Trisrezza

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Ron e Hermione camminavano per i corridoi dell'ospedale senza parlare.
Lo stesso ospedale che aveva curato la loro famiglia per sette mesi, e che adesso aveva lasciato morire il piccolo bambino.
Come la prima volta che c'erano entrati, era tutto un trambusto, ma non lo notarono, troppo tristi per farci caso.
L'ironia della sorte voleva che la prima volta non ci avessero badato per la loro contentezza.
Era strana la vita.
Dagli occhi di Hermione continuavano a sgorgare diverse lacrime, scivolavano sul suo viso ormai privo di espressione, cancellando qualsiasi emozione la donna potesse provare in quel momento.
Riusciva solo a pensare alla piccola creaturina che aveva tenuto in grembo per sette mesi, e adesso era morta per non far morire lei.
Si odiava.
Se fossero stati più attenti, se avessero convinto il medico a fare subito il parto cesareo Hermione non avrebbe avuto la sua emorragia, e forse il bambino si sarebbe potuto salvare.
Mancava solo un mese, e poi sarebbe stato abbastanza grande per vivere in un incubatrice e per salvarsi, solo un mese in cui avrebbe dovuto resistere e non nascere.
Solo un mese, e sarebbe stato ancora vivo.
Nuove lacrime affiorarono dagli occhi di Hermione, offuscandole la vista.
Se le asciugò con il dorso della mano, passandola anche sulla bocca, che si era piegata in un broncio.
Non c'è l'avrebbe fatta, lo sapeva bene.
Era una delle poche certezze che aveva ancora dopo aver perso il bambino.
Ucciso si corresse mentalmente.
Era stata lei a spingere, era stata lei a mandarlo fuori.
Era stata lei a mettere il figlio nelle braccia della morte.
Avrebbe dovuto lottare di più.
Qualsiasi madre avrebbe lottato di più.
Nonostante questo non riusciva a non porsi la domanda: adesso sta bene?
Forse non era pronta ad essere madre, forse lei e Ron dovevano solo restare gli zii carini che facevano da Balia ai nipoti.
O forse avrebbero ucciso anche loro in un momento di distrazione.
Altre lacrime affiorarono dai suoi occhi, ma non se le asciugò.
Ron non sapeva se aveva fatto la scelta giusta.
Che altro avrebbe potuto fare, però?
Aveva fatto tutto quello che era in suo potere, vero?
O aveva saltato qualcosa?
Ma, più che altro, le sue scelte erano state giuste?
Era sicuro di non poter sopportare di sapere di aver sbagliato con il suo bambino.
Di averlo ucciso con un suo errore.
Forse avrebbero potuto aspettare, pensare a qualcosa che salvasse il piccolo, ma Hermione perdeva troppo sangue.
E Ron poteva sopportare di lasciare morire solo una persona nella sua famiglia, non tutte e due.
Non si sarebbe mai perdonato se Hermione fosse morta per una scelta fatta da lui, per un suo desiderio egoistico di salvare il bambino.
Per Arthur non c'era stata speranza.
Cercava di Convicersi di questo, per non sprofondare.
Di aggrapparsi all'idea che non poteva fare niente, che il destino del bambino era già segnato da quando lo avevano concepito, come ad un ancora di salvezza.
Se il dubbio che poteva fare qualcosa per salvarli entrambi e non lo aveva fatto lo sfiorava...
Non ci voleva pensare.
Anche le sue lacrime scorrevano sul suo viso a ruota libera, ma le sue espressioni, a differenza di quelle di Hermione, lasciavano trasparire quanto soffrisse.
Non si curavano delle persone che guardavano loro con pietà.
Non ci avrebbero fatto niente con la pietà altrui. Non potevano fare niente neanche adesso.
Ron tese la mano per afferrare quella di Hermione, ma la moglie accelerò il passo, allontanandosi da lui, Ron, e il suo dolore.
Ron la lasciò fare, e non si sorprese quando la vide smateriallizzarsi.
Lui sarebbe tornato in auto: non se la sentiva di rischiare di spaccarsi.
Però voleva Hermione. Voleva consolarla, stringerla fra le braccia, dirle che sarebbe andato tutto bene.
Voleva farsi consolare dalla moglie solo come lei sapeva fare.
Non voleva stare da solo.
Ma Hermione si, e lui doveva rispettare la sua scelta.
Non sapeva il perché del desiderio della moglie, ma non poteva fare niente per impedirle di stare a casa, da sola.
Non voleva peggiorare ulteriormente le cose.
(parte di lei privata di qualcosa)
Si mise in macchina e guidò, perso nei suoi pensieri.
Non andò subito a casa, ma occupò il tempo facendo qualche giro a vuoto.
Tanto Hermione non si sarebbe accorta della sua mancanza.
Ron conosceva la moglie, sarebbe andata un camera loro e avrebbe pianto tutte le lacrime che aveva in corpo, senza farsi vedere da nessuno, per il suo stupido orgoglio.
Ron lo conosceva bene, l'orgoglio. Lui e Hermione avevano protratto litigate per mesi per colpa del loro stupidissimo orgoglio.
Parecchie cose, se fossero stati meno orgogliosi, sarebbero successe prima.
Magari non si sarebbero dati il primo bacio durante la battaglia del due maggio.
Magari Hermione non lo avrebbe picchiato dopo che era scappato dalla caccia degli Horcrux, magari lo avrebbe abbracciato, rassicurato, perdonato.
Magari lui non se ne sarebbe nemmeno mai andato.
Magari avrebbe potuto dire a Hermione quello che provava per lei il quarto anno, se solo avesse avuto più coraggio.
Invece le loro scelte gli avevano portati dove erano ora. La linea del destino che avevano teso insieme, fra litigi, dispetti e arrabbiature, alla fine era convogliata alle loro nozze.
Era per questo che l'interrogativo assillava ancora Ron:
Aveva fatto tutte le scelte giuste?
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Hermione entrò in casa. Le lacrime non avevano ancora cessato il loro corso, ma la sua faccia non esprimeva niente.
Era completamente apatica.
Apatica, fin quando non chiuse la porta della camera matrimoniale alle sue spalle.
Lì si lasciò andare: era al sicuro.
Cadde in ginocchio, pensando che per un minuto, un bellissimo, esaltante minuto, aveva tenuto in braccio il suo bel bambino, il suo piccolo e indifeso Arthur.
Si sentiva privata di una parte di sé, una parte che nessuno le avrebbe potuto ridare. Una parte che l'aveva abbandonata senza lasciare traccia.
Arthur, morto perché lei voleva vivere.
Lei, che era un egoista, e non aveva insistito per non far nascere il bambino, per farlo rimanere al sicuro nella sua pancia, anche a costo di dare la vita per metterlo al mondo.
La pancia...
La guardò: era ancora gonfia, come se niente fosse successo, come se il bambino, in realtà, fosse ancora la, al sicuro.
Ma non era così.
La pancia che aveva tanti desiderato, ora la odiava.
Le Ricordava che non era riuscita a fare una cose che tutte le donne considerano normale: dare alla luce un figlio.
Adesso la pancia era la, solo a dimostrazione della sua incapacità in quanto madre.
Le era stato sempre detto che sarebbe riuscita in tutto quello che avrebbe voluto fare, fin da quando era una bambina. ma si sbagliavano.
Non era riuscita a diventare madre.
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Ron rientrò in casa silenziosamente. Sapeva cosa avrebbe dovuto fare adesso.
Prese le lettere e il calamaio, mente il flusso di lacrime aumentava e le mani gli iniziavano a tremare.
Scrivere a tutti che il bambino, Arthur, era morto, non era facile.
La sua calligrafia veniva sfocata, le sue scritte tremanti.
La carta bagnata per via delle sue grosse lacrime che cadevano dal suo lungo naso.
Prese Leotordo e le spedii a tutti, sperando che non decidessero di fare loro visita in quel momento, ma che avessero lasciato loro spazio.
Salii al piano superiore, con l'intenzione di andare dalla moglie, ma l'occhio gli cadde in una stanza on le pareti azzurre.
Si diresse in quella che sarebbe stata la camera di Arthur, guardando la culla. Ignorò l'ecografia.
Giocò un po' con la culla, facendola ondeggiare, immaginando un bbino dai capelli capelli rossi e gli occhi castani che lo guardava sorridendo.
Arthur non avrebbe mai usuffruito di quella culla.
Andò alla finestre e ci poggio sopra la fronte: non avrebbe mai potuto sapere come sarebbe stato Arthur da grande, se non con l'immaginazione.
Nella stanza matrimoniale, in quello stesso momento, Hermione tirò fuori tutti i vestitini azzurri comprati con tanti amore per il suo bambino, arrivando alla stessa conclusione del marito.
In quel pomeriggio di marzo, entrambi si resero conto, che nessuno avrebbe potuto ridare loro il bambino concepito con tanto Amore.
Arthur sarebbe stato solo un frutto della loro immaginazione.
Per sempre.

Romione: OltreOpowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz