CAPITOLO21

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Il piano A fallisce subito.

La porta della casa di Jhon è spalancata.

Il piano prevedeva che avremmo bussato e ci saremmo nascosti, in modo da vedere chi apriva per poi comportarci di conseguenza.

-Non abbiamo fatto neanche un passo e già le cose non vanno secondo i piani- borbotta Marcus.

-Entriamo di nascosto o avvisiamo?- chiedo.

Lui fà una smorfia e lo capisco al volo.

Entriamo di nascosto.

Il soggiorno è vuoto e sopratutto silenzioso, come tutta la casa.

Controlliamo in salotto, in cucina, in camera di Marcus e nel bagno, ma non incontriamo nessuno.

-La casa è vuota- mormora Marcus.

-Grazie per l'illuminazione- dico alzando gli occhi al cielo. Lui ridacchia. Perlustriamo ogni angolo, sbirciando sotto il letto o dietro i mobili.

-Sembriamo dei ladri- dice Marcus aprendo il cassetto del comodino accanto al letto.

Vorrei tanto ridere ma non lo faccio.

-Katniss è inutile, non c'è niente e nessuno quì- dice lui appoggiandosi allo stipite della porta.

-Manca solo la cantina- gli ricordo.

Lui annuisce.

Nello sgabuzzino non sembra esserci nulla di strano. Apro leggermente la porta semi-nascosta e subito sento dei mormorii, come voci in lontananza.

Mi giro e rivolgo un'occhiata a Marcus mista tra "Te l'avevo detto" e "Siamo spacciati".

Lui mi fa segno con la mano di entrare e se potesse parlare sono sicura che direbbe qualcosa come "Prima le signore, anche se si è diretti alla morte", come nel suo stile.

Inspiro profondamente e per un secondo ho l'istinto di scappare via,ma non lo faccio.

Entro nel corridoio illuminato da una flebile luce rossastra e mi fermo quando arrivo alle scale. Quando Marcus raggiunge le scale mi supera e si piazza avanti a me poi mi fa un piccolo occhiolino.

Sorrido. Gli devo talmente tanti favori che mi sento male. Odio essere in debito con una persona.

Marcus scende uno scalino alla volta, ci mettiamo il doppio ma almeno siamo silenziosi.

Non sento più nessuno parlare, sento solo dei respiri pesanti e qualche sbuffo ogni tanto.

Finiamo le scale e ci blocchiamo. Dobbiamo solo svoltare l'angolo.

Marcus mi lancia un'occhiata, come per chiedermi il consenso ed io annuisco.

Con le mani mi fa segno con il numero "8" poi parte.

Svolta l'angolo e poi non lo vedo più.

Conto fino ad otto poi mi prendo coraggio e svolto l'angolo senza avere la minima idea di ció che potrei incontrare.

La cantina non è vuota, c'è un grande schermo posto difronte all'entrata e cinque poltrone sono girate ad osservare lo schermo luminoso.

Da quattro delle poltrone si intravede: un braccio sul bracciolo di una, qualche ciocca di capelli ramati da un'altra, un piede poggiato con nonchalance su uno sgabello e un gomito poggiato dietro una testa di capelli scuri, che riconosco come quelli di Jhon.

Mi guardo attorno e scorgo alcune cose: un tavolo da biliardo rovinato, la scrivania su cui era poggiato il CP, uno scrittoio, una vecchia libreria e un divano stropicciato.

Sembra una sorta di covo maschile improvvisato in uno studio.

Di Peeta nessuna traccia.

Mi rendo conto che nessuno dei mille piani per le mille eventualità ideate da me e Marcus è andato bene.

Per poco non urlo quando qualcosa, o meglio qualcuno, mi afferra la caviglia.

Abbasso lo sguardo e incontro Marcus che è rannicchiato sotto la scrivania.

-Shh-

Mi fa segno di fare come lui. Le mie gambe sembrano essere diventate di gelatina e mi ci vuole un pó prima di trovare la forza di volontà per abbassarmi.

Il volume del televisore che trasmette un'intervista di Ceaser Flickerman, copre il suono dei nostri mormorii.

-Di Peeta neanche l'ombra- sussurro.

-Già, a me sembrano stiano passando un semplice pomeriggio-

-È impossibile....-

-Ce ne andiamo?-

-No-

-E che ci facciamo quì?!- mi chiede.

-Una poltrona è vuota- gli faccio notare.

-Stanno aspettando qualcuno?- chiede.

Annuisco.

(..)

Non so quanto tempo passa, ma è sicuramente tanto. Un'ora, credo.

Ho i muscoli a pezzi e l'acido lattico mi provoca un dolore acuto alle gambe, senza parlare della ferita al ginocchio provocata da un chiodo arrugginito pochissimo tempo fà.

Nel frattempo peró abbiamo avuto la conferma della mia ipotesi. Infatti abbiamo sentito Jhon borbottare cose come: "Ma quanto ci mette?" "Questa me la paga"

Abbiamo riconosciuto solo Jhon e Ashton, non sappiamo chi sono gli altri due.

-Di sicuro non bravi ragazzi- borbotta lui.

Sento un leggero rumore proveniente da sopra, che riconosco come l'apertura della porta. Poi dei passi.

-Abbiamo visite- mormoro.

IL RIBELLE (sequel to "IL RAGAZZO DEL PANE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora