CAPITOLO25

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Quando io e mia madre usciamo di casa un vento estivo ci soffia in faccia.

Guardo mia madre, che non ho mai visto così spaventata. Lei sussurra un "sto bene" poco convinto. Invece Prim sembra arrabbiata, credo a causa della piccola discussione di poco fá. Lei continuava a dire che non c'era bisogno che la portassimo dalla signora Jones e che poteva badare a se stessa.

-Peeta è veloce come una tartaruga- sbuffa Prim.

Rido. -Si lo so, paperella-

Lei sorride, non completamente felice.

-Katniss, devo dirti una cosa. Vieni- dice mia madre trascinandomi un pó più in là.

-Dimmi, madre- la incito.

Lei si guarda attorno, come per assicurarsi che nessuno possa origliare la nostra conversazione.

-Io non me la sono bevuta- dice lei incrociando le braccia al petto. Só benissimo cosa vuole intendere ma la guardo lo stesso cercando di imitare uno sguardo confuso.

-Katniss, dimmi la verità. Cosa è successo a Peeta?-

Abbiamo raccontato, ovviamente, una bugia riguardo la scomparsa di Peeta. Siamo rimasti sul vago e Peeta si è finto troppo scosso per parlarne. Ha raccontato che mentre mi aspettava fuori il forno aveva sentito un rumore sordo provenire dalla piazza, era andato a controllare e poi aveva perso i sensi, e quindi non ricordava più nulla, quando si è risvegliato era nei boschi, e dopo quasi un giorno di viaggio era arrivato al distretto, sano e salvo. Sembrarono molto scettici verso l'improvvisazione di Peeta, ma ci credettero tutti, e sopratutto nessuno provó a fare altre domande, almeno fino ad ora.

-Mamma te l'ha già raccontato Peeta, mentre mi aspettava ha sentito un rumore...- vengo interrotta.

-No Katniss! Io voglio la verità- sbotta lei.

Lancio uno sguardo verso la porta, pregando Peeta di muoversi.

Sbuffo e sto per raccontarle tutta la storia quando la porta si apre ed esce il ragazzo del pane. Mia madre scuote la testa, visibilmente delusa, sono sicura che proverà di nuovo a parlare di questo argomento ed ho già paura di quel momento.

Prim e Peeta ci raggiungono e tutti ci incamminiamo verso Il Blocco.

Nessuno proferisce parola, ed infatti il percorso è silenzioso, tranne per i mormorii di Prim che trattano tutti di quanto sia ingiusto il fatto che lei debba restare quì.

(..)

Peeta bussa al campanello della casa di Jones ed ad aprirci è sua moglie. Una donna sulla quarantina, mora ed alta, come il marito.

Mia madre e la signora si stringono la mano.

-È un piacere conoscerla, sono Mary, lei è mia figlia Prim- dice mia madre. Prim fà un passo avanti con un sorriso imbarazzato.

-Ciao Prim, io sono Elle- dice. -Oh Katniss! Peeta! Entrate pure, vi stanno aspettando-

Entriamo in casa come se essa fosse una bomba sul punto di esplodere, evitando di fare il minimo rumore o movimento brusco.

Prim và con Elle nella cucina, ad assaggiare i biscotti che la signora Jones ha fatto apposta per lei, per poi andare a vedere la sua camera, mentre io, Peeta e mia madre irrompiamo nel salotto.

Gli occhi di tutti si posano su di noi, principalmente su Peeta.

Nella stanza ci sono tutti, davvero tutti.

Partiremo in 10.

Prendiamo posto insieme agli altri e Jones, il quale mi manda un occhiolino, inzia a leggere i nostri nomi su un foglietto. Come un'appello, solo che in ordine casuale.

-Oliver Watson, Jay Bennet, Mary Osment, Ma-

-Mary Everdeen, perfavore- lo interrompe mia madre. Jones annuisce.

-Mary Everdeen, Marcus Powell, Peeta Mellark, Annabeth Chase,Katniss Everdeen, il sottoscritto, Steve Johnson e l'unico assente: Jhon Carter-

Fortunatamente conosco tutti, e sono davvero felice che Annabeth venga con noi. È una ragazza particolare, non studia mai ma viene sempre promossa, perchè i professori hanno paura di suo padre. Il signor Chase, è anche conosciuto come L'Ex, era un ex sindaco ed un ex feccia. Eppure il signor Chase è il preside della scuola. Lei non è come il padre peró, è davvero carina, con i suoi riccioli biondi e i suoi occhi grigi, è simpatica, e nonostante il suo hobby sia sparare a delle lattine nel cortile di casa sua, è una ragazza normale. L'ho vista all'opera moltissime volte ed è davvero brava, con quella sua pistola. Era un must portarla con noi al distretto 13.

Mi chiedo dove sia Jhon e a cosa sia dovuto il suo ritardo. Fisso il pavimento fino quando mi sento chiamare da Jones.

Mi avvicino a lui. -Qualcosa non va?- chiedo.

-Hai portato l'arco? E le frecce?-

-Si- sbuffo.

Non volevo portare con me un'arma, perchè semplicemente avere un'arma vuol dire essere capaci di uccidere, ma Jones dopo quasi una settimana è riuscito a convincermi, spiegandomi che è solo utile in caso di difesa e nel caso in cui il cibo finisse e avemmo bisogno che io cacci.

Mentre torno al mio posto entra nel salone Jhon con il fiatone.

È inutile dire che non ci parliamo più, nonostante i suoi tentativi. La sua espressione mentre fingeva di essere sorpreso di rivedere Peeta davanti agli altri mi salta in mente ogni volta che lo vedo o che sento il suo nome. Il solo pensiero mi dà la nausea.

Poi quando i miei pensieri si dissolgono stiamo uscendo tutti, diretti verso i boschi.

Io per capofila.

IL RIBELLE (sequel to "IL RAGAZZO DEL PANE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora