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-Se vuole che sembri una che fa un porno natalizio ci ha azzeccato in pieno! – esclamai, indignata per il costume che ci aveva dato da indossare Luca. Consisteva in una tutina rossa, piuttosto aderente, in pelle. Era una specie di abitino, che al posto della gonna, aveva un paio di pantaloncini corti, a cui era attaccata una giarrettiera, per reggere le calze rosse con motivi natalizi a fiocco di neve bianchi e verdi. Le maniche erano lunghe e lo scollo ampio, decorato con delle applicazioni di tessuto verde scuro. In vita avremmo dovuto indossare un cinturino nero, in vernice, e in testa un cappellino a punta, anch'esso verde scuro, che terminava in un pon-pon bianco. L'unico merito che si potesse dare a quel completo era che teneva abbastanza caldo, quindi non saremmo morte di freddo con le bassissime temperature montane. –Non posso crederci. Danno anche la biancheria intima. Quanto sono squallidi. – esclamò Eva, disgustata, tirando fuori dalla busta che l'amico di Luca ci aveva personalmente portato a casa un paio di slip e un reggiseno rosso. –Ma dove diavolo hanno intenzione di portarci? In un bordello? – sbottò, schifata, lanciando la biancheria sul letto. –Quanto la fate lunga. È la sera di natele e andiamo ad una festa dove ci saranno altrettante ragazze vestite così. Basta lamentarvi e cambiatevi, per l'amor del cielo. – esclamò Christina, esausta a causa delle nostre lamentele, mentre si levava il cardigan, già pronta ad indossare i vestiti che ci avevano dato. Beh, lei era abituata ad andare in giro più nuda che vestita, quando partecipava alle feste, quindi immaginavo non si sarebbe fatta tanti scrupoli ad indossare quella striminzita tutina, considerando anche che aveva la forma fisica perfetta per farlo, con il seno non troppo sporgente e la pancia piatta, e che quindi poteva benissimo permetterselo. Ciò non toglieva che talvolta fosse davvero volgare. Circa mezz'ora dopo, fra urla esasperate e un mucchio di imprecazioni, eravamo vestite e truccate. Io avevo preferito non esagerare, mettendo solo la solita quantità industriale di mascara, ma nient'altro, per non esagerare troppo anche con il trucco. –Sembro una prostituta. – esclamai, osservandomi allo specchio, storcendo il naso in un'espressione di disgusto. Mi lisciai il pantaloncino con le mani, che avrebbe messo in vista gran parte della coscia se per disgrazia non avessimo indossato le calze. –Mh... non siamo così male. – mi contraddisse Eva, accanto a me, guardandosi il fondoschiena allo specchio. Mi coprii gli occhi esasperata e sbuffai, mentre Christina se la rideva, per l'improvviso cambio di opinione della mia migliore amica. –Andiamo, che i ragazzi ci stanno aspettando. – disse poi, avviandosi alla porta della camera, sculettando esageratamente. Roteai gli occhi al cielo e la seguimmo fuori dalla stanza. –Sapevo che non avrei dovuto accettare di venire. – borbottai fra me e me, sottovoce, in modo che le ragazze non mi sentissero. Non volevo farmi vedere vestita in quel modo, mi metteva tremendamente a disagio essere così esposta. Certo, anche a me piaceva provocare i ragazzi vestendomi in un certo modo, a volte, ma così era decisamente eccessivo. Appena fummo faccia a faccia con i ragazzi, e ci videro, smisero di colpo di parlare e si presero qualche minuto per guardarci meglio una ad una, come noi con loro. Il loro costume consisteva in un paio di pantaloni rossi, con delle bretelle, e un cappello come il nostro, solo più grande, floscio e rosso. Erano più nudi di noi, ciò mi consolò parecchio in quel momento, ma di sicuro avrebbero patito il freddo per tutta la serata essendo a petto nudo. Sentendomi osservata spostai lo sguardo su Sebastian, che trovai a squadrarmi da capo a piedi. Mi sentii avvampare, mentre le mie guance prendevano un colorito paonazzo, imbarazzata e a disagio, ma stranamente trovai l'insistenza del suo sguardo, cocente su tutto il mio corpo, anche leggermente piacevole e mi lusingò. Fu Christina, a quel punto, probabilmente infastidita e sentendosi anche leggermente messa da parte, a fargli distogliere lo sguardo da me, con un metodo molto poco ortodosso. Gli si lanciò letteralmente addosso, strusciandosi come un gatto sulle gambe del padrone, emettendo mugolii impercettibili, simili a fusa, mentre con sguardo da serpe mi fulminava con gli occhi. Se Luca non fosse venuto a parlarmi, proprio in quel momento, probabilmente le sarei saltata al collo e le avrei strappato tutti i capelli dal primo all'ultimo. Non capii bene se il ragazzo se ne fosse accorto e fosse venuto da me apposta per evitarmi di fare qualcosa di cui, in verità, non mi sarei affatto pentita, ma in tal caso lo nascondeva davvero bene. Iniziò a parlare, peccato che non stessi ascoltando neanche una parola di quelle che uscivano dalla sua bocca. Vedevo solo le sue labbra muoversi e con la coda dell'occhio la spudoratezza delle avance che Christina stava rivolgendo a Sebastian. Fra una toccatina e l'altra mi rivolgeva delle occhiate di sfida, unite a dei sorrisini strafottenti ogni tanto. Improvvisamente, accertatasi prima che li stessi guardando, mise una mano sul petto del ragazzo, afferrando le bretelle che gli reggevano i pantaloni, e lo baciò senza pudore, ostentando schifosamente la presenza della sua lingua nella bocca del ragazzo. A lui, dal canto suo, non sembrò nemmeno passare per la testa l'idea di togliersela di dosso, visto come le sue mani, dalla schiena di Christina, scivolarono fino quasi al suo fondoschiena. Era difficile mandare via il groppo in gola, a quel punto. Pensare che poco prima voleva bacare me e in quel momento stava baciando un'altra era devastante. Avrei dovuto fare come lei, prendermi ciò che volevo senza fare troppe storie, ma ci pensavo su sempre nei momenti sbagliati, come nei momento sbagliati agivo impulsivamente. Maledizione a me e alla mia testa dura. Ben presto, il dolore che quel bacio aveva procurato, iniziò a trasformarsi in un latro sentimento. Risentimento, rabbia. Mi si infiammò letteralmente il sangue nelle vene. Ormai fuori controllo, una volta che si furono staccati, dopo un'intensa performance di baci passionali, afferrai a mia volta le bretelle di Luca e lo tirai a me, baciandolo nello stesso identico modo. Non mi sfiorò nemmeno l'idea che tutto ciò appagasse Christina, l'unica cosa a cui pensavo erano le mani di Sebastian sul corpo della ragazza. Volevo farlo soffrire, volevo che fosse geloso. L'occhio mi cadde sul ragazzo in questione, mentre ancora baciavo Luca, e colsi perfettamente la sua espressione accigliata, che presto si trasformò nel ritratto della rabbia, una volta realizzato cosa stessi facendo e soprattutto con chi. Lo ammetto, per un secondo ne fui soddisfatta. Luca mi afferrò il braccio, interrompendo il bacio, e si avvicinò al mio orecchio. –Non usarmi mai più per ripicca. Non sono un giocattolo per far ingelosire Sebastian. – sussurrò duramente. Dalla sua voce percepii tutto il suo fastidio e solo allora realizzai l'infantilità delle mie azioni, solo allora finalmente me ne vergognai. Avevo imitato il prototipo di ragazza che disprezzavo. Rendendomi solo incredibilmente ridicola agli occhi di tutti. –Scusa, ma non ce l'ho fatta. – gli sussurrai a mia volta all'orecchio, lasciando trasparire il mio imbarazzo dal tono di voce. Si staccò e annuì. –Su andiamo. – sbottò Tom, a un certo punto, attirando l'attenzione di tutti su di lui e spezzando quella tensione che aveva iniziato ad appesantire l'atmosfera. Quasi non avevo notato che la stanza era calata nel silenzio, sembrava che tutti fossimo in trans, nessuno si muoveva di un passo. Infilammo i cappotti pesanti, appesi all'attaccapanni davanti alla porta, e ci dirigemmo alla macchina. Il viaggio fu piuttosto silenzioso, tranne per le indicazioni che Luca forniva a Tom sulla strada da seguire per arrivare al bar di questo suo amico. Una volta arrivato scendemmo dall'auto e noi ragazze ci dirigemmo direttamente al bar, aspettando i ragazzi, che si erano fermati a fumare una sigaretta. Avrei voluto unirmi a loro, ma non mi piaceva affatto l'idea di stare nello stesso luogo con Sebastian e Luca insieme, dopo la figuraccia di pochi minuti prima. Christina, senza dire niente a nessuno, se ne andò subito, disperdendosi nella folla di ragazzi e ragazze, tutti vestiti come noi, e Eva mi lasciò sola per andare al bagno, prima che tornasse Tom, con cui avrebbe passato tutta la serata. Mi rintanai in un angolino del bar, togliendo il cappotto e appoggiandolo sulle gambe, e misi le cuffiette che avevo infilato nella tasca di esso, ancora il giorno prima. La gente avrà pensato che fossi matta a mettere le cuffie in un bar con la musica, ma non me ne preoccupai affatto, troppo persa nei pensieri, che vorticavano da Sebastian a tutto ciò che mi stava accadendo in quel periodo, sempre riguardante lui, mentre il mio cervello gridava per avere un attimo di tregua, gridava "nicotina" una pausa per staccare.

"Come aeroplanini di carta"Where stories live. Discover now