CAPITOLO13

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POV KATNISS

Continuo a fare incubi, sempre piú inquietanti.

Eppure l'unico che non riesco a scacciare dai miei pensieri é il primo.

Quel luogo devastato e la voce maschile -vagamente familiare- proveniente dal sottosuolo.

Approfitto di questo buio mentale per concentrarmi.

Voglio svegliarmi.

Penso a tutte le cose belle che ho.

Sono poche ma potrei non avere neanche loro.

Penso alle lettere di mio padre nascoste nel baule, gli abbracci ricchi di affetto di mia madre, i baci di Peeta e i capelli biondi di Prim.

Eppure niente,ancora buio.

Penso a tutti i bei momenti che ho passato.

I giorni interi passati nei boschi con mio padre, quando abbiamo preparato tutti la torta con Peeta, i pomeriggi passati a giocare con Prim e la sua capretta Lady, le notti abbracciata con Peeta a sussurrarci quanto ci amiamo, io e Gale nel cortile della scuola a giocare.

Provo a ricordare ogni particolare, le mani di Gale, gli occhi di mia madre, il sorriso del mio papá.

Poi una scossa.

Un brivido mi percorre e sento la testa che mi gira e sono pronta per un'altro incubo.

Apro gli occhi e sono a casa, stesa sul mio letto.

Accanto a me c'é la mia mamma seduta su una sedia con gli occhi chiusi poggiati sul bordo del mio letto.

Ha l'aria stanca ed é molto pallida.

Provo a muovermi e per sbaglio muovo mia madre.

Lei si sposta leggermente e sono sicura che ci sarà qualcosa di terribile, avrá degli occhi rossi e proverá ad uccidermi, cose del genere.

Mia madre apre piano gli occhi e sorrido nel vedere i suoi occhi piú azzurri del cielo e il suo luminoso sorriso.

-Oddio Kat ti sei svegliata!- dice con le lacrime agli occhi, mi abbraccia leggermemte, con le poche forze che ho ricambio l'abbraccio.

-C-cosa é suc-cesso?- dico con pochissima voce.

-Sei andata in coma- dice mia madre accarezzandomi la treccia.

-Qu-quanto tempo...- non riesco piú a parlare.

-Quattro giorni- dice.

-P-Peeta?- chiedo, mia madre scuote la testa e scoppia a piangere.

Piango anch'io, poi mi addormento e ovviamente faccio un incubo.

Uguale al primo, la voce continua ad incitarmi a fare non so cosa.

Concentrandomi ho riconosciuto alcuni particolari.

La voce é di un ragazzo, piú o meno sui vent'anni.

Ho notato tra la macerie alcuni pezzi di staffe sorreggenti -come quelle in piazza-, qualche ossa e altre macerie indecifrabili tutte bruciate.

É come se ci fosse stato un fortissimo terremoto e poi un incendio.

Passano altri tre giorni e ogni ora che passa mi sento sempre piú forte.

Sotto la benda si é creata una grande cicatrice coperta dai capelli.

Sogno tutte le notti quel luogo a me sconosciuto ma le parole sono quasi sempre le stesse, a volte la voce diceva qualcosa come "Non puoi arrenderti quí abbiamo bisogno di voi".

Voi.

IL RIBELLE (sequel to "IL RAGAZZO DEL PANE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora