Fifth

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Quel 4 luglio una famiglia aveva degli ospiti da soddisfare con cibo decorativo bianco, rosso e blu. Stuzzichini, dolcetti e quant'altro per inebriare il loro palato, il tutto condito dalla location che offriva il loro yacht. La festa per l'indipendenza americana doveva essere ricordata anche a miglia di distanza da casa. Una circostanza non sottovalutabile quando alcune presenze all'evento si ostinarono a perdere il controllo di sé stesse cambiando completamente l'obiettivo di rappresentazione di quei tre colori.

Le luci rosse e blu lampeggianti alternativamente invasero la spiaggia scura. Il tramonto stava terminando il suo spettacolo.

Due barelle trasportavano Clary e Diana, le autoambulanze erano ferme e stridule all'ingresso del molo. Harry e Niall venivano accompagnati dai paramedici vicino una terza auto del pronto soccorso. Infreddoliti e zuppi d'acqua vennero coperti da lenzuola di alluminio. Si guardavano stretti nelle loro spalle. Niall piangeva e Harry era sconvolto. Erano soli in quel momento, non potevo contare su nessuno. I loro genitori a Londra non dovevano sapere cos'era successo ma ne andava della vita delle loro migliori amiche.

«Come stai?» Harry si trovava seduto nella sala d'aspetto dell'ospedale, di fronte a Niall che poggiava la testa contro il muro dietro il proprio sedile scomodo e cigolante.

Le labbra di Niall erano serrate, non rispose, fissava la luce bianca delle lampade al neon sul soffitto. Forse voleva provare dolore, più di quanto già non ne provasse.
Harry si infilò le dita tra i capelli, i gomiti poggiati sulle ginocchia e gli occhi chiusi per percepire più buio di quanto già non vedesse.

Passarono delle ore e loro rimasero lì, in attesa.

Un grido chiaro, raccapricciante, fece saltare dalla poltrona a rotelle perfino la signora posizionata all'interno di una scrivania circolare al centro della sala d'accoglienza.

Un trillo ripetuto arrivò anche alle orecchie dei due ragazzi che si alzarono in piedi guardandosi negli occhi terrorizzati.

«Una delle ragazze arrivate con l'ultimo pronto soccorso si sta agitando» Disse una donna sulla trentina e in uniforme da infermiera al medico di sala che correva nella stanza da cui era provenuto lo strillo.

Harry e Niall si avvicinarono all'entrata della camera ospedaliera dove fino a quel momento Clary e Diana stavano riposando. Videro il medico controllare lo stato della ragazza rossa e di come cercava di calmarla dall' incubo che l'aveva fatta impaurire. Senza pensarci Niall si infilò dentro la stanza scontrandosi con due infermiere che ignorò per raggiungere la sua amica.

«Dottore posso calmarla io se me lo permette la prego!» Strattonò il braccio dell'uomo in camice bianco che gli diede il consenso quando vide la paziente rilassarsi alla visione dell'amico.

«Niall!» Il biondo le si avvicino prendendole la mano libera dall'ago collegato ad una flebo.
«Calma Diana ci sono qua io ora» Le accarezzò una guancia dandole un effetto calmante così da farle riprendere un respiro regolare.
«Che è successo? Perché sono qui?» Disse Diana apparentemente calma. Il dottore intanto si allontanò.
«Dovresti dirmelo tu... Ti ricordi qualcosa?» Diana scosse la testa adagiandola poi sul cuscino.
«Mi sento umida perché?» La sua voce diventò un sussurro. Niall fece cenno a Harry di entrare nella stanza. Era rimasto sulla soglia.

Clary sdraiata e ancora incosciente sul letto vicino a quello dov'era Diana. Una mano poggiata sull'addome coperto da un lenzuolo azzurrino era puntata da un ago ipodermico. La sua migliore amica la notò.

«Ch-che le è capitato? Che ci è capitato?» Tornò ad agitarsi e in due, Niall ed Harry, dovettero costringere la ragazza a rimanere tranquilla.
«Niente di grave, impiegherà solo più tempo per svegliarsi» Rispose Harry con tono pacato anche se i suoi occhi chiedevano asilo alle lacrime.
«Ora ricordo». Diana tornò con la schiena contro il materasso e gli occhi che seguivano la linea di contorno delle lampade sul soffitto. Le ricordavano le luci bianche che ornavano lo yacht su cui si era svolta la festa, quella finita quasi in tragedia.
«Eravamo sulla prua, penso, non so bene, la luce era soffusa, tutto sembrava offuscato, non...» Gocce d'acqua salata scivolarono sul suo viso rosato e le labbra si chiusero.
«Dobbiamo raccontare tutto alla polizia» Fu quasi un mormorio quello che arrivò dal letto di Clary. La mora si era svegliata giusto in tempo per sentire il brevissimo racconto di Diana. Subito ebbe l'attenzione di Harry che le andò ad accarezzare in segno di conforto il braccio libero da congegni medici.

Intanto nel padiglione del pronto soccorso entrava una ragazza bionda, alta, camminante sui tacchi di un paio di scarpe estive. I suoi passi riecheggiavano per il corridoio vuoto ed era seguita da due robusti agenti di polizia. Il trio fece il suo ingresso nella stanza dove erano i quattro ragazzi. Harry attirato dal rumore dei passi volse lo sguardo alla porta e la vide, Jennifer.

Epistulæ →narryOpowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz