Il 2 Maggio

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Ron era sdraiato in camera sua, e Harry era in piedi di fronte a lui.
"scendiamo?" chiese cauto il moro.
Ron annuii, trasognato.
Si alzò a rallentatore e, insieme a Harry, raggiunse il salotto.
Molly e Arthur erano seduti al tavolo e si tenevano per mano. Charlie era seduto sul divano.
Ginny era difronte a loro, e faceva colazione silenziosamente. Ron e Harry si accomodarono ai suoi fianchi e seguirono il suo stile.
Passarono diversi attimi di silenzio.
Ron sapeva che aspettavano tutti prima di ricordare Fred.
Chiuse gli occhi, e si concentrò per non piangere. Non voleva farsi vedere debole, e non voleva che la madre lo vedesse triste.
Molly soffriva già abbastanza, senza che Ron scoppiasse in lacrime costringendola a consolarlo.
No, lui avrebbe dato conforto, non lo avrebbe ricevuto.
Guardò la sua tazza di cereali. Era dipinta di arancione, come la sua squadra di Quiddich preferita. A volte sembrava brillare da sola.
Adesso la trovava stranamente spenta, vuota.
Il latte all'interno gli sembrava un occhio scrutatore, occhio senza iride e pupilla. Solo bianco.
Un occhio cieco, che vede.
Fece una smorfia con la bocca e tentò di togliersi quei pensieri dalla testa.
Si concentro sul cibo, mangiando molto lentamente, attento a non infrangere la bolla di silenzio che si era creata in onore di Fred. Aveva lo strano presentimento che già quel silenzio era un tributi di per sé.
"in guerra e in amore tutto è concesso, e questo è un po' tutte due" scacciò le parole di Fred dalla testa, ma con un lieve sorriso sulle labbra.
Quelle parole gli avevano fatto capire tanto.
Mangiò, con i ricordi di Fred che gli affollavano la mente. Ma non gli dispiaceva.
Dimenticare Fred non era un'opzione.
La porta della Tana si aprii, facendo scattare tutte le teste nella sua direzione.
Una donna riccia vestita si nero e con lo sguardo un po' triste spostava sulla soglia.
"Hermione, cara, ciao"
"ciao Signora Weasley" rispose Hermione sorridendo alla donna.
Molly rispose con una specie si sorriso, ma Hermione si accontentò.
Ron la sentii sedersi accanto a lui.
Con molta delicatezza, Hermione fece scivolare la propria mano in quella di Ron. Lui le Sorrise grato.
Quando arrivarono anche Bill e Fleur Percy e Audry si riunirono tutti al tavolo.
Molly prese diversi album di famiglia li sfogliarono insieme.
In una c'erano i gemelli appena nati, con accanto Bill, Charlie e Percy. Ron notò che il secondo genito passava un braccio sulle spalle del fratello minore. Quanto sono uniti aveva pensato Audry.
In un altra foto, invece, c'era la nascita di Ginny. Bill la tentava in braccio, e alternava i sorrisi alla bambina e alla fotocamera. Accanto a lui, Charlie aveva un braccio intorno a Percy, che sulle spalle aveva Fred.
George si aggrappava al braccio del maggiore, cercando di vedere anche lui la sorellina. Ron era poco distante dal gemello, abbracciato alle sue gambe.
"questa lo scattata io" disse il signor Weasley indicandola. "eravate felicissimi"
Lo vedo pensò Ron, osservando i volti illuminati dal sorriso.
Guardò in direzione della madre, e la sorprese ad asciugarsi una lacrima sfuggita al suo controllo. Fece finta di niente.
In un altra foto Bill iniziava Hogwarts, e tutti i fratelli lo andavano a salutare.
Ginny aveva appena un anno, ed era in braccio a Charlie. Ron cercò il sue se in mignatura, e lo trovò attaccato alle gambe di George.
Sorrise.
"oh Bill, eri già un' amore da piccolo" commentò Fleur con gli occhi che brillavano.
Il maggiore di casa Weasley le lasciò un tenero bacio a fior di labbra. "Grazie tesoro" mormorò sorridendo.
Molly osservò la scena con un sorriso tenero che si andava dipingendo sul suo volto. Gli occhi le brillavano.
"Bene" disse. Chiuse l'ultimo album che aveva e li rimise apposto, nel silenzio di tomba che si era creato.
Si ti sedette al tavolo con un sospiro.
Stettero in silenzio per diversi minuti.
Era questa la celebrazione della battaglia, passare in famiglia un minuto di silenzio, per ricordare le vittime, giovani maghi che avevano dato la vita per far vivere in un mondo migliore i loro discenti.
Il loro sacrificio non era stato vano.
C'erano riusciti.
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George era nella sua camere, seduto sul letto. Rigido.
Stringeva nella mano destra la lettera, la sua lettera. Era stata molto convincente, quasi persuasiva.
Aveva ragione?
L'interrogativo non gli dava pace. Non perché non sapesse la risposta, ma perché non si sentiva pronto a scendere.
Però...
Avevano bisogno di lui, su questi non c'era dubbio.
Ce l'avrebbe fatta a scendere?
Ad andare dalla sua famiglia?
Lei diceva di sì.
Diceva che era la cosa giusta da fare, e che per questo lui ci sarebbe riuscito ottimamente.
"Ce la puoi fare George."
Le sue parole gli infondevamo coraggio.
"Sei un Grifondoro, un ottimo Grifondoro, dimostra che il cappello parlante non ha sbagliato casa al tuo smistamento" .
L'espressione decisa e l'enfasi che lei aveva messo in quel discorso fecero capolino dal suo cervello.
Si alzò, un po' tremante e si diresse alla porta.
Posò una mano sulla maniglia e prese un bel respiro.
"C'è la farai, George. Io credo in te."
Speriamo che abbia ragione lei pensò, e abbassò la maniglia.
Scese molto lentamente le scale, ascoltando il silenzio. Non era sicuro se ci fosse sempre stato e se si erano zittiti sentendo il rumore dei passi.
Quando arrivò in cucina tutti guardavano nella sua direzione.
George vide propagarsi sui loro volti la gratitudine per essere presente, e il sollievo.
Sorrise.
E si, Angelina Johnson aveva ragione.
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Avevano passati tutta la mattinata a pensare ai 50 Caduti, a Remus, Tonks, Fred, Colin Canon, Saverus Pitone tutti gli altri che non avevano avuto un posto nel futuro per cui avevano lottato.
Avevano passato la mattinata a fare i loro ringraziamenti.
Ma ora era festa. In tutte le case magiche festeggiavano la sconfitta di Voldemort e dei Mangiamorte.
Si aprivano scampagn, su cantavano inni di gioia, e si prendeva un po' in giro I cattivi. Perché no?
La famiglia Weasley non era da meno. Ma non festeggiavano, come gli altri, Harry Potter, Ronald Weasley e Hermione Grenger, festeggiavano e basta.
Felicissimi.
Solo George era rimasto un po' in disparte, ma aveva comunque un tenero sorriso sulle labbra.
Il suo pensiero variava a una certa cacciatrice dalla pelle scura...
Molly e Arthur ballavano sulle note di Celentina, mentre Fleur faceva finta di vomitare per quelle canzoni così smielate. Bill le era accanto e sorrideva, alternando il viso radioso dalla faccia della sua compagna al suo ventre.
Harry e Ginny ballavano in modo scalmanato, ridendo e scherzando.
Accanto a loro, c'erano Percy e Audry che ballavano con grazia, quasi come a voler fare il contrario degli altri due.
Ron e Hermione brindavano.
Non erano brilli, ma ci mancava poco, se avessero continuato così.
Sorridevano spensierati.
La canzone di Celentina finii, lasciando solo lì schiamazzi di Harry e Ginny ad a aleggiare nell'aria. Poco dopo anche quelli si spensero, lasciando spazi a sospiri per prendere aria.
"Bene" disse Molly battendo le mani sorridendo "adesso pranziamo"
"ottima idea" asserii Ron, facendo ridere Hermione.
Uno strano rumore ruppe l'aria. Era come uno scrosciare d'acqua.
Felur balzò in piedi, con un espressione ben poco femminile.
Bill la seguii a ruota. "o mio Merlino!" esclamò terrorizzato.
"che c'è?" chiese ansiosa Molly.
"no," disse Fleur con l'affanno "non ci credo. Adesso?"
"cosa?" domandò Arthur, con il terrore palpabile nella voce.
Aveva un sospetto.
Fleur e Bill alzarono gli occhi verso di loro. Ron vi vide dentro di essi il riflesso del terrore, ma non solo.
Una sorta di eccitazione emozionare animava le iridi, e aveva fatto chiazzare di rosso gli zigomi.
Parlò Fleur:
"mi si sono rotte le acque"
Oh merda.

Romione: OltreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora