Karim Mostafa Benzema;

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Karim Benzema, Real Madrid

"Datemi una cazzo di palla!" Urló l'attaccante. Tu lo fissasti piuttosto contrariata.

"Stai calmo, siamo all'ottantesimo e stiamo vincendo 3 a 0." Dicesti mentre gli passavi il pallone. Lui ti fissó con uno sguardo indecifrabile e poi si mise sulla linea del campo per fare la rimessa.

Aveva esagerato... Insomma manco stessero perdendo e dovessero recuperare, avevi pensato. Solitamente li comprendevi quando erano nervosi e nemmeno ti calcolavano quando gli passavi la palla - l'unico che ringraziava sempre era Marco Asensio, bellissimo e bravissimo attaccante -, ma non accettavi quando ti urlavano addosso, infatti ogni volta ti facevi sentire, come in quel caso. Non ti interessava se seri una raccatta palle e se lui era un giocatore del Real Madrid molto più grande di te, non era nessuno per rivolgersi a te in quel modo.

"Se ti chiedo il numero rischio di andare in galera?" Sentisti dietro di te. La partita era finita da qualche minuto e i giocatori erano quasi tutti negli spogliatoi, eccetto qualcuno che si era fermato per delle interviste e un altro, proprio dietro di te. Karim Benzema ti stava sorridendo e potevi notare delle piccole rughe ai lati degli occhi.

"Sei Benzema, non ti farebbero mai andare in galera, rovineresti la tua immagine." Rispondesti, appoggiando le mani sui fianchi.

"È anche vero." Ridacchiò lui guardando un attimo per terra. Dovevi ancora realizzare. Karim Benzema ti aveva chiesto il numero e tu stavi tergiversando. Qualunque altra ragazza ti avrebbe preso per pazza. Anche il solo fatto di poter parlare con un attaccante molto più grande di te di un certo calibro, le avrebbe rese elettrizzate. Anche tu eri sorpresa e felice, ma non stavi avendo la reazione che chiunque avrebbe avuto. Stavi cercando di mantenere la calma.

"Comunque no, non andresti in galera. Non li dimostro 19 anni?" Continuasti poi, alzando un sopracciglio. Davvero ai suoi occhi sembravi più piccola? Questo ti deludeva un po'.

"Si ma sai, per essere sicuro." Fece spallucce, non dando molta importanza alla cosa come invece avevi fatto tu. "Giochi nella Primavera del Real femminile?" Chiese poi, proseguendo la conversazione.

"No, nella prima squadra." Ti limitasti a precisare sorridendo. Volevi sembrare una persona gentile.

"Ma se hai 19 anni?!" Sbottò sorpreso lui, ridacchiando.

"Ho il potenziale. Se vuoi ti faccio vedere?" Lo sfidasi prendendo un pallone da calcio e incamminandoti verso il campo del Bernabéu.

"D'accordo." Replicò lui, entusiasta della proposta e già sicuro di batterti. Ti era già capitato di imbatterti in questo tipo di situazioni. Avevi capito che i maschi si sarebbero creduti sempre più forti di te nel calcio, nonostante tu fossi una delle attaccanti più forte del Real Madrid femminile. Erano così, non accettavano che una ragazza potesse aver più talento di loro. Tu li lasciavi nel loro brodo - avevano bisogno di almeno una certezza nella vita, i maschi - e facevi parlare i fatti.

Vi posizionaste in mezzo al campo e lui ti disse che ti avrebbe dato un privilegio, facendoti iniziare per prima, quindi potevi tenere tu la palla. Mentre ti muovevi, lui ti marcava insistentemente e ti stava davvero vicino. Era fastidioso e sapevi che lo faceva per farti innervosire. Ti voltasti di schiena e provasti a fargli tunnel di tacco, cosa che sorprendentemente ti riuscì. Recuperasti il pallone dietro di lui che ancora era stupito e iniziati a correre verso la porta. Eri veloce, ma nonostante ciò lui riuscì a rubarti la palla con un gesto elegante. Fece addirittura sombrero sopra la tua testa, ma purtroppo per lui l'aggancio non fu granché, così potesti allungartela e ti avvicinasti alla porta, che era sempre più vicina. Ti si affiancò ma con un doppio passo lo superasti e mandasti la palla in rete con un pallonetto. Osservasti il pallone della porta soddisfatta, per poi rivolgerti a lui.

"Battuto!" Lo spingesti e ridacchiasti e poi lui ti applaudì.

"Complimenti, ma andiamo, io ho appena corso per novanta minuti, tu sei fresca come una rosa." Si giustificò lui, sedendosi sull'erba verde del Beranbéu.

"Sono tutte scuse." Replicasti tu facendogli la linguaccia, divertita vedendo che lui rosicava nel sapere che tu lo avevi battuto. Lui restò il silenzio per un po', giocando con l'erba verde del campo. Sembrava riflettere.

"Fai sempre così?" Domandò dopodiché, confondendoti un po'.

"Così come?" Replicasti per capirci di più.

"La scorbutica quando devi passare la palla per la rimessa?" Ti chiese ridacchiando. Lo facesti anche tu.

"E tu fai sempre lo scorbutico quando stai vincendo e devi fare la rimessa?" Replicasti provocandolo.

"Scusa, so che non sono stato gentile." Si scusò sospirando e guardandoti di sbieco. Sembrava davvero dispiaciuto o magari lo faceva soltanto per fare colpo. Non avevi dimenticato che inizialmente ti aveva chiesto il numero.

"Non preoccuparti." Scrollasti le spalle

"Il problema è che mi faccio prendere dall'euforia. Hai fatto bene a rimettermi in riga." Ti sorrise riconoscente e con una nota di sorpresa nella voce.

"Nessuno lo aveva mai fatto prima, vero?" Chiedesti alzando le sopracciglia.

"Esatto. E la prima a farlo è stata una ragazzina di 19 anni." Ti sfotté lui, dandoti una spallata.

"Ragazzina a chi, vecchietto?" Ricambiasti la spallata. La vostra conversazione venne interrotta da una voce vicino al tunnel, che richiamava il calciatore di fianco a te.

"Karim muoviti, dobbiamo tornare alla Ciudad." Probabilmente era un preparatore atletico che lo richiamava. Effettivamente era circa mezz'ora che stavate lì fuori a prendervi in giro, giocare e ridere come se foste due bambini.

"Sto arrivando Miguel." Alzò la voce ed anche un braccio per fargli segno ti attendere soltanto un attimo. Lui aprì la bocca per chiederti qualcosa, ma tu lo precedesti.

"Prima che tu vada, mi potresti fare un autografo sulla maglia?" Domandasti porgendogli un indelebile dalla giacchetta della società, per poi toglierla e girarti dopo aver sentito la sua risposta affermativa. Le sue mani si appoggiarono sulla tua schiena scrisse qualcosa e la sua firma. Ti salutò accarezzandoti la testa e poi corse via. Tu rimanesti a guardarlo fino a che non scomparve dietro il tunnel. Poi sorridesti leggermente e scuotesti il capo, portando lo sguardo per terra.

Soltanto a casa ti rendesti conto del perché aveva impiegato molto a fare la firma. Oltre alle due parole Karim Benzema stilizzate, era presente anche un numero di telefono.

Chiamami se ti va

Eccome se mi va, Karim.
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Dedicato alla carissima e gentilissima avesvaleeh 😘

Spero ti piaccia!

One shots; immagina » Footballers'Where stories live. Discover now