87 - Waiting For The Worms

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Quel volto ingrigito dal tempo, quella pallida signora anziana distesa nel letto, dei fiori secchi e morti poggiati sul comodino. Protendeva la mano verso un'immobile mano scheletrica. Cercava invano di afferrarla e le scivolava continuamente tra le dita.
Poi quel volto esangue si era destato e due freddi occhi di ghiaccio si erano posati su di lui colmi di disprezzo.
Il colpo era arrivato improvviso, poteva percepire il sapore del sangue. Quelle urla biascicate e confuse, le lacrime che si mescolavano al sangue e poi il freddo. Una stanza vuota, il senso di vuoto e una voce infantile che rimbomba in solitario. Black si ritrova rannicchiato in un angolo ad attendere, stringendosi la testa al petto mentre la fiducia lascia il posto al vuoto.
Voci lontane, mani guantate che lo afferrano sgraziate, vani tentativi di ribellarsi.
Ganci, lacci stretti urla. E tra tanti volti sfocati emerge quel rugoso volto anziano. Un fetido odore e poi una mano grinzosa gli sfiorò il volto Così grazioso...
Black urlò e si ritrovò ad ansimare osservando la sua sanguinante mano tremante.
Perché quel dolore costante, perché quelle visioni, non voleva ricordare, eppure non tornava il coraggio di lasciarsi andare. Korov'ev lo osservava con i suoi impassibili occhi di brace.
Black si rannicchiò su se stesso e si voltò dando allo spettro le spalle.
Poi le parole emersero da sole, forse perché bruciavano troppo per poterle trattenere. E la sua testa soffriva già così tanto. "Ricordo questa donna, così vecchia ai miei occhi, così gelida, eppure mi mancava e non ne capisco il motivo... Ricordo chiaramente che mi hanno chiesto quante volte mi fossi rotto le ossa, ricordo lo sguardo addolorato... borbottii sommessi. Ma le miei ossa sono forti adesso... Non si spezzano più facilmente. Lo so, lo sento... Non sono debole, non cedo... Ho ucciso quel bambino debole, percepire i suoi ricordi è come guardare l'ombra di uno spettro... Sbiadito dentro di me..."
Black si sdraiò e lasciò il suo sguardo si perdesse nell'oscurità, più parlava più attorno a loro emergevano dettagli, una parete di roccia, incisioni. Black allungò la mano cercando di afferrare il vuoto davanti a sé.
Era uno stupido bugiardo, così patetico, si disse. Perché stava mentendo, perché ammettere che desiderava afferrare quella mano. Korov'ev lo osservava in silenzio, non c'era giudizio, non c'erano parole.
Che cosa vuoi da me...








Day 87 - pazzo (28 marzo)

Una Finestra Sempre Aperta PARTE 1Where stories live. Discover now