Giusto O Sbagliato?

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Ron era nella radura circolare. Nel loro posto. Hermione sarebbe arrivata a breve.
Doveva parlarle assolutamente, doveva saper la sua opinione in proposito.
Probabilmente-anzi, molto probabilmente - non sarebbe stata d'accordo con lui. Ma ormai il danno - o la scelta giusta? - era fatto.
Non si torna indietro. Questa è una lezione che Ron ha imparato molto bene. Quando si prende una decisione, si fa una scelta, qualunque essa sia, rimane tale. Non c'è modo di tornare sui propri passi e scegliere l'altra alternativa, poiché hai visto gli effetti della prima.
Magari pensò Ron sarebbe troppo facile tornare indietro.
Pop.
Ron sobbalzò: Hermione si era appena smateriallizata accanto a lui.
Il rosso la abbracciò, sollevato.
Hermione, fra il confuso e il sorpreso ricambiò, senza riuscire a nascondere un sorriso sulle labbra.
"Ron che cosa...?"chiese lei.
Il ragazzo non la ascoltò, le prese le mani e la guidò verso il tronco orizzontale, sedendosi sopra.
Il cuore di Hermione perse qualche battito, e se Ron...? Dopotutto loro, si erano giovani, ma Ron aveva 19 anni, e lei ne avrebbe compiuti venti a settembre. C'erano persone che si erano sposate molto prima. Magari quel giorno che era venuto a casa sua di sorpresa e l'aveva baciata voleva chiederglielo. E poi la settimana con Teddy era stata meravigliosa. Aveva capito che voleva dei figli con Ron. Magari anche lui con Teddy aveva capito di voler costruire una famiglia con lei.
Hermione si sentii sorridere. Fece per parlare, ma Ron la precedette:
"Abbiamo un problema"
"oh" Hermione sgranò un po' gli occhi, e non si preoccupò se nel suo tono traspariva la delusione.
Ron non colse i suoi segnali. "Hai presente Charlie e Percy? Dobbiamo convincere Charlie a venire qui per la cena di Percy, e allora gli abbiamo scritto una lettera..."
Ron si interruppe. Anche se non voleva ammetterlo si vergognava un po'.
Giusto un po'.
"È..." incalzò Hermione, cercando di sembrare naturale.
" Charlie non sarebbe mai venuto se gli avessimo detto che era per Percy"
Un pensiero attraversò la mente di Hermione, ma lei lo scacciò.
Ron non poteva averlo fatto.
"così abbiamo un po'... Em distorto la verità"
"Merlino" mormorò Hermione "cosa gli avete scritto?"
"secondo te abbiamo fatto bene?" ripiegò il rosso.
"Ron" disse lei, decisa. Parlava con lo sguardo puntato nell'erba.
"era l'unico modo, perché -"
"Ron"
"non sarebbe mai venuto-"
"RON" Hermione lo guardò dritto in faccia "cosa gli avete scritto?"
Ron prese un profondo respiro "che papà e ricoverato al San Mungo"
Passò qualche attimo di silenzio.
Hermione lo guardava a bocca aperta.
Aveva mentito su qualcosa di così grave...
"Stai scherzando" disse.
"no"
"OH Merlino" Hermione balzò in piedi, e prese a girare intorno alla radura.
"abbiamo sbagliato seco-"
"se avete sbagliato!?!" la riccia si voltò verso di lui. Aveva gli occhi come spiritati, dentro vi brillava qualcosa di lucido. "Ron non solo avete mentito così spudoratamente"
Qualcosa nel tono di Hermione spinse Ron a controbattere. "Non sarebbe mai venuto, se avessimo detto la verità" anche lui era in piedi.
"Hai idea di come starà in pensiero? " lei si prese la testa con le mani "Hai idea di come soffrirà!?!"
"è allora cosa avremmo dovuto fare, eh?" Ron alzò il tono "Dirgli la verità?"
"non ho detto questo!!" strillò Hermione.
"oh Charlie tuo fratello Percy deve fare un annuncio e devono esserci tutti i fratelli, ma non sappiamo quale annuncio, non potreste mettere una pietra sopra al vostro litigio e comportarti come se in questi due anni tu gli avessi rivolto la parola?Grazie" disse Ron imitando la voce della madre.
"dovevate mentire su altro" gridò Hermione, qualche lacrima le scorreva sul viso.
"su cosa?" urlò Ron in risposta.
"Io" Hermione parve afflosciarsi. Perse tutta la foga che aveva usato fino  quel momento. Mormorò solo "la state facendo più grande di quello che è"
Si voltò per andarsene, e Ron rimase lì, imbambolato. Sentii la rabbia montare.
"SCUSA!?!"
Hermione sobbalzò, si voltò di scatto.
"La stiamo facendo più grossa di quello che è!?!?" fece un passo avanti "e quello che pensi? "
"Si" rispose lei
"è perché mai"
"oh Merlino, Ron!" sbottò lei, ritrovando la foga "Charlie l'avrà perdonato dalla cena, non credi?"
"come puoi dirlo" la voce di Ron raggiunse il sibilo "come puoi essere così presuntuosa da pensarlo e dall'essere sicura"
Ormai erano vicini.
Hermione sbuffò "Ron"
"tu non c'eri" Ron avanzò di un altro passo "TU NON C'ERI"
"Fa qualche differenza?" anche lei urlava.
"Si"
Hermione rise, ironica, lo guardò negli occhi, e Ron, sotto il velo di lacrime, vide di nuovo quella luce folle "e perché?"
"perché non sai quello che si sono detti!"
"e cosa si sono detti, sentiamo" esclamò lei, con la pazienza al limite
"che doveva morire Percy" sputò fuori Ron, stringendo i pugni.
Ci fu silenzio. Nella radura encheggiavano solo i loro respiri affannosi, e le uniche espressioni che avevano in faccia erano rosse, per lo sforzo di urlare.
"perché mi hai chiamata" chiese Hermione in un sussurro.
"per sapere se pensavi se avevamo sbagliato"
Hermione lo fissò negli occhi, quello azzurro mare erano pieni si una luce di furore. Disse solo due parole:
"si, Ron"
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Hermione si allontanava dalla Tana a grandi passi, le lacrime le scorrevano sul volto, e non capiva nemmeno il perché.
Charlie aveva detto davvero quella frase o Ron le aveva mentito?
Si sentiva stupida. Terribilmente stupida. Aveva fatto riaffiorare in Ron un ricordi doloroso, e l'aveva fatto a posta.
Probabilmente Ron era sincero. Ed era sincero anche sul fatto di volere la sua opinione in merito. Voleva sapere se avevano sbagliato? Si,Certo. Dovevano cercare un altro diversivo, non una cosa così grave.
Dire che Arthur era al San Mungo era grave, se non era vero. E cosa avrebbe detto Charlie una volta scoperta la verità? Essere raggirato dalla propria famiglia non è piacevole.
E poi...
Poi aveva creduto che Ron volesse farle la proposta, che stupida. C'erano stati segnali del genere? No.
Ielo aveva lasciato intendere? No.
Era lecito che se lo aspettasse? Ancora una volta, no.
Da dove le era venuta l'idea del matrimonio? Come poteva anche solo immaginarlo?
Era arrivata al cancello della Tana, non si era accorta che stava calando la sera.
"Hermione"
Sobbalzò.
"Ginny"
La rossa si stava avvicinando "Hai pianto?"
"Vuoi davvero una risposta?" mormorò Hermione.
Ginny, con una delicatezza e una premura che Hermione con gli anni aveva imparato a conoscere come la frase "vieni che ti tiro su il morale", la afferrò per un braccio e la trascinò alla Tana.
Arrivarono alla stanza di Ginny senza incontrare nessuno, e si chiusero dentro gita do la chiave.
"ti hanno detto della lettera"
Hermione la guardò a bocca aperta.
Lei sapeva. Era d'accordo?
"non sono d'accordo" disse Ginny come se le avesse letto nel pensiero "però era l'unica alternativa"
"dire che Arthur era ricoverato al San Mungo?" domandò Hermione inarcando un sopracciglio.
Ginny Sospirò e annuii. Si sedette sul letto accanto all'amica.
"c'è altro" mormorò Ginny "non è vero?"
Hermione iniziò a torcersi le mani sul grembo.
"Pensavo volesse farmi la proposta" rise, in un tono che rasentava non poco l'isterico. "credevo che si fosse finalmente deciso"
"Perché credevi...?"
"non lo so!" sbottò Hermione, poi aggiunse piano "devo aver confuso la realtà con il desiderio."
"Hermione" mormorò Ginny, senza riuscire a dire altro.
La riccia scosse la testa, con vigore.
Adesso bisognava pensare ai problemi reali.
L'arrivo di Charlie e la litigata con Ron.
Si risedette difronte a Ginny.
"cosa facciamo una volta che Charlie è qui e a scoperto l'inganno?"
"Gli diciamo che papà era ricoverato, ma lo hanno dimesso"
Hermione fece un espressione arcigna
"che c'è?" chiese la rossa.
"altre bugie"
Ginny rise "non la capirò mai questa tua mania per l'onestà!"
Hermione si concesse un fugace sorriso.
"Poi?"
Ginny la guardò, ed Hermione lesse una determinazione a lei molto conosciuta "gli diciamo che Percy deve dire una cosa importante, e che il 16 ce la cena, e che deve comportarsi civilmente."
Hermione spostò gli occhi sulle sue mani, Sospirò.
"che c'è?" chiese Ginny, anche se aveva un presentimento.
"l'interrogativo rimane" le due ragazze incatenarono gli occhi "Charlie si comporterà civilmente?"
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"le ho detto della lettera" proferii Ron entrando nella stanza che divideva con Harry.
Il moro in questione era sobbalzato vistosamente. Forse aveva influenzato  il fatto che era di spalle alla porta, ma dopo la sue entrata, Ron ebbe la fugace sensazione che Harry raccogliesse qualcosa da terra, ora era ancora in ginocchio.
"ah" mormorò Harry.
"Già..."
Entrambi conoscevano Hermione come le proprie tasche, quindi Harry poteva bene immaginare quale fosse stata la sua reazione. Eppure c'era quel barlume di speranza, quel briciolo di dubbio che lo costringeva a non saltare a conclusioni affrettate. Così si costrinse a chiedere - non poi di malavoglia - :"come la presa?"
"come vuoi che l'abbia presa?" replicò Ron.
L'acidità che traspariva nel suo tono non lasciava molto all'immaginazione.
Il rosso prese a camminare avanti e indietro, i pugni stretti e il respiro che sembrava una ciminiera.
Harry intuii che doveva essere successo anche altro.
E, come fumo bianco che si espande, salendo verso il cielo, lampante gli venne la comprensione.
Ron e Hermione avevano litigato.
Si lasciò fuggire un verso strozzato, che però Ron notò.
"cosa?" sibilò irritato.
"che vi siete detti?" domandò Harry stanco.
"che?"
"Ron non ho voglia e energie per girarci intorno" disse Harry, sul punto di una crisi di nervi "che vi siete detti?"
"lei ha detto che la prendiamo 'troppo seriamente'" esclamò il rosso shockato.
Harry Sospirò, su tolse gli occhiali e si massaggiò gli occhi.
Ron rimase a fissarlo, un po' interdetto. Sapeva che sarebbe arrivata una ramanzina. Harry lo faceva sempre, e a lui a volte scocciava, ma, come causa ed effetto, la ramanzina andava a braccetto con un consiglio di un buon amico.
Perciò Ron se ne stette zitto e ascoltò.
"Lei non c'era" iniziò Harry.
"è quello che ho detto anch'io!" esclamò Ron.
Harry lo mise a tacere con una occhiataccia. "per questo non può sapere che la situazione è realmente grave"
"ma lei ha la presunzione di saperlo" sbuffò Ron.
"perché lei ha capito molte cose ed è, effettivamente, inteligentissima. Ha visto degli indizi ed è saltata alle conclusioni."
Ron si guardò i piedi "secondo lei abbiamo sbagliato"
"Hermione odia le bugie" ribatté Harry "e normale. Le passerà"
Ron si sedette pesantemente sul letto, sbuffando. A Harry larve che quella emissione di fiato lo 'sgonfiasse'. Parve afflosciarsi.
Harry gli diede una pacca su una spalla. "ce un ristorante" disse "uno babbano, io ci sono andato un paio di volte da piccolo e ci sono tornato di recente, e bello e economico"
Ron lo fisso interrogativo.
"portaci Hermione, per chiarire" fosse Harry.
Ron spalancò la bocca per dare voce ai suoi dubbi, quali : non so dove e. Non ho soldi babbani. Non so quello che servono... (che era un altro modo per dire:non so se c'è il pollo)
Harry, come leggendogli nel pensiero, lo precedette:
"ti istruisco io"
Ron fece in tempo a sorridergli. La porta della Tana si aprii e si rischiose, lasciando uscire una chioma riccia molto conosciuta dai due ragazzi.
Si affacciarono all finestra, e videro Hermione smateriallizzsrsi oltre il cancello della Tana, sparire in un miscuglio di tenebre e ombre.

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Ok, credo che questa storia la stiano seguendo in due persone, perciò, se ci siete, date un cenno o battete un colpo (mettete una stellina se il capitolo vi é piaciuto)

Romione: OltreWhere stories live. Discover now