-Molla le caramelle. Sono sue non lo vedi? - disse sicuro di se, sfidando Marco, il quale teneva le caramelle strette in mano. -Non più, ora sono mie. - sputò con rabbia e convinzione. Il bimbo assottigliò lo sguardo e sbuffò infastidito -Ridagliele o ti appendo all'albero. - lo aveva minacciato con la sua vocina acuta da bambino, avrà avuto appena otto anni, ma tentava in tutti i modi di camuffarlo e sembrare un ometto maturo. Era così carino questo bambino. Mi stava proteggendo, nessuno lo aveva mai fatto. Si voltò verso di me e come se si fosse ricordato solo ora che ero in una pozza di fango sorrise imbarazzato e mi porse una manina per aiutarmi ad alzare. Io l'accettai e mi misi in piedi sorridendogli grata e un tantino imbarazzata. Tornò a guardare Marco mutando la sua espressione da dolce a dura e fredda -Prima dovresti prendermi. - disse Marco e scappò via tirandomi una spallata e facendomi ripiombare nel fango. Sospirai rassegnata. Non mi avrebbe mai lasciata in pace quel bambino, avrebbe sempre continuato a rubarmi le caramelle. Sentii schizzare del fango alla mia destra e mi voltai confusa, trovando il bimbo dagli occhi azzurri tutto impiastricciato di fango affianco a me. Sorrise dolcemente e con una punta di divertimento e io aggrottai le sopracciglia -Perché ti sei buttato nel fango? - chiesi sempre più confusa pulendogli con un dito del fango dal naso -Per farti compagnia. - mi rispose facendo spallucce, ampliando il sorriso e mettendo in mostra due fossette ai lati delle labbra. Più passava il tempo e più pensavo che quel bambino fosse proprio carino. Sorrisi imbarazzata e abbassai lo sguardo, probabilmente ero diventata un pomodoro. -Grazie. - dissi a voce bassa. -Mi dispiace per le caramelle, mi sarebbe piaciuto ridartele. Non mi piacciono i bulli. - disse. Rialzai lo sguardo e lo vidi sorridere in modo dolce -Grazie lo stesso. Sei stato gentile. - risposi ricambiando il sorriso. -Io sono Sebastian. Vengo dall'America e ho otto anni. - si presentò goffamente porgendomi la mano. Ecco perché aveva un modo strano di parlare, non era Italiano. -Io sono Chiara e di anni ne ho sei. - mi presentai stringendo la sua mano. Aveva una stretta forte. Mi aiutò ad alzarmi e non smise un secondo di sorridere. -Vuoi venire a giocare a casa mia? Qui fra poco ricomincia a piovere e siamo tutti sporchi di fango. - mi chiese passando una mano sulla testa un po' imbarazzato. Che tenero era quando arrossiva. -Si. - risposi sorridente e ci incamminammo verso casa sua...

Da quel giorno mi aveva sempre protetta dai bulli e soprattutto da Marco. Era sempre stato come un fratello maggiore un po' buffo e scemo, ma ci volevamo bene e avevamo una bella amicizia.

Lui era stato il mio primo migliore amico...

-Rossi, la merenda, dammela. - mi ordinò Marco mettendomi con le spalle al muro. Anche in prima media dovevo sopportarlo. Alle elementari provava a rubarmi le caramelle e ora la merenda. Insopportabile stronzo. -No Marco. La merenda è mia, l'ho pagata con i miei soldi e me la mangio io. - affermai in tono fermo nonostante me la stessi facendo addosso dalla paura. Ti prego Sebastian, vieni a salvarmi. Ecco cosa pensavo, a dove cavolo si fosse cacciato in questo momento, quando avevo bisogno di lui. -Forse non hai capito. Dammi la merenda con le buone o me la prendo io con le cattive. - disse arrabbiato Marco. Maledizione Sebastian. Iniziavo ad aver seriamente paura visto che Marco si avvicinava sempre di più con fare minaccioso. Sebastian mi si parò davanti facendo indietreggiare Marco e finalmente tirai un sospiro di sollievo. -Sparisci Marco. - lo minacciò Sebastian avvicinandosi sempre di più a lui -E lascia stare la mia migliore amica. Non te lo ripeterò ancora, la prossima volta ti spacco la faccia direttamente. - continuò in tono duro e autoritario. Marco sbuffò e se ne andò via a bocca asciutta lanciandoci occhiatacce fulminee. Sebastian si voltò verso di me e mi sorrise dolcemente, sporgendosi per abbracciarmi, ma lo bloccai appoggiando i palmi della mani sul suo petto -Migliore amica eh? E allora perché ti presenti sempre all'ultimo? Mi stava per picchiare quel mostro. Che cavolo stavi facendo?! - sbraitai assottigliando lo sguardo -Chiara calmati. Bè, e-ero con... - si passò una mano sulla nuca e distolse lo sguardo abbassandolo, lasciando in sospeso la frase -Eri con Christina, non è così? - chiesi inarcando un sopracciglio. Non mi piaceva quella ragazza. Un'undicenne snob e oca che baciava il primo che capitava. Rivoltante e offensiva verso il genere femminile. Ma Sebastian non era il ragazzo che aveva una fidanzata e le ragazze come Christina gli andavano a genio. Pomiciavano in corridoio durante la ricreazione e poi ci si vedeva in giro per il prossimo round. Disgustoso. -Si. - confessò imbarazzato -Continuo a non capire perché non vuoi trovarti una ragazza fissa invece di passare da oca a gallina ogni giorno. Poi fa un po' come vuoi. - dissi acidamente incrociando le braccia al petto e abbassando lo sguardo frustrata. Intrappolò il mio mento fra il pollice e l'indice della mia mano e lo alzò facendomi incontrare i suoi occhi azzurri. Erano ancora come una volta, come quel giorno in mezzo al fango. Splendevano come allora quando mi guardava. -E dai bambolina, perdonami. Per favore. - mi chiese facendomi gli occhioni dolci. Mi sciolsi come un ghiacciolo al sole guardandoli. Era impossibile dire di no. -Maledizione, tu e i tuoi occhi. Ti perdono. - sbuffai rassegnata. Mi diede un dolce bacio sul naso e sorrise -Come farai senza di me quando io andrò in prima superiore e tu in terza media? - mi chiese circondandomi le spalle e iniziando a camminare -C'è sempre Adam a proteggermi, tu promettimi solo che mi aspetterai là. - dissi appoggiando la testa sulla sua spalla e sospirando. Quando era arrivato dall'America aveva dovuto ripetere la seconda elementare ma comunque era una classe avanti a me. -Ovvio. - mi rassicurò lasciandomi un bacio fra i capelli. Ma in quel momento non potevo sapere che sarebbero cambiate molte cose con il mio arrivo alle superiori, che lui sarebbe cambiato. -E ora, non è che mi daresti un pezzo della tua merenda? Sai, non ho fatto in tempo a comprarne una e fra un po' suona. - mi chiese. Ovvio, sarà stato troppo distratto dalla bocca di Christina per pensare anche solo un secondo a mangiare -Sei sempre il solito. - sbuffai divertita. Alzai la tavoletta di Kit-Kat davanti alla sua bocca e ne addentò la metà in un colpo solo. Si, era sempre il solito.

"Come aeroplanini di carta"On viuen les histories. Descobreix ara