Marc-André ter Stegen;

4.2K 98 4
                                    

Marc-André ter Stegen, Barcellona

Eri all'ultimo anno di superiori del liceo linguistico e avevi gli esami. Eri in ansia? Certo, eccome. L'anno successivo avresti iniziato l'università a Barcellona per diventare psicologa. Cosa ci azzeccava il liceo linguistico con una carriera da psicologa? Non lo sapevi neppure tu, ma nella vita non era la prima decisione stravagante che prendevi. Difatti, convivevi da un mese con il tuo ragazzo alla giovane età di 19 anni. Eravate andati a vivere insieme dopo soltanto due mesi di relazione e questo non era piaciuto molto ai tuoi, ma d'altronde tu non avevi mai avuto un buon rapporto con loro, perché come al solito non supportavano i tuoi sogni. Eri stata felice di poter andare via da quella casa e di non risultare più un peso e non essere continuamente ripresa. Andavi bene a scuola perché ci tenevi a realizzare i tuoi sogni, ma loro si lamentavano. Avevate discusso perfino quando avevi detto loro che ti eri fidanzata e che il tuo ragazzo aveva sette anni in più di te. Questo però non aveva permesso di allontanarti da lui, anzi questo vi unì ancor di più, fino a condividere lo stesso tetto. 

Il vostro appartamento era un attico. Stare con un il portiere del Barcellona talvolta di faceva sentire strana, soprattutto se non sei abituata alla fama. Tu appunto non lo eri. Vi eravate conosciuti grazie a Rafaella, la tua amica del corso di fotografia. Lei era la sorella di Neymar Jr. Amava molto suo fratello e lui lo stesso. Era brasiliana, simpatica, estroversa e non aveva paura del giudizio della gente, per questo motivo ti era subito piaciuta. 

La prima volta che incontrasti André, si trovavi proprio a casa di Rafa. Neymar era tornano prima da allenamento, portando con sé Rafinha, Ter Stegen e Denis Suarez Fernandez. Tu rimanesti a bocca aperta quando li vedesti, infatti uno di loro fece una battutina, proprio il tuo lui. Vi uniste a loro per un torneo di Fifa e la sera, quando tornasti a casa, vedesti una chiamata effettuata con il tuo telefono. Confusa, richiamasti ed era lui.

"Amore, sono arrivato." Sentisti il tonfo della borsa e poi lo vedesti da infondo il corridoio farsi strada verso di te, sommersa da libri, fogli, post-it e matite. Alcune le avevi usate per legarti i capelli. Lui ridacchiò a vederti in quelle condizioni. Si abbassò e ti baciò le labbra dolcemente, per poi girarti intorno e fermasti dietro la schiena, appoggiare le mani sulle spalle e farti i massaggi. 

"Bravo amore. Com'è andata ad allenamento?" Domandasti, mentre la tua testa era chinata all'indietro e gli occhi socchiusi per goderti il relax. Sentisti le sue labbra sul tuo collo più volte.

"Tutto bene." Rispose. "Sei pronta?" Si era offerto di aiutarti a ripassare i concetti di tedesco in vista dell'esame che avresti avuto due giorni più tardi.

Amavi le culture dei posti stranieri, quindi anche le loro lingue, ma l'unica che proprio non ti piaceva era quella del tuo ragazzo. La trovavi fredda, distaccata e troppo difficile. Ti veniva da ridere se pensavi ad André mentre parlava spagnolo, una lingua calda e sciolta, con un accento deciso e fermo. Qualche volta lo prendevi in giro, imitando il suono delle parole pronunciate da lui.

Lui si sedette di fianco a te e decideste di iniziare dalla parte orale, quindi ti descrivesti e parlasti di te. Durante l'esame avresti dovuto sostenere un discorso di questo tipo per tre minuti. Ti fece qualche correzione di pronuncia e di dativo e accusativo, ma riusciti a terminare la presentazione senza intoppi. Dopodiché vi dedicaste ai concetti di grammatica, tu gli ripetesti come fare le frasi secondarie, come declinare l'aggettivo, annotando anche su un foglio degli appunti. Poi lui ti interrogò sulla lista dei 150 vocaboli utili consegnatavi dalla professoressa. 

"Benissimo, sei brava, prenderai 100 alla maturità se studi tutto in questo modo."  Poggiò i fogli sul tavolo, dandoti un bacio sulla tempia.

"Dai! Non la gufare che sono in ansia." Borbottasti accarezzandogli la mano con i polpastrelli delle dita.

"Per questo motivo so io cosa fare ora." Disse molto lentamente, baciandoti la guancia. Si alzò e si posizionò dietro la tua sedia, accarezzandoti le spalle, scendendo lungo i tuoi seni, fino a prendere i lembi della tua maglia e tirarla su. Tu lo lasciasti fare, anche se il tuo pomeriggio aveva altri programmi.

"André io dovrei ripassare per l'esame di inglese." Mormorasti, mentre le sue mani erano appoggiate sulle tue gambe. In quel momento si era spostato davanti a te e ti stava baciando il collo con enfasi. La parte razionale di te ti diceva di studiare, ma quella irrazionale ti diceva di fregartene dei fogli.

"Piccola sei stanca e non concluderai nulla. Rilassati un po'." Ti sussurrò all'orecchio. Sentivi le sue labbra a contatto con la tua cartilagine e piano piano faceva sempre più caldo. Sul collo, probabilmente, erano già visibili delle macchie violacee. Lui ti prese le mani e ti fece alzare, così da poterti stringere a sé. Le sue mani ti circondarono la vita, così da alzarti e farti attorcigliare le gambe intorno al suo bacino. Mentre vi baciavate con passione, lui ti portò in stanza, andando a scontrarsi contro il muro qualche volta e facendoti ridere sulle sue labbra. Quando vi trovaste in camera da letto, tu gli tolsi subito la maglia, facendo passare le dita fini sui suoi addominali, lentamente, spostando le labbra dalla sua bocca alla mascella. Sentivi il suo respiro veloce e affannato premere sul tuo orecchio e ti soddisfatta sapere che tutto quello era per te. 

Lui riprese il controllo della situazione, scendendo a baciare il tuo ventre, giocherellando con il gancetto del tuo reggiseno, gli piaceva farti impazzire e a te piaceva impazzire per lui. Ti morsicò anche la pelle, lasciando dei lividi. Tu eri immersa nel piacere e ti chiedevi in che modo riuscissi ancora a stare in piedi, data la debolezza delle tue gambe dovuta al momento. Ti tolse anche il pantalone del traning, facendoti rimanere in intimo. Ritornò a baciare le tue labbra e a passare le mani sul tuo corpo. Avevi la pelle d'oca. 

D'un tratto si sentì suonare alla porta e lui si staccò di poco da te. 

"Amore, hanno suonato." Mormorò, mentre tu gli baciavi la guancia.

"Non vorrai andare ad aprire proprio ora." Borbottasti, fissandolo negli occhi indispettita. 

"Non ti lascerei così per nessuna ragione al mondo." Ti sorrise sornione, levando le matite, improvvisate mollette, dai tuoi capelli  facendoli ricadere sulle tua schiena. Tu alzasti le spalle e gli dedicasti un sorrisetto innocente.

"Benissimo." Dicesti, baciandolo con tutto l'amore che avevi.

---

Dedicato a 

Spero ti piaccia!

One shots; immagina » Footballers'Where stories live. Discover now