Marco Verratti;

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Marco Verratti, Paris Saint Germain

Ringraziasti l'autista per il viaggio e per aver scaricato i tuoi numerosi bagagli davanti a quella residenza. La villa era bianca e situata in mezzo ad un grande giardino contornato e decorato da aiuole e siepi.

Ti chiedesti in che modo saresti riuscita a portare tutti i bagagli dentro e dopo un accurato ragionamento, decidesti di trasportarli una alla volta, se non avresti voluto ucciderti. Ti incamminasti con la prima valigia e prendesti le chiavi dalla tua borsa. Finalmente apristi la porta di quella casa, la casa che finalmente avresti potuto definire tua e di Marco, non solamente di Marco. Dopo esserti laureata in psicologia, eri finalmente arrivata a Parigi, dove il tuo ragazzo viveva già da cinque anni. Già, avevate vissuto una relazione a distanza per tutti quegli anni.

Avevate deciso di proseguire la vostra relazione quando dopo quattro anni di storia, Marco ricevette un'offerta dal Paris Saint Germain. All'epoca giocava in Serie B e andare a far vedere quanto valeva in Ligue 1 era un'opportunità che non poteva rifiutare. Tu eri stata male inizialmente, ma eri contenta, molto contenta per lui. Dovevi finire l'università appena iniziata e non te la sentivi di seguirlo e quindi vi eravate fatti una promessa.

'Passano questi cinque anni e tu vieni in Francia.'

Quella promessa, inaspettatamente, eravate riusciti a mantenerla. Certo, era stato molto difficile superare le numerose crisi e vi eravate anche lasciati per due volte, ma alla fine il vostro amore aveva vinto. La volta che lui ti aveva lasciato perché non riusciva più a gestire la pressione, fu subito dopo un esame e tu non ci mettesti molto a raggiungere l'aeroporto. Quando stavate attraversando un periodo particolarmente teso, uno dei due partiva, lavoro e studio permettendo, per passare del tempo con l'altro. Eri pazza d'amore per lui.

Ti appoggiasti sull'ampio divano in pelle bianca. Desideravi metterti più comoda, ma sapevi che a momenti Marco sarebbe arrivato a casa dopo l'allenamento e volevi farti trovare lì, quindi data la tua testardaggine, indossavi un paio di jeans chiari e una camicetta in cotone bianca e ai piedi delle comode Adidas. Almeno quelle le togliesti. Sembravi una bimba impaziente. Avevi le gambe incrociate e continuavi a controllare l'ora, dondolando impaziente sul divano.

Finché non sentisti il rumore di un paio di chiavi nella toppa e poi dei passi venire verso il salotto. Eccolo lì, finalmente, il tuo nanetto. Lui posò lo sguardo su di te e gli occhi si spalancarono. Era sorpreso di trovarti lì, perché tu saresti dovuta atterrare a Parigi dieci giorni più tardi. Lui mollò il borsone e tu ti alzasti dal divano e gli correresti incontro, buttandogli le braccia al collo. Steste dei minuti così, con le sue braccia ben strette al tuo bacino e il tuo viso appoggiato nell'incavo del suo collo, per sentire il suo profumo. Lo avevi sempre adorato, fin da ragazzini.

"Amore mio..." Sussurrò lui, scostandosi di poco, per baciarti.

"Piaciuta la sorpresa?" Chiedesti alzando le spalle, con un grande sorriso.

"Tantissimo! Ma come hai fatto?" Chiese, aveva uno sguardo impagabile.

"Beh, ho prenotato il volo dieci giorni prima e in questi giorni ho sbrigato tutte le pratiche per lasciare l'appartamento e ho salutato tutta la famiglia di fretta, perché volevo arrivare da te oggi." Spiegasti, mentre lui ti trascinava per un braccio sul divano. Ti fece sedere a cavalcioni su di lui, che continuava a guardarti come se fossi la cosa più bella e più preziosa del mondo. Ti accarezzava il volto e ti metteva i capelli dietro le orecchie di continuo.

"Amore ma che hai?" Chiedesti divertita, passandogli una mano tra i capelli.

"Niente, sono solo sorpreso." Sorrise anche lui, scuotendo il capo, per poi baciarti passionalmente. Le sue mani stringevano il tessuto della tua camicetta con forza e tu gli accarezzavi il collo dolcemente. Vi staccaste senza fiato.

"Chiamo Neymar. Stasera abbiamo organizzato un torneo di poker a casa sua, ma non ci vado." Afferrò il cellulare affianco a lui e lo chiamò, allora decidesti di fare una cosa che da ragazzina facevi sempre. Quando stava al telefono gli mordicchiavi il collo.

"No, cretina smettila!" Cercò di allontanarti con una mano mentre con l'altra teneva il telefono, in attesa di una risposta.

"Smettila tu." Ridacchiasti baciandolo a stampo e poi scendesti lungo il collo iniziando la lunga tortura, mentre Neymar aveva risposto. Alternavi anche dei baci umidi e qualche volta sentivi dei sospiri pesanti da parte di Marco. Quando terminò la chiamata, tu lo baciasti ancora un po' e poi andasti in camera ad ordinare le tue cose, era una tua fissa quella di essere sempre ordinata.

"Eddai y/n, hai tutto il tempo del mondo per mettere in ordine le tue cose!" Sbuffó lui, mentre ti osservava mettere nel cassetto le maglie piegate. Tu ti voltasti a guardarlo, puntasti gli occhi nei suoi e non potesti far altro che sorridere felice di averlo lì con te. Decidesti allora di alzarti e sederti da parte a lui sul letto, che stava sdraiato su un fianco.

"Mi sei mancato tantissimo. Non ci credo che da domani ogni mattina ritroveró questa faccia da sberle a darmi il buongiorno." Concludesti appoggiando le gambe sul piumone comodamente.

"E io non ci credo che quando litigheremo potremo urlarci contro dal vivo e non tramite un telefono." Sussurró con una voce divertita, mentre ti prendeva la mano e ti faceva sdraiare, proprio ritrovandoti davanti a lui.

"Lo sai che esattamente otto anni fa ci siamo conosciuti?" Sussurrasti.

"Mhmh, era il 15 settembre 2009 e tu già all'ora eri bellissima..." Rispose facendoti sorridere.

Ti strinse il fianco sempre di più e tu lo baciasti molto lentamente, così da assaporare con tranquillitá quelle labbra che ti erano mancate moltissimo. Ti scostasti di poco e notasti che lui era in uno stato di trance, ancora con gli occhi chiusi e le labbra socchiuse. Passasti piano un dito su quest'ultime e poi gli desti diversi baci a stampo, anche questi lenti, senza mai staccare le labbra dalle sue. Non volevi rovinare il momento di pace fiondandoti sulle sue labbra per un bacio passionale. Accarezzasti la sua guancia e poi la base dei suoi capelli. Sentisti le sue dita alzarti il tessuto della camicetta e accarezzarti un lembo di pelle dolcemente, facendoti venire i brividi.

"Ti amo Marco." Sussurrasti piano.

"Ti amo amore." Replicó lui.

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Dedicato a _Francesca_22

Spero ti piaccia!

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