Paulo Exequiel Dybala {2};

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Paulo Dybala, Juventus

Spostasti la gonna, portando all'indietro i tuoi lunghi capelli neri. Sorridesti ai fotografi e cambiasti più volte posizione, fino a che non raggiungesti tua fratello, Leonardo, e Martina, sua moglie. Facesti una foto anche insieme a loro e quando finalmente vi liberaste delle numerose persone intente a ritrarvi, entraste nella grande sala, addobbata in modo raffinato e riusciste a salutarvi.

Abbracciasti entrambi, baciando più volte la guancia di tuo fratello, felice del premio che avrebbe ricevuto quella sera. L'evento era il Gran Gala del Calcio e tu eri lì proprio per sostenere Leonardo, anche se non era l'unica persona per cui eri contenta quella sera.

"Sei bellissima." Si complimentò Martina, squadrandoti da capo a piedi. Abbassasti di poco e lo sguardo e poi la ringraziasti. Avevi indosso un abito lungo, color giallo panna, con due spacchi e un corpetto che lasciava scoperta la tua schiena, ma che copriva le tue esili braccia interamente.

"Pure un po' troppo." Scosse il capo tuo fratello, facendo sospirare Martina e ridere te. Era sempre stato così e infondo a te faceva perché ti sentivi protetta, anche perché non era mai esagerato, ti lasciava sempre i tuoi spazi.

Li salutasti, dato che avevi visto al banco dei coktail la figlia di Buffon, Nina. Purtroppo ora no ti capitava più spesso di andare a Vinovo o a vedere le partite della Juventus, perché Leonardo ora stava al Milan. E inoltre, anche lui non c'era più, l'unico pretesto che ti avrebbe ancora spinto ad andarci.

"L'hai visto?" Ti chiese dopo qualche chiacchiera. Sospirasti, riducendo le labbra ad una linea.

"Non ancora." Scuotesti il capo. "Ho paura dell'effetto che potrebbe farmi. Infondo l'ho lasciato da poco e lui non l'ha accettato." Morsicasti il labbro, portando il bicchiere di spritz alla bocca.

"Lo capirà, ci vuole tempo. Hai fatto bene, quello che stai vivendo è il tuo sogno." Ti sorrise dolcemente Nina, guardandoti con quei suoi occhioni grandi da cerbiatto.

"Ma non sarò mai completamente felice senza di lui." Sbuffasti. Dentro te stessa c'era un tale casino che ormai non eri convinta più di nulla, i dubbi si accumulavano ogni giorni e la notte ti attanagliavano lo stomaco. I sentimenti mischiati alla ragione creavano scompiglio nel tuo cervello.

"Siete stati insieme due anni, è normale che anche tu faccia fatica." Ti rassicurò ancora, abbracciandoti. Era un'ottima amica e anche se ora tu vivevi a Tokyo.

Tu e Paulo eravate stati insieme due anni, più o meno. Paulo era arrivato a Torino a luglio del 2015 e il vostro fu un colpo di fulmine, difatti ad agosto, dopo le sue vacanze in argentina, gli avevi confessato i tuoi sentimenti, anche se ormai erano ovvi a tutti. Erano stati i due anni più belli della tua vita, avevate vissuto il vostro amore a cento all'ora, senza limitarvi in nessuna cosa e provando le emozioni più forti possibili. Finchè quattro mesi prima, decidesti di inseguire il tuo sogno e andare un anno in Giappone, per imparare la lingua e la cultura, la quale ti affascinava fin da bambina. Lui la prese malissimo, ma tu penasti che sarebbe stato meglio per entrambi, lasciarvi. Stare un anno senta vedere l'altro era pesante e non volevi che Paulo si limitasse per un tuo desiderio.

Eri tornata giusto una settimana, dato che ogni quattro mesi era possibile fare sette giorni di vacanze da tutte le attività, e dato che questa combaciava con il Galà, avevi deciso di tornare.

Lui era sempre stato davvero molto possessivo e avevate litigato un sacco di volte per questo, ma poi finivate sempre per fare l'amore, non riuscivate mai a stare incazzati uno con l'altro a lungo. Soprattutto tu con lui, perché prendeva a fissarti insistentemente con quegli occhi assurdamente belli, che resistevi ben poco. Gli stessi occhi che proprio in quel memento ti stavano fissando, come a scavarti dentro. Solo lui sapeva farlo, forse anche più di Leo. Gli bastava osservarti per capire cosa pensassi e spesso quella cosa ti rendeva fin troppo vulnerabile. La camicia bianca gli stava benissimo, la sua pelle leggermente scura la faceva risaltare e i pantaloni gli calzavano a pennello. Inevitabilmente ti chiedesti se qualcuna l'avesse aiutato a fare il nodo alla cravatta, perché lui era proprio negato. Ogni volta tu lo prendevi in giro, ma in realtà ti piaceva sentire il suo respiro sul tuo viso e ricevere un bacio ogni volta che lo aiutavi.

"Ciao." Immersa nei pensieri, nemmeno ti accorgesti che si trovava proprio di fronte a te.

"Hey Paulo." Le sua labbra si piegarono in un sorriso leggero, mentre tu lo guardavi intimidita. Era incredibile come fino a qualche tempo prima condividevate l'intimità più assoluta, mentre il quel momento saresti scappata dal tanto imbarazzo.

"Sei davvero bellissima." Potevi scommettere sul fatto che le tue gote si erano arrossate e di colpo sentisti caldo.

"Grazie." Alzasti la voce rispetto a prima, per non sembrare proprio sommersa dalle emozioni. Si inumidì il labbro e passò una mano tra i capelli.

"Usciresti fuori con me? Ti vorrei parlare." E ovviamente a quegli occhi non sapesti dire di no. Lo seguisti, facendovi spazio tra la gente e ti portò fuori. Una vola all'aria aperta, si voltò verso di te, prendendoti il polso. Sussultasti per un attimo, guardando le vostre braccia e poi il suo viso, con le labbra schiuse.

"Vieni nella mia auto, non voglio essere fotografato e visto da tutti." Ti disse, e aveva ragione. Essendo famoso, sicuramente più di te, doveva tutelare la sua vita privata e a questo eri abituata.

Eri seduta al posto del passeggero, passando lentamente le mani sulle tue gambe, leggermente scoperte dai due spacchi. Morsicavi l'interno guancia insistentemente, mentre lui pareva non aver intenzione di parlare, ma solo di continuare a battere le dita insistentemente sul volante.

"Non ti pare strano che fino a quattro mesi fa facevamo l'amore e ora non sappiamo neppure cos dirci?" Sospirò, voltandosi a guardarti. Aveva ragione, era tutto così surreale.

"Sei tu che volevi parlarmi." Dicesti tesa, voltando il viso verso di lui. La mascella ben definita si contrasse, mentre fissava il volante, soprappensiero.

"Mi manchi da impazzire." Ammise, puntando gli occhi nei tuoi. Riuscisti per un attimo a sostenerlo, ma poi ti costrinsi ad abbassare lo sguardo, per pensare con razionalità, almeno per quanto che la sua presenza te lo permetteva.

"Paulo, lo sai." Affermasti soltanto.

"No che non lo so. Perché mi hai lasciato?" Alzò la voce e questo ti costrinse a guardalo, di nuovo.

"Tra tre giorni riparto per il Giappone, non ricordi?!" Ribattesti alterata, alzando le braccia al cielo. Sembrava essersi dimenticato di tutto il contesto.

"Lo so, ma non ci abbiamo nemmeno provato." Sussurrò, dopo qualche istante di silenzio.

"Paulo torno una settimana ogni quattro mesi se riesco, sarebbe troppo difficile." Scuotesti il capo, portando un ciuffo di capelli dietro l'orecchio.

"Io ti amo così tanto che sarei disposto a provarci." Appoggiò una mano sulla tua gamba semi nuda e dopo un primo momento di sorpresa, anche tu la appoggiasti sulla sua. I battiti iniziavano a rimbombarti nelle orecchie. Sentirlo pronunciare quelle parole, dopo tutto quel tempo, con il suo accento bellissimo, ti rendeva felice.

"Non voglio che tu sia obbligato a essere fedele a una persona che non è con te." Mormorasti, guardando le vostre mani, ora intrecciate.

"Ma io non sono obbligato, io voglio baciare esclusivamente te." Fece una leggera pressione sulla tua guancia con la mano, si era notevolmente avvicinato. Tu non volesti voltarti, altrimenti avrebbe deciso lui per te, debole com'eri in quel momento.

"Lascia stare, magari io sto facendo tutto questo discorso e tu hai trovato qualcuno lì." Si allontanò, borbottando queste parole in un misto di fastidio e delusione.

"Paulo, ma cosa dici." Lo guardasti, scuotendo il capo e sorridendo leggermente. "Io ti amo ancora, benché ti abbia lasciato. Solo che ho paura, paura di quel che potrebbe accaderci se la viviamo separati." Confessasti, morsicandoti la lingua.

"Secondo me l'unica cosa che potrebbe accadere è innamorarci ancor di più. In questi quattro mesi ho capito che sei l'unica che potrà mai farmi provare queste cose." Ti mostrò la pelle d'oca sul braccio. Infondo aveva ragione, perché non ci avevate provato? Valeva davvero la pena rischiare di far finire una storia d'amore per la paura di viverla diversamente? No che non valeva la pena, soprattuto per una storia come la vostra. E quindi in pochi secondi prendesti il suo viso tra le tue mani e lo baciasti, con il bisogno di sentire finalmente le sue labbra sulle tue.

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Dedicato a DamnFede91

Spero ti piaccia!

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