CAPITOLO20

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POV KATNISS

Marcus mi spiega il piano e lo trovo semplicemente geniale. Non è molto articolato e studiato ma abbiamo molte versioni nel caso in cui qualcosa andasse storto ed è molto importante.

-Allora...- farfuglia Marcus. -Vuoi restare quì a dormire?-

-Oh no, non voglio darti fastidio e poi nell'ultimo periodo senza avere accanto Peeta non dormo più- ammetto.

-Katniss, il distretto a quest'ora è molto pericoloso e poi non daresti fastidio!- mi fa notare lui.

-Non dormirei comunque senza Peeta accanto-

-Prova quì! Prova a dormire! Magari riposi un pó. Domani sarà una giornataccia Kat!-

Sbuffo. -Okay... ma non va bene comunque, non ho niente quì con me- dico incrociando le braccia al petto.

-Non preoccuparti, so come aiutarti- dice rivolgendomi un sorriso triste.

Quando Marcus mi porge i vestiti di sua madre non li accetto subito ma poi mi arrendo.

I capi profumano di talco ed è come se traboccassero di amore materno.

Quando esco dal bagno Marcus incrocia il mio sguardo e non riesco a decifrare la sua espressione. È una camicia da notte lunga di un azzurro molto chiaro con delle spalline e il collo ovale. Quando lui entra nel bagno approfitto della sua assenza per preparare il divano. Prendo un cuscino dal cassettone e un lenzuolo bianco nell'ipotetico caso in cui stanotte facesse freddo. Alla fine sono soddisfatta del risultato.

-Te lo scordi- dice una voce alle mie spalle.

Mi giro verso Marcus che sposta lo sguardo da me al divano e viceversa.

-Non dovevo?- chiedo imbarazzata. -Scusa...-

-Katniss dormo io sul divano, ti ho già preparato il letto, vai-

Restiamo qualche minuto a battibeccare ma alla fine vince lui ed io dormo sul letto.

Mi stendo sul lenzuolo blu e vengo travolta da un profumo bellissimo. Profuma di primavera, di alberi di pesco e rugiada. Profuma di Marcus.

Inspiro profondamente e provo a rilassarmi. Guardo l'orario sul comodino di legno e noto a malincuore che sono le 3 del mattino.

Mi giro e rigiro fra le coperte in disperata cerca di sonno. Sono stanca, ma non voglio dormire. Ho paura. Ho paura di sognare Peeta.

Mi alzo dal letto e cammino scalza fino al soggiorno.

Marcus è sveglio e mi guarda mentre mi avvicino a lui.

-Non riesci a dormire, vero?- mi chiede quando lo raggiungo.

Annuisco.

-Vuoi parlare un pó?- mi chiede.

-Magari-

-Ti sta bene la camicetta di mia madre- dice rivolgendomi un timido sorriso.

Sorrido anch'io.

Marcus sfiora con i polpastrelli il tessuto all'altezza del mio ginocchio e vengo scossa da tanti brividi.

-Ti manca?- gli chiedo.

-Non l'ho mai conosciuta-

-C-come mai?-

-È morta durante il parto- dice lui senza spostare lo sguardo dal tessuto.

Resto in silenzio.

-Cos'è? Non dici il solito "mi dispiace"?- sogghigna lui.

-No, credo sia inutile- spiego.

Lui resta in silenzio.

-Se a me dispiace o meno non ti cambia la vita, è ovvio che mi dispiace per te ma le condoglianze non riportano in vita le persone- dico.

-Quando è successo a tuo padre... per questo non volevi condoglianze...- mormora lui.

-Esatto-

-Io non capisco, allora cosa è giusto fare secondo te?-

-Il silenzio, credo valga molto più di un mi dispiace-

Marcus annuisce e finalmente torna a guardarmi.

-Sei così strana, Katniss-

-Davvero?-

-Sei diversa-

-In senso buono?-

-In senso ottimo-

(..)

Apro gli occhi e sono stesa sul letto di Marcus. Non ricordo bene cosa è successo ieri sera, peró sono più che sicura di non essere andata io nel letto da sola.

Mi alzo e faccio il letto. Mi vesto,ripiego la camicetta azzurra e la poggio sul cuscino.

Quando scendo nel soggiorno ad aspettarmi trovo Marcus seduto sul divano a guardare la TV. Stanno trasmettendo un documentario sul distretto 1.

Mi siedo accanto a lui.

-Buongiorno- dice lui.

-Giorno-

-Dormito bene?-

-Ho dormito... wow-

Non dormivo da così tanto tempo che avevo dimenticato questa sensazione.

-Eccome se hai dormito, ieri sera mentre parlavamo ti sei addormentata sulla mia spalla e quindi ti ho preso in braccio e portata sul letto- mi racconta lui.

Rido. -Scusa-

-Nah...non ti preoccupare- dice lui facendo uno di quei suoi sorrisi sbilenchi.

-Che ore sono?- chiedo perlustrando con lo sguardo la stanza in cerca di un orologio.

-Le 11- dice Marcus.

-Come fai a saperlo?- gli

chiedo curiosa.

-Sono magico- scherza lui.

Rido. -Dai sii serio!-

-Ho guardato sul cerca persone, scema- dice lui.

Gli do un leggero schiaffo sul braccio e gli rivolgo un'infantile linguaccia che lui ricambia.

(..)

-Andiamo?- gli chiedo.

-Andiamo-

IL RIBELLE (sequel to "IL RAGAZZO DEL PANE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora