Capitolo 28

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Sento qualcuno scuotermi il ginocchio e mi sveglio di soprassalto.

Saranno le 5 del mattino e dormono tutti tranne Jhon, al quale ero poggiata. Mi ricompongo e un rossore inonda le mie guance quando lui si libera della mia testa sulla sua spalla.

-Scusa- dico alzandomi.

-Nah, tranquilla- sorride lui.

-Buongiorno!- urlo a gran voce.

Si sentono dei lamenti ma pian piano tutti scivolano dal loro sacco a pelo. Nascondo una risatina quando noto i capelli arruffati di Annabeth.

-Qualcosa non va?- mi chiede in tono accusatorio con un sopracciglio alzato.

-Nulla- alzo le mani io.

Lei annuisce ancora scossa.

Jhon mi si avvicina da dietro e mi sussurra all'orecchio -Beth con quei capelli assomiglia tanto ad Effie, non trovi?- mi chiede solleticandomi il collo.

-Si Jhon, ora và a sistemare la tua roba- lo congedo.

Lui sogghigna ma poi mi lascia andare.

Mi siedo sui talloni accanto al sacco a pelo di Peeta, che sta dormendo come un bambino. Gli accarezzo i capelli e gli do un dolce e casto bacio sulle labbra. Lui sembra apprezzarlo e si sveglia con un sorriso a trentadue denti sulle labbra.

-Buongiorno amore- mi saluta.

-Giorno-

Dopo aver sistemato,smontato tutte le tende e aver organizzato l'attrezzatura, faccio fare alla squadra una piccola colazione a base di fragole e menta.

-Fragole e menta?- chiede Bennet perplesso.

-Zitto e mangia- dico imitando mia madre.

Tutti assaggiano e ne rimangono entusiasti, credo più per la fame che per il sapore. Mangiamo ognuno di noi una galletta di riso e ritorniamo a camminare verso il distretto 13. Allontanandoci sempre di più dalla nostra famiglia e dalla nostra casa.

Dopo circa un km di cammino sento un urlo provenire da dietro di me. Mi giro e vedo Marcus accasciato a terra.

-Mamma!- urlo.

Mia madre arriva subito e ordina a Steve di spostare Marcus sull'edera. Ma Marcus è bloccato. Il suo piede si è incastrato in un groviglio di tronchi e rami. Peeta accorre in soccorso, seguito da Jhon e Jay Bennet.

Mi avvicino anche io e insieme al resto della squadra provo a spezzare dei rami, mentre i più forti si concentrano sui tronchi.

Dopo circa un'ora riusciamo a rompere il legno intorno la caviglia di Marcus e Steve lo poggia sul prato.

Mia madre con un coltello apre il pantalone, zuppo di sangue, all'altezza del polpaccio di Marcus. Ha un taglio di circa 6 cm da cui perde del sangue. La puzza del sangue mi da la nausea e sono costretta ad allontanarmi mentre il resto della squadra, tranne Peeta che viene con me, aiutano mia madre.

I miei occhi si riempiono di lacrime.

-Ehi ehi! Amore! Perchè piangi?- mi chiede Peeta abbracciandomi.

-M-mi sento i-in c-colpa- singhiozzo.

Peeta mi lascia un dolce bacio sulla fronte. -Non è colpa tua, è inciampato-

Annuisco cercando di accettare che non é stata colpa mia ma un pensiero mi passa per la mente: la rivolta non è ancora iniziata, se ci saranno feriti o perfino morti, i sensi di colpa mi consumeranno.

-Andiamo- mi incita lui.

Torniamo entrambi da Marcus e vedo mia madre fasciargli il polpaccio. Li vedo persi in una discussione.

-Di cosa parlate?- li interrompo.

A rispondermi è Marcus -Non posso aiutarvi in nessun modo, anzi vi rallenteró quindi è meglio che io ritorni al 12-

-Cosa?!- dico. -Sei impazzito?-

-Marcus è una pessima idea, da solo nei boschi e pure ferito?- gli fa notare Peeta.

Marcus annuisce capendo che la sua idea era pessima. -Ma io non voglio rallentarvi...-

-Non importa!- dico io. -Tu sei nella squadra e non importa la tua condizione, verrai con noi- esclamo.

Lui sorride e con l'aiuto di Peeta si alza.

-Lascia fare a me- dice Jhon prendendo il braccio di Marcus e mettendoselo dietro al collo sulle spalle.

Marcus sembra obbiettare ricordando forse la vicenda di Peeta ma io gli sorrido e quindi accetta l'aiuto di Jhon.

IL RIBELLE (sequel to "IL RAGAZZO DEL PANE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora