Marc Bartra Aregall {2};

2.2K 80 2
                                    

Marc Bartra, Real Betis

Ti sedesti sulla sedia, girata al contrario e appoggiasti il capo sullo schienale. Eri esausta, non vedevi l'ora del giorno dopo, in cui finalmente tutto sarebbe finito. Marc era seduto di fianco a te, anche lui stanco. Essere i testimoni di nozze dei vostri migliori amici era una cosa bellissima, ma il dover aiutare ad organizzare ogni cosa era pesante, vi sarete sicuramente rilassasti dopo la messa, quando ormai ogni decisone sarebbe stata presa. 

Carlota era estremamente agitata e tu saresti dovuta passare da lei più tardi, per assicurarti fosse tutto a posto. La sera prima di un matrimonio era sempre piena di pensieri contrastanti, dubbi mai esistiti fino a quel momento e il cuore era pieno d'amore. 

"Vuoi un caffè?" Ti chiese Marc, appoggiando una mano sulla tua spalla. Rispondesti gentilmente di no e poi portasti di nuovo gli occhi al corridoio. Erano in corso le prove del vestito e Alan voleva ricevere la vostra piena approvazione. E quando lo vedesti con il vestito, visibilmente emozionato, anche se con un'espressione tesa, ti rendesti conto di quello che stava accadendo. I tuoi migliori amici dopo sette anni e qualche crisi, si stavano sposando. Inevitabilmente gli occhi ti diventarono lucidi, mentre ti avvicinavi e ti complimentavi su quanto fosse bello.

"Vi state per sposare davvero..." Affermasti, avvicinandoti e sistemandogli la cravatta. Lo guardavi commossa, nel vedere quanto fosse maturato e quanto si fosse effettivamente pentito del tradimento di due anni prima. 

"Si." Sorrise, muovendo stranamente il collo. "Ma mi stanno venendo un sacco di dubbi..." Sussurrò, guardandoti di sbieco. Tu sospirasti, te lo aspettavi. Tua sorella la sera prima di sposarsi aveva avuto una crisi di pianto.

"Cosa sentono le mie orecchie?" Marc sbucò dalla cucina, con una tazzina bianca in mano. "Cosa ne dici se insceniamo qualcosa da film? Tipo che la abbandoni sull'altare perché in realtà, come sappiamo tutti, ami me." Esclamò con quella faccia da sberle, facendoti alzare gli occhi al cielo e ridere Alan.

"Smettila scemo." Gli desti una spallata, ricedendo in cambio un verso di lamento. Trascinasti Alan verso il divano, e lo facesti sedere tra te e Marc. La cosa da fare era farlo parlare, solo quello sarebbe servito.

"Parlami di lei." Lo incitasti, sorridendo.

"Cosa ti devo dire?" Corrucciò la fronte, allargando le braccia.

"Quello che ti viene in mente quando senti Carlota." Continuò Marc, al posto tuo.

"Quando sento Carlota mi viene in mente tutto. Tutto perché lei è parte della mia vita, non mi ci vedo senza di lei. Quando torno a casa dopo il lavoro, quando mi sveglio la mattina, lei c'è e se non ci fosse non sarebbe la stessa cosa. Io la amo da morire, incondizionatamente. E io so da come mi guarda, come si prende cura di me, come mi sorride dopo aver litigato, che è innamorata quanto me. Spesso ci lamentiamo uno dell'altro, è normale, ma siamo entrambi consapevoli che senza non possiamo stare, perché sarebbe come togliere un pezzo bellissimo della nostra vita." Le parole di Alan, dopo aver catturato te e Marc in uno sguardo magnetico, vi avevano trattenuto, perché più o meno anche voi vi ritrovavate in quelle parole, anche se era tutto più difficile tra te e e lui. E non era difficile per qualche motivo specifico, eravate voi che vi volevate da morire ma vi davate contro come dei ragazzini. Nessuno dei due aveva confessato i propri sentimenti, per non dare soddisfazione all'altro. Due bambini.

Tu e Marc andavate avanti così da sempre, tentavate di far ingelosire l'altro, vi lanciavate sguardi, vi sfioravate continuamente, ma non eravate mai andati avanti. Mille baci per placare mille discussioni per la gelosia, che però non avevano senso perché non stavate insieme. Tu avevi avuto due ragazzi, lui tre ragazze, ma alla fine tornavate sempre da soli, forse perché nessuno per te era come Marc e nessuno per Marc era come te.

Alan rideva sotto i baffi, appoggiato comodamente al divano mentre vi guardava. Fece un colpo di tosse che vi fece ricomporre, piuttosto imbarazzati, ma tu non esitasti a rispondere.

"Eh, si. Mh, vedi che la ami?"  Sorridesti sinceramente, cercare di fermare il cuore dal battito così accelerato. "Qual è il problema?" 

"E se non fosse lei?" Chiese, portando le mani tra i capelli con fare disperato.

"Ne avete superate di tutti i colori, come fa a non essere lei? Dai, i suoi non ti volevano, a diciotto anni pensavate fosse rimasta incinta, tu l'hai tradita e lei è andata a lavorare otto mesi in Francia. È lei, punto. Si vede che sei innamorato hermano. Lo sai che penso che il matrimonio sia una tortura e poi diventano tutte pesanti, ma lei è Carlota e non sarà mai noioso con lei. Da domani c'è solo uno stupido documento che vi lega, rimarrete voi." Alan annuì, sorridendo mentre fissava un punto intento a pensare a qualcosa. Tu guardavi Marc ancora negli occhi.

"Perché questi discorsi da filosofi innamorati non li fate a voi stessi? Vi servirebbero." Rise Alan, facendovi la linguaccia. Senza dubbio aveva ragione.

Durante il viaggio eravate stati tutti e due piuttosto silenziosi, solo qualche parola.Quando dovesti scendere lo salutasti con un bacio sulla guancia e un ciao, per poi prendere la borsa e aprire la portiera. Lui era sembrato assente, come se stesse pensando a qualcosa.

Avevi raggiunto gli scalini per arrivare al portone e sentivi che l'auto era ancora lì. D'un tratto la porta sbattè e quando ti voltasti, lo vedesti avvicinarsi frettolosamente, arrivò di fronte a te e mentre tu boccheggiavi perché non ci stavi capendo più nulla, ti baciò. Un bacio pieno di bramosia, di lussuria. Eri rimasta letteralmente senza fiato e quando vi staccaste, lo trascinasti dentro con te, mentre aveva ripreso a baciarti. Quel bacio era molto di più dei vostri soliti baci. Tanto che continuò anche in ascensore e lui ti circondava il bacino mentre aprivi la porta di casa.  Le sue mani ti accarezzarono la schiena sotto la maglia e tu gli baciasti il collo, in completa estasi. Quasi non ti rendevi conto di cosa stava accadendo. Ti prese in braccio, facendoti stringere le gambe intorno al suo busto. La tua maglia volò via e ti uscì un mugolio per quanto forte fosse il suo morso al tuo labbro. Poi ti baciò di nuovo e tutto il dolore svanì. Non sapevi cosa vi era successo, forse gli sguardi a casa di Alan ad aver spinto Marc a baciarti in quel modo.

"Tu non devi andare da Carlota?" Chiese in affanno, praticamente appoggiato alle tue labbra. Lo baciasti di nuovo, prima di rispondergli.

"Che ore sono?" Domandasti, stringendo il suo viso tra le mani, mente i vostri petti si sfioravano perché facevano su e giù per riprendere il respiro.

"Le 19.30." Mormorò lasciandoti una scia di baci lungo la mandibola.

"Alle 21 devo essere da lei." Biascicasti, appoggiando le mani sul suo collo e lasciandogli tanti piccoli baci a stampo.

"Quindi abbiamo tempo?" Chiese, giocando con il gancetto del reggiseno. La sua espressione era un sole.

"Quindi abbiamo tempo." Sorridesti, per baciarlo di nuovo. Forse quella volta non sarebbe stata come le altre.

---

Dedicato a dybalaswife

Spero ti piaccia!

One shots; immagina » Footballers'Where stories live. Discover now