- 칠십 팔 -

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Il giorno seguente Yeonghee si svegliò nella sua camera, riposata e con un sorriso sul volto

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Il giorno seguente Yeonghee si svegliò nella sua camera, riposata e con un sorriso sul volto. Non impiegò troppo tempo ad alzarsi dal letto, come invece aveva fatto le settimane scorse, e con un lesto gesto delle braccia aprì le tende per lasciar splendere il sole mattutino sulla sua pelle.

La giornata prima l'aveva ravvivata come i fiori in primavera, tanto che Joowon si sorprese nel trovarla già in piedi quando passò per la sua camera. D'altronde, la vampira non pensava che l'idea di Sooyoung e Yerim potesse funzionare. Ma, a quanto pareva, Yeonghee aveva solo bisogno di un po' di conforto in quel mondo.

E con la felicità, le tornò anche la forza. Ebbe l'impeto di voler sudare e faticare come mai prima, probabilmente per sfogare la sua nuova identità in qualcosa di concreto. Così, quella mattina si ritrovò nelle fredde e oscure palestre.
Dubitava di trovarvi qualcuno, visti i tragici avvenimenti e il basso umore di tutti i vampiri. Eppure, nulla poteva più essere certo.

Vide una figura nell'ombra, all'angolo della spaziosa stanza, ma la ignorò; non era scesa per cercare guai. Si riscaldò velocemente e prese una spada dalla parete per allenarsi; Jaehyun le aveva insegnato una serie di posizioni e mosse che stabilivano la base dei combattimenti. Fissate quelle, sarebbero potuti andare avanti, e Yeonghee non voleva far altro se non imparare a difendere se stessa e gli altri.

Passò quasi mezzora a praticare attentamente ogni mossa; il sudore cominciò a gocciolare dagli angoli del suo corpo e i muscoli si tesero fino al loro massimo. Davanti a sé aveva un nemico immaginario, meglio identificato con Cha Daeho o Kim Donghyun, finché vi fu una vera e propria persona a contrattaccarla.

"Johnny..." Non vedeva il vampiro da un mese, e sperava che si sarebbero rincontrati in buoni rapporti. Ma gli occhi infuocati del ragazzo le trasmisero il contrario.

Come temette, cominciò ad attaccarla con la sua spada, e lei istintivamente si protesse. Guardava il suo amico scrutarla e esaminarla come fosse un nemico da annientare, e a stento si sforzò di scontrare la propria lama con la sua. Alla fine, senza che Yeonghee pensasse ai propri movimenti, fece una manovra improvvisa e la spada di Johnny finì a terra con un tintinnio. La stanza cadde nel silenzio.

"Johnny, ti prego..."

Johnny non spese un altro istante e riprese ad attaccarla a mani nude. Non fu una lotta iniqua; egli era uno dei migliori combattenti di tutti i tempi, e Yeonghee si rifiutava di ferirlo volontariamente. Ma il vampiro si portava volontariamente contro la sua spada, alzata per mera difesa, finché alla fine la ragazza non fu stanca e riuscì a farlo inciampare.
Johnny era visibilmente furioso e coperto di vergogna, ma continuò a scrutarla come a incentivarla a finirla lì.

"Attaccami, forza! Mi hai ai tuoi piedi, svigorito e immobilizzato!"

"No, Johnny! Smettila!"

"Fa' ciò per cui sei nata!" Esclamò il vampiro con più forza, tanto che i suoi tratti si annerirono nella mezza trasformazione. In un secondo fu in piedi, davanti a Yeonghee, pronto per ricevere il colpo di grazia. Ma ella, imperterrita, gettò l'arma lontana da sé.

Ciò scatenò Johnny oltre ogni previsione. Eppure, invece di attaccarla come avrebbe fatto normalmente, svuotò tutta l'aria dai suoi polmoni con in terribile grido che rimbombò per tutta la dimora. Cadde a terra in ginocchio, sfinito fisicamente e psicologicamente. "Avevo ragione, all'inizio. Avrei dovuto continuare ad odiarti..."

Johnny si prese il capo fra le mani e si ritirò fra se stesso; stava piangendo come pochi l'avevano visto prima, e non andava fiero di doversi mostrare debole ad una valchiria. Ma, in un modo o nell'altro, il suo cuore reagiva oppositamente a ciò che la ragione provava a convincersi di credere. "Dovresti essere crudele... Oppure questa è la tua tortura..."

"Johnny..."

Yeonghee si sedette davanti a lui e gli accarezzò la guancia con una mano, percependo le fredde lacrime scendere copiosamente. Il vampiro alzò il capo, e davanti a sé ella vide un uomo in tutta la sua vulnerabilità.

"Ti dovrei odiare, disprezzare... Dovrei strangolarti con queste stesse mani..." Mormorò alzando le braccia e avvicinandole alla testa della ragazza, solo per aggrapparsi alle sue spalle in un gesto disperato. "Ma tu non faresti lo stesso con me..."

"Puoi odiarmi quanto vorrai, John, perché l'odio che provo per me stessa non varrà mai abbastanza per scontare i crimini della mia specie."

A quel punto Johnny non ce la fece più a reggere il suo sguardo privo di menzogne e si avvicinò al suo corpo, in cerca di un po' di calore che gli potesse dar sollievo. E Yeonghee lo accolse fra le sue braccia, anche lei con le lacrime agli occhi, e cercò di aiutarlo come meglio poté, fra leggere carezze e sussurri rassicuranti.
Alla fine, entrambi ebbero bisogno di quel confronto per poter andare avanti con le loro tormentate esistenze.

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