Marc Bartra Aregall;

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Marc Bartra Aregall, Borussia Dortmund

Era passato circa un anno dall'ultima volta. Non eri in ansia perché avresti dovuto rivederlo, ma non eri nemmeno completamente tranquilla. Avevi superato la vostra rottura, anche se i primi mesi era stato difficile accettare che il ragazzo che amavi si era trasferito in Germania. Lui ti aveva detto che non aveva intenzione di continuare la vostra relazione poichè a parer suo le storie a distanza non funzionavano. Tu invece non volevi abbandonare gli studi. Frequentavi la facoltà di giornalismo all'università di Barcellona e sognavi di diventare una giornalista sportiva. Il tuo sport preferito era indubbiamente il calcio, passione trasmessa da tuo fratello fin da piccoli.

Avevi conosciuto Marc grazie a lui, quando ti aveva portato alla cena di Natale del Barcellona. Gerard aveva insistito moltissimo, nonostante il fatto che tu avessi già un impegno con delle compagne di università. Shakira, sua moglie e la cognata del tuo cuore, riuscì a convincerti, dicendo che ti saresti dovuta trovare un ragazzo, bella com'eri.


Quella sera rimanesti incantata dalla bellezza del difensore e lui altrettanto. La tua lunga chioma castano scuro era per metà raccolta in delle trecce che poi formavano uno chinion. Il resto dei capelli erano stati resi mossi con l'aiuto della piastra. Il tuo fisico di permetteva di indossare un tubino bianco, ma sopra di esso aggiungesti una giacchetta di pelle per mostrare la tua giovane età. All'epoca avevi solamente diciotto anni. Durante la serata incontrasti Marc, anche lui single. Era bello quanto antipatico, inizialmente, ma poi per una scommessa ti dovette dedicare un gol. Lì iniziò tutto. Era bastato un mese di frequentazione per farti innamorare, ma non avevi il coraggio di dirglielo. La vostra conoscenza oscillava da piccole ma importati dichiarazioni a bassa voce, a insulti dopo le partite a Fifa. Il vostro primo bacio era avvenuto proprio per questo motivo. Ti stava ormai battendo cinque a zero, così quando segnò il sesto gol, ti arrabbiasti.

"Ora basta!" Urlasti staccandogli dalle mani il joystick. Lui rideva, ti aveva già detto che quando scleravi lo facevi morire dal ridere.

"Tu hai sabotato questo gioco di merda." Constatasti iniziando a tirargli degli pugno sul braccio, consapevole che il male che gli procuravi era nullo.

"Non sai perdere, non sai perdere e basta." Rispose lui cercando di abbracciarti, ma tu ti staccavi, anche se un suo abbraccio era meglio di qualunque cosa. Lo spingesti e lui cadde apposta, così ti ritrovasti praticamente a cavalcioni su di lui. La situazione non ti dispiaceva, per questo appoggiasti i gomiti sul suo petto e sostenesti la testa con le mani. Lo fissavi negli occhi impassibile. Ogni volta che li guardavi, ne scovavi un particolare diverso.

"Non sei più incazzata, gallina?" Ti sfottè come il suo solito. Ti piacevano le vostre giornate a casa perché sembravate una coppia che trascorreva i momenti insieme. Tu struccata, vestita male e magari con la sua maglia, mentre lui aveva sempre i capelli scompigliati che lo rendevano ancor più bello.

"Faccio finta di non aver sentito." Borbottasti alzando gli occhi al cielo.

"Sei bellissima." Amavi i suoi complimenti, anche se ti facevano diventare rossa. Anche quella volta, lui se ne accorse. Ti accarezzò la guancia, allora tu appoggiasti le mani sul suo petto e la testa su di esse. Gli desti due baci sul mento e poi allungasti le gambe, attorcigliandole con le sue.

"Non mi capita spesso di stare sotto." Ecco, a quel pomeriggio mancava una delle sue pessime battute da dodicenne in calore.

"Tu ancora non l'hai ricevuta una sberla come si deve da me." Dicesti incazzata, alzandoti in piedi infastidita.

"Ti sei forse scordata quella di settimana scorsa?" Sbottò lui divertito, mettendosi seduto e provando a prenderti la mano e farti sedere sulle sue gambe.

One shots; immagina » Footballers'Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora