132 -Liar

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Micaela aveva percepito il suo odore nel dormiveglia, ebbe l'impressione di sentire le sue labbra e di averlo sentito sussurrare... aveva detto che gli dispiaceva? Perché?
Micaela aprì gli occhi, la sua camera era vuota, eppure percepiva la presenza di William, era come se il suo calore non avesse del tutto lasciato la stanza.
Era irrazionalmente preoccupata, come se potesse sentire del dolore in quell'aria.
"Pixie..."
Non percepiva il battito di William, non riusciva a raggiungerlo e le era sempre risultato semplice.
Doveva essere colpa del cacciatore, che lo avesse catturato?
"Pixie... Maledizione..."
Perché il folletto si faceva attendere, le stava sempre incollato per complicargli l'esistenza cercando di esaudire i suoi desideri e adesso che lei aveva davvero bisogno di lui si faceva desiderare?
Percepì un flebile scampanellio e per un attimo Micaela temette di aver evocato il Cacciatore dai suoi incubi. Per un attimo lo immaginò emergere dalle ombre trascinandosi dietro il corpo esangue di William. Solo l'ombra di quel pensiero le provocava una fitta al cuore. E percepì le fiamme alimentare il suo fuoco. A fatica le trattenne dentro di sé. Perché continuava a immaginare il suo corpo senza vita? Ma stavolta non era solo un personaggio della fantasia oltre lo schermo. Lo aveva stretto, abbracciato, si era scavato una nicchia nel profondo della sua anima, pensare che il Cacciatore lo avesse cancellato dall'esistenza con la stessa facilità con cui si poteva rimuovere un segno di gesso da una lavagna le accendeva nuove fiamme.
"Pixie dove diavolo sei finito?"
"Sono qua, perché gridi, ero qua accanto a te..."
La voce trasognata del folletto la fece sobbalzare, lui fluttuava come una nuvola a malapena percepibile.
"Portami da William, adesso"
Il folletto la osservò in silenzio, una nuvola violacea e impalpabile.
"Che aspetti? Portami da lui adesso..." un singhiozzo le mozzò le parole "... Ti prego..."
Mentre il mondo svaniva attorno a loro avvolto dalle ombre Micaela percepì la voce del folletto insinuarsi tra i suoi pensieri.
"Mi dispiace, avresti dovuto scoprirlo in un altro modo..."
Emersero dalle ombre, l'odore del sangue impregnava l'aria. A Micaela non aveva mai dato fastidio, ma quell'odore era così forte e il pensiero che potesse essere in qualche modo legato alla fine di William le precludeva ogni pensiero razionale.
"Sei soddisfatto per adesso? O devo continuare per tutta la notte... Per me non è un problema, ma preferirei organizzarmi meglio la prossima volta..."
La voce di William emerse dalle tenebre.
Quando Micaela udì la risata tintinnante del Cacciatore fare eco alla voce di William sentì il suo cuore fermarsi. Il mondo appariva lentamente dall'oscurità, erano nella serra del parco, il suo posto preferito e adesso era macchiato dal sangue e dal senso di tradimento che le dava quell'immagine.
William stava pulendo lentamente la sua lama celata, davanti a lui una creatura di fantasia si sbriciolava, svaniva tornando al mondo da cui era fuoriuscito, ucciso dalla lama di William, per ordine del Cacciatore. La visione le strappò una risata amara.
A quel suono William sollevò lo sguardo e lei li vide, i suoi occhi neri spalancati e confusi.
Il Cacciatore la stava osservando divertito, come se si aspettasse quel momento, come se fosse certo che lei sarebbe arrivata, richiamata da quel silenzio che aveva percepito dentro di sé.
Era stato lui a isolarla da William, perché? Voleva che lo vedesse? Che il velo si sollevasse e spazzasse via le sue illusioni? Perché?
Micaela scoppiò a ridere, era chiaro, limpido, cristallino. Avrebbe voluto prendere al schiaffi William per essersi fatto usare, per aver ceduto al timore, aver permesso al Cacciatore di far leva sul suo costrutto, la storia che lo aveva generato e che inevitabilmente continuava a condizionarlo.
"Volevi che vedessi, volevi che lo abbandonassi da solo perché così avrebbe avuto solo te per salvarsi... Così da poterlo usare finché ti fosse stato utile... Ma poi lo avresti reciso perché niente, niente può distoglierti dalla tua idea vero? Ogni cosa deve andare al suo posto giusto? Qualunque cosa tu gli hai promesso non la manterrai, deve tornare alla sua storia alla fine, come tutto. Deve seguire il piano vero?"
Micaela vide il cacciatore fremere furente, non aveva previsto che lei fosse riuscita a comprendere il suo gioco, che Pixie le avesse rivelato più di quanto volesse. Micaela non si fidava veramente del folletto ma le aveva detto il vero. Il Cacciatore era irreprensibile e non avrebbe mai concesso a una storia da lui sorvegliata di uscire dai binari che l'immaginaria mano del fato aveva costruito.
Prima che il Cacciatore potesse fare qualsiasi cosa le fiamme lo avvolsero costringendolo a ritirarsi tra le ombre. Per un attimo Micaela ebbe l'impressione che la realtà stessa si piegasse dinanzi alla sua furia, poi il silenzio.
William aprì la bocca cercando di parlare ma si ritrovò a muovere le labbra senza emettere un suono.
Taci, non voglio sentire una sola parola, non una singola sillaba. La tua voce... Sono satura...
I pensieri di Micaela eruppero lasciandolo stordito, oscillò come se lo avesse davvero colpito. William si riscosse subito cercando di gridare, invano, non riusciva ad emettere un suono. Se ne stava fremente e teso, stringendo con furia i pugni chiusi.
Micaela non dovette nemmeno dirlo, Pixie li riportò a casa, nella soffitta polverosa dove tutto era iniziato.
William continuava a tentare di parlare, di inviarle i suoi pensieri ma lei lo aveva chiuso fuori, precludendogli la sua mente, i suoi pensieri, impedendogli di parlare.
Micaela trasse un profondo respiro e cercò di dosare la sua voce.
"Scusa, non dovrei incolparti di niente. Dovevo immaginare che potesse succedere, dopotutto è la tua natura, non potevi agire diversamente vero?"
Sollevò lo sguardo su William, i suoi occhi lucidi riflettevano emozioni che Micaela ormai non riusciva a comprendere. Dolore? Frustrazione? Delusione? O solamente rabbia. Avrebbe voluto dire che non le importava ma sarebbe stata una menzogna. Ma non voleva più concedersi di sentire niente.
Lui protese una mano tremante verso di lei poi si sfiorò il collo e lei poté distinguere chiaramente sulle sue labbra la supplica. Ti prego...
Lei scosse la testa e scese le scale, esitò prima di entrare nella sua stanza solo quando finalmente Pixie gli restituì la parola e udì William invocarla con voce spezzata, un lamento, un gemito di dolore.
Micaela si chiuse la porta alle spalle. Avrebbe voluto chiuderlo anche fuori da se stessa. Invece William se ne rimaneva là, aggrappato alla sua anima sanguinante dove si era scavato a forza la sua tana.





Day 132 - Prompt - lentamente (12.05.2021)

Una Finestra Sempre Aperta PARTE 1Where stories live. Discover now