e ora mi dici che rimpiangi il passato. E ti aspetti anche che io ci creda!
Può anche mancarti lo Sporting, ma la verità era che ti stavi annoiando a morte lì dentro. Ed essere legata così tanto a quelle persone non ti permetteva di staccarti da loro. Sei arrivata perfino a mandare una cavolo di lettera in Francia pur di andartene da Verdiana! –
- La Roux Blanchard è la terza accademia europea, non una qualunque... -
- Non è questo il punto! Era deprimente vederti come ti ho visto io negli ultimi mesi, ed è assurdo pensare che provi nostalgia per un posto che sta per chiudere i battenti –
- Non è questo. E' che... -
Stavo per aggiungere qualcosa, ma lo smart mi bloccò. Lessi il messaggio. Era Jade.
- Sii più sincera con te stessa. Solo così potrai vivere a pieno la tua vita, anche se è complicata -
Lo rilessi ancora, alzandomi di colpo. Non potevo crederci.
- Becs, mi stai ascoltando? –
- Io... Non è possibile. Devo andare -
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*drop shot: palla corta
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Ciao a tutti! Spero che il capitolo vi sia piaciuto!
Finalmente Beatrice ha deciso di entrare in azione, e con l'aiuto di Marina sta cercando di capire cosa le sta succedendo. Ma la persona che la tormenta resterà a guardare mentre lei cerca di collegare i pezzi?
Cosa c'è dietro il messaggio di Jade? Lo saprete venerdì!
Siete pronti per scoprirlo?
A prestissimo
Ana