CHIARA POV'

Inizio flash back...

-Bevo-bevo-bevo-bevo-bevo mi ubriaco e son felice anche se poi vomito. – Sebastian era sul bancone con Luca e Tom e cantavano a squarciagola facendo ridere gran parte dei presenti. Ero l'unica di sobria, visto che in tutta la serata avevo bevuto solo una birra offertami da Luca, tranne forse Tom che sembrava ancora un po' in se, tutto sommato. –Venite giù, pezzi di idioti. – Avrei sclerato da un momento all'altro se non si fossero calmati. Scesero ridendo. –Adesso andiamo a casa. – dissi categorica, fulminandoli con un'occhiataccia. Luca mi mise una mano sul sedere, interpretando male le mie parole, e non perse tempo a replicare. –Volentieri tesoro. – ammiccò, un'espressione ebete sul viso, compromesso dall'alcool. –Giù le mani. – gli disse Sebastian, fulminandolo con lo sguardo e stringendo i pugni. L'altro ragazzo ringhiò e mi lasciò il sedere, avvicinandosi pericolosamente a Sebastian che non tardò a fare lo stesso. Tom si mise fra loro, guardandomi, mentre tentava di tenerli lontani. –Senti Chiara, porto io Luca a casa, sono abbastanza sobrio per guidare. Tu puoi portare a casa Sebastian per favore? Se li lasciamo insieme si uccidono. Ti do i soldi dell'autobus. – disse, tirando fuori il portafogli e porgendomi la tessera dell'abbonamento. –Okay. – dissi, leggermente seccata per la situazione. –Andiamo Sebastian. – Mi mise un braccio intorno alle spalle, per tenersi in piedi, e andammo alla fermata. Dio solo sa perché a quell'ora di notte passassero autobus, ma era una benedizione divina. –Dio, puzzi peggio di una distilleria. –constatai, appena una ventata del suo alito si imbatté sul mio viso. L'autobus grazie a dio arrivò in fretta. Salimmo, prendemmo posto davanti, per evitare che gli facesse male, e si addormentò sulla mia spalla nel momento stesso in cui il suo sedere si appoggiò al sedile. Quando dovemmo scendere, svegliarlo prima di perdere la fermata, fu problematico. –Sebastian, svegliati siamo arrivati. – lo scossi per una spalla, chiedendo al conducente di aspettare un attimo. –Chiara, non ora. Sei così comoda, profumata e morbida, lasciami dormire ancora un po' ti prego. – Infilò la testa nell'incavo del mio collo, accarezzandomi la pelle con le labbra. Rabbrividii a quel contatto e mi mancò il respiro. Era del tutto andato, ma almeno sapeva dov'era e con chi. –Su alzati. – gli dissi, con tono più dolce. Mugugnò qualcosa di incomprensibile, poi si aggrappò a me, scendendo dal mezzo a fatica. Dopo pochi metri a piedi fummo sull'uscio di casa sua. –Eccomi, casa dolce casa! – urlò entrando e lanciandosi a terra. –Shhhh, sveglierai tutti deficiente. – sussurrai, riuscendo a stento a trattenere le risate, vedendo Sebastian steso a terra che si massaggiava il fondoschiena con espressione dolorante. –Stai tranquilla, non c'è nessuno... come sempre – per un secondo vidi i suoi occhi scurirsi, abbandonando la scintilla che fino a poco prima li caratterizzava, ma tornarono subito lucenti e allegri. –Ma se preferisci allora shhh. – disse e iniziò a camminare in punta di piedi. Che stupido ubriacone. –Sebastian, adesso basta. – Lo presi, trascinandolo su per le scale con difficoltà, e lo portai in bagno. Lo spogliai, imbarazzata, provando a non guardare il suo basso ventre, e lo misi sotto il getto dell'acqua fredda, provando a fargli passare la sbornia. –Vieni con me. È più divertente fare la doccia in due. – ridacchiò, le guance leggermente paonazze, l'espressione ebete. Era così dannatamente bello anche da ubriaco. –Sai che sei bellissima. – disse fissandomi. Sentii il cuore accelerare tutto d'un colpo a quelle parole e il sangue salire alle mie guance, che si surriscaldarono. –Stai delirando. Andiamo, ti porto a letto. – Lo presi per un braccio e lo feci alzare, portandolo in camera sua. Con un po' di difficoltà lo aiutai a vestirsi e a stendersi a letto, ma proprio quando stavo per andarmene mi trascinò con lui, facendomi stendere al suo fianco. –Senti, non voglio che nessuno ti tocchi, okay? Tanto meno Luca e il tuo amichetto Adamo o come cavolo si chiama. – Mi stappò un sorriso con quel piccolo attacco di gelosia. –Si chiama Adam e tu sei ubriaco. Ora dormi, prima di dire cose di cui ti pentiresti, io devo andare. – mi alzai, ma lui mi prese per un braccio e mi trascinò di nuovo giù, questa volta molto più vicina. Il mio naso sfiorava il suo e il suo respiro si imbatteva sulle mie labbra, facendo increspare la mia pelle di brividi. –No dai, resta qui con me. – Si spostò, scivolando verso il basso sul mio corpo, e mi appoggiò la testa sulla pancia, abbracciando le mie gambe. Rimasi impietrita per qualche secondo a quel gesto, ma sentendo il suo respiro caldo infrangersi sul mio addome, regolarmente e in modo dolce, mi rilassai. Infilai le mani nel suo ciuffo nero e iniziai ad attorcigliarmi le sue ciocce scure intorno alle dita, anche se erano ancora umide a causa della doccia. –Dormi. – sussurrai, compiendo con la mano libera un movimento che andava dalla sua fronte fino ad intricarsi fra i suoi capelli. Il suo respiro si addolcì e le sue braccia si strinsero di più attorno alle mie gambe, mentre rilasciava un respiro profondo, rilassandosi. –Chiara. – mi chiamò con voce roca, in un sospiro. Il suo tono mi fece rabbrividire, mentre la pelle d'oca iniziava ad incresparmi le braccia. –Mh? – mugolai, continuando ad accarezzare la sua morbida testa di capelli. –Ti amo. – Il mio cuore perse un battito, lo sentii letteralmente sprofondare nel petto, e rimasi immobile, tranne che per la mia mano che automaticamente continuava ad accarezzare i suoi capelli. Sentii lo stomaco attorcigliarsi, mentre intrappolava lo sciame di farfalle che avevano iniziato a volarci dentro, in una morsa letale. La mia gola si annodò, impedendo all'aria di passare, e sentii uno stranissimo, ma inaspettatamente piacevole, calore nel petto, mentre il cuore riprendeva a battere ad una velocità più sostenuta. Dovevo andarmene di lì, al più presto. Tutte quelle emozioni non erano sane, non per me. Poco dopo crollò in un sonno pesante, russando sommessamente. Gli tolsi la testa dalla mia pancia e districai le sue braccia dalle mie cosce. Portai un cuscino alla sua testa, appoggiandola sopra ad esso, e lo coprii con una coperta. –Notte Sebastian. – sussurrai, non resistendo a lasciargli un bacio sulla fronte, distesa e rilassata, e una carezza sulla guancia, per poi andarmene.

"Come aeroplanini di carta"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora