Marco Asensio Willemsen {2};

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Marco Asensio, Real Madrid

"Te lo ricordi, vero?" Chiese il tuo ragazzo, mordicchiandosi il labbro. La pubblicità stava finendo, e trasmisero quella della Champions Leauge.

"Si amore, tranquillo." Eravate sdraiati sul divano, le sue braccia che cingevano il tuo bacino e la schiena aderita al suo petto, ben coperti da un plaid celeste. Ti baciò il collo.

"Meglio così." Annuisti, continuando a vedere Fast and Furious 5, il quale era appena ricominciato. Bryan e Melissa erano bellissimi.

Mancavano quattro giorni a San Valentino, la vostra prima festa degli innamorati, ma purtroppo non la avreste passata insieme. Marco sarebbe dovuto partire per Napoli a causa di una partita degli ottavi di Champions, che si sarebbe tenuta proprio quel giorno.

Quando te lo aveva detto, era piuttosto preoccupato perchè aveva paura che ci saresti rimasta male. Invece capivi benissimo la situazione. Certo, ti sarebbe di dispiaciuto passarlo da sola e poterlo sentire solamente per telefono, ma eri consapevole che Marco era un calciatore e queste cose potevano succedere.

"Però potresti venire con me. Ci saranno anche Alice, Maca e Maria." Le ragazze erano rispettivamente le fidanzate di Morata, Vazquez e Nacho. Erano tutte e tre molto simpatiche e ti sarebbe piaciuto passare un paio di giorni con loro e passare San Valentino con Marco, ma purtroppo non potevi. Prima il dovere e poi il piacere.

"Amore mi piacerebbe molto, ma devo lavorare al bar e devo studiare per gli esami, il 16 ne ho uno veramente importante." Benché stessi con un calciatore, non volevi campare sulle sue spalle, anche perché ancora non vivevate insieme. Dovevi pagare l'affitto del tuo monolocale, nel quale trascorrevi molto tempo a studiare, perchè con Marco in giro risultava difficile. Era una bella idea la sua, ma inattuabile.

Lo sentisti irrigidirsi. "Scusa ma l'esame puoi darlo anche dopo." Anche se non voleva, dalla sua voce traspariva un po' di fastidio. Inarcasti un sopracciglio e ti mettesti lentamente seduta.

"No Marco. Lo sai come la penso, prima mi laureo, meglio è." Gli rispondesti, confusa da quell'atteggiamento. Anche lui si tirò su e si sedette meglio.

"Ma che sarà mai se rimandi un esame!?" Borbottò contrariato, alzando le mani al cielo. Non ti piaceva come si stava comportando perchè quella discussione non aveva senso.

"Davvero stai facendo un casino per questa cosa? Ci sentiremo e ci vedremo il giorno dopo!" Sbottasti incredula, portandoti i capelli dietro le orecchie.

"Ma io voglio passarlo con te quel giorno! Non capisco che cosa possa cambiare.." Si stava innervosendo, lo capivi da come si toccava i capelli.

"Cambia invece! Perché la mia famiglia non sta bene economicamente e i miei fanno i salti mortali per mandarmi una parte di soldi che mi servono per l'appartamento e l'università. Inoltre non posso saltare il lavoro." Dicesti alterata.

"Lo sai che se hai bisogno di soldi per l'università te li posso dare, te lo dico sempre." Replicò, come se la tua motivazione non fosse plausibile.

"Ma non è quello il punto, non voglio dipendere da te. Semplicemente non puoi avere tutto Marco. Io prima mi laureo e meglio è sia per me che per la mia famiglia e quindi non posso saltare un esame, perché slitterebbe alla prossima sessione. Mancano al massino sei mesi e poi sarò laureata." Spiegasti, esausta.

"Mhmh." Mormorò soltanto, portando gli occhi sulla televisione.

"Mi fai innervosire quando fai così, sembri un bambino." Dicesti tu, per poi alzarti e prendere un bicchiere d'acqua.

"Sei tu che pensi solamente all'università, se continuiamo così tranquilla che ci metto poco a trovarne un'altra." Mancava la sua dichiarazione da stronzo. Faceva sempre così, ma non aveva mai detto una cosa del genere. A te poi, testarda e orgogliosa come sei. Ti fermasti, ti voltasti, dato che prima gli davi la schiena e facesti un sorriso pieno di amarezza. Lui ti fissava, ancora con la fronte corrucciata.

"Come volevasi dimostrare sei soltanto un bambino del cazzo. Pensa prima di paragonarmi a un oggetto, perché lo sai benissimo che non lo sono. Non è lecito che ogni volta che ti innervosisci diventi stronzo. Perché non mi lasci? Lasciami, no? Almeno sei libero da ogni intralcio e puoi scopartene una diversa ogni sera." Parlasti normalmente e ti avvicinasti alla sedia, sul quale c'erano le tue cose.

"Ora che fai? Te ne vai?" Chiese, come se l'azione che stavi compiendo fosse da persona immatura. Ti infilasti la giacca e mettesti il tuo cellulare nella borsa.

"Si, non ci rimango qui. Spero che te ne trovi una italiana, di solito sono simpatiche." Gli facesti l'occhiolino e andasti all'entrata. Ti infilasti velocemente i tuoi stivaletti. Eri arrabbiata, furiosa. Dio se gli saresti saltata addosso per tirargli i capelli. Sentisti dei passi e lo vedesti vicino alla porta del corridoio.

"Amore." Sospirò. Era evidente che aveva capito in che situazione si era cacciato con te.

"Amore." Lo imitasti. "Ma vaffanculo." Ti liberasti, prima di sbattere la porta.

Lo sapevi che il tuo ragazzo non pensava davvero quelle cose, ma erano tutte dettate dal nervosismo, però con te c'era poco da scherzare. Certe cose non le doveva dire.

Appena eri arrivata a casa, facesti una doccia per cercare di calmare il tuo stato d'animo e poi prendesti una coperta e ti sdraiasti sul divano, dopo esserti fatta un tè caldo alla vaniglia. Era il tuo infuso preferito. Dato che non trovasti nulla di interessante, ti mettesti a studiare i riassunti preparati il giorno prima. Quando ripassavi sembravi una pazza e facevi sempre ridere Marco. Camminavi per la stanza e ritenevi gli appunti guardando il soffitto, come se davvero qualcuno ti stesse ascoltando. Quella volta poi, prendevi anche dei sorsi di tè. I tuoi discorsi furono interrotti dal campanello: già sapevi chi era e non avevi voglia di farlo entrare.

"Sto ripassando, vattene Marco." Dicesti con voce tagliente, senza nemmeno aprire la porta.

"Anche se ho portato le ciambelle?" Provò allora lui. Potevi percepire che stava sorridendo. Cos c'era da ridere proprio non capivi.

"Non sono due ciambelle che cambieranno le cose." Borbottasti, scuotendo il capo anche se lui non poteva vederti.

"Magari anche un po' di coccole." Continuò. Ti stava facendo innervosire.. Sembrava essersi già dimenticato le sue parole.

"Ti tiro un pugno tra i denti, altro che coccole. Non so se ti rendi conto di quello che mi hai detto, stronzo." Alzasti la voce, facendo trasparire tutta la tua acidità.

"Lo so amore.."

"Amore sto cazzo." Continuasti con lo stesso tono.

"Fammi entrare, non voglio continuare a parlare se ci divide una porta." Aveva ragione. Non volevi che tutto il palazzo sentisse gli affari vostri. Apristi la porta e lui entrò.

"Bene puoi andartene." Asseristi seria, dopo aver preso le ciambelle dalle sue mani e averle appoggiate sul buffet. Lui ridacchiò e ti prese tra le sue braccia, stringendoti stretta. All'inizio volevi risultare fredda e distaccata, ma poi iniziò a parlare.

"Scusa amore mio. Ho detto una grandissima cazzata, non lo penso nemmeno. Era la rabbia a parlare, ma ragionandoci hai ragione tu. Scusa se quando mi innervosisco divento così, non sono cose che penso realmente, io ti amo tantissimo, non potrei mai sostituirti. Sei la mia stella e sei l'unica che voglio. Ti amo." Ecco, lui era troppo bravo con le parole. Volevi fare la dura e risultare incazzata ma quelle parole ti fecero sciogliere. Infondo lo sapevi come era fatto Marco e se lo avevi scelto dovevi accettare anche questi suoi lati negativi.

"Voglio fare la fredda ma non mi riesce se fai così." Gli desti un buffetto sulla guancia, una volta che vi guardaste negli occhi. Vi fissaste ancora per un po' e poi lo baciasti dolcemente. Lo amavi tantissimo anche tu.

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Dedicato a FrancySkye

Spero ti piaccia!

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