Rupture [h.s. - italian trans...

By Harryshvg69

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Rottura: [sostantivo] una separazione in parti o all'interno di una parte, uno scisma. In un mondo di distruz... More

Prologo
1. Lista di cose da fare di Miss Autumn
2. "La ragione per cui siamo in guerra sei tu."
3. "Lei è morta ormai, Liam."
4. "L'intruso è qui."
5. "Chiunque ha una debolezza."
6. "Chi è?"
7. "Sono Harry Styles."
8. "Ti odi per questo?"
9. "E cerca di non innamorarti della prigioniera."
10. Il peggior incubo di chiunque.
12. "Cosa fai?"
13. "Non ti ho ucciso."
14. "Ci sono degli uomini giù."
15. "Stavate tornando indietro?"
16. "Ecco perchè eri il mio bersaglio."
17. "Ti stai rammollendo."
18. "Quindi morirà?"
19. "Cosa sto facendo, Autumn?"
20. "I sentimenti sono per i deboli."
21. "Non mi hai lasciato finire."
22. "Hai fatto la cosa giusta."
23. "Cazzate."
24. "Ho bisogno che tu sia onesta con me."
25. "Buongiorno."
26. "Ti fidi di me?"
27. "Saluta Autumn."
28. "Penso di doverti delle scuse."
29. "Amore."
30. "Stiamo per entrare in guerra."
31. "Ti amo."
32. "Ne ho abbastanza."
33. "Ma non hai mai avuto il cuore spezzato."
34. "Basta."
35. "Ti dirò una storia."
36. "Stavo soffrendo."
37. "Oh mio Dio, Harry."
38. "No, Autumn."
39. "Va tutto bene."
40. "Tuo padre."
41. "Autumn ha ucciso papà."
42. "Tu sapevi?"
43. "Cosa hai fatto?"
44. "Dobbiamo provarci."
45. "Salutalo."
46. "Tu non verrai."
47. "L'ho promesso a mamma."
48. "Prima Anne."
49. Non parlai.
50. "Te."
51. "Perchè?"
52. "Stringimi soltanto."
53. "Vieni qui."
54. "Non scappiamo più."
55. "Babysitter."
56. "Provaci per me."
57. "È questo il motivo?"
58. "Lui è morto."
59. Non mantenni la mia promessa.
60. "Dov'è lui?"
61. "Me ne andrò io."
62. "Tornerò a casa da te."
63. "Apri gli occhi."
64. "Io ho fottutamente bisogno di te."
65. "Non lo sapevo."
66. Non era ancora tornata.
67. Crollai.
UPDATE
68. Ero arrabbiata.
69. E quello era abbastanza.
70. Epilogo.
"Questa è la mia ragazza."
"Posso dirti un segreto?"
"Mi piacerebbe provarci di nuovo."
Non di nuovo.
"Marianne Styles."
"Quella è mia moglie."

11. "So abbastanza."

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By Harryshvg69

Autumn

Nero.

Era tutto nero intorno a me appena iniziai a sentire il dolore nel mio stomaco riemergere, ricordandomi del mondo esterno. La mia testa era pesante, le palpebre attaccate, mentre ogni osso nel mio corpo non mi reggeva. Era tutto così stancante, così drenante, e mi trovai ad affondare ulteriormente in quella serena oscurità. Stavo bene nell'oscurità, ero abituata ad essa. Era molto, molto meglio di tutto ciò che mi attendeva dall'altro lato. Molto più sicuro e, forse, molto mia. Potevo trasformarla in qualsiasi cosa avessi bisogno, qualsiasi cosa volessi che fosse, a differenza del mondo che c'era dall'altra parte, che si forzava a gravarmi sopra. Mondo da cui avevo tentanto di scappare per anni, inutilmente; mondo che detestavo, con ogni fibra del mio corpo; mondo per cui non trovavo più interesse.

Non sapevo se fossero passate ore, giorni o settimane. Non mi importava. A volte, sentivo una mano sulla fronte o che si muoveva sullo stomaco, e avrei voluto spingerla via, avrei voluto imprecare contro la persona che disturbava la mia pace, ma non ne valeva la pena. Qualsiasi cosa fosse, non valeva la pena perdere questo; la mia fuga temporanea. Occhi verdi occasionalmente si affacciavano in tutta l'oscurità, portando colore nel mio mondo deserto, dove a niente e nessuno era permesso entrare, tranne a lui, e tutte le cose si collegavano. I suoi occhi non erano vuoti, nè superficiali, come tanti altri occhi, quelli avevano qualcosa in essi, raccontavano una storia diversa e desideravo averlo potuto incontrare anni prima, prima che io mi annullassi da tutte le cose vive. Forse allora, sarei stata capace di essere un essere umano funzionante, non semplicemente un robot, un mostro anche, che non aveva nulla se non gli organi usati per tenersi in vita, niente di speciale, di distintivo o di insostituibile.

Potevo sentire una voce in lontananza parlare con una più lieve. Sembravano felici, spensierati e, quasi, normali. Dubitavo esistessero nel mondo che dovevamo abitare ora. Niente di puro, nè di divertente, poteva sopravvivere nel mondo rotto in cui vivevamo. Contro la mia buona volontà, mi obbligai ad aprire gli occhi e lì c'era lui, facendomi dubitare della realtà di questo mondo alternativo da cui mi ero svegliata. Se lui era lì, sorridente, le fossette in bella vista sulle sue guance, apparendo come se non avesse il peso del mondo sulle spalle, allora come poteva essere reale tutto questo? Magari questo era un altro dei miei sogni, un pezzo del mio mondo oscuro, ma non era più così buio. Era illuminato dalla sua semplice presenza. Scelsi di rimanere in sielnzio, sentendomi esausta dallo sforzo fatto per tenere semplicemente gli occhi aperti. Teneva la bambina di tempo prima in grembo, facendole il solletico sui fianchi mentre lei provava a raccontargli una storia. Il suo sorriso era la cosa più bella che mi fossi mai permessa di vedere e volevo restare invisibile, se fosse significato che sarebbe rimasto in quel modo.

"Oh, sei sveglia." si accorse lui, prima che avessi il tempo di chiudere gli occhi e fingere di star dormendo. E fu allora che la realtà della situazione mi pesò addosso come un muro di mattoni. Velocemente mi alzai dal letto sconosciuto, mettendo le mani in posizione d'attacco, mentre i miei occhi frenetici vagavano per la stanza in cerca di una possibile arma. Il dolore allo stomaco lentamente riprese possesso di tutto il mio corpo, ma mi rifiutai di notarlo.

"Whoa, calma, va tutto bene." sussurrò con calma, mettendo giù la bambina -Raine mi sembrava si chiamasse-, prima di avvicinarsi a me, posando inaspettatamente una mano sulla mia fronte. Dovetti mordermi il labbro, per evitare di sussultare. La sua mano non si mosse per nuocermi, per me fu una prima volta, dal momento che quasi tutte le mani si muovevano per vendetta o vittoria. Le sue mani furono le prime a toccarmi per il mio bene, non per il loro.

"Come ti senti?" mi guardò, i suoi lunghi capelli, che non erano più tenuti indietro dalla bandana, gli erano caduti davanti agli occhi e lui sbuffò per spostarli. Non sapevo il perchè, ma risi alla sua spontanea, quasi infantile, azione, facendo riemergere il dolore allo stomaco. Un piccolo sorriso prese forma sui suoi lineamenti, prima di spostarsi indietro i capelli, legandoli in una crocchia, che, di nuovo, mi fece ridere perchè sembrava molto femminile.

Probabilmente non ridevo così forte da quelli che erano anni.

E tutte quelle risate mi procuravano un dolore spaventoso, ma ne valeva la pena.

"Siediti, hai ancora bisogno di riposo." la sua voce era così gentile, così calma e calorosa. Lui aveva quel tipo di voce che riusciva a farti addormentare, perchè dava quel senso di sicurezza, di serenità. Le sue mani quasi toccarono le mie braccia, ma non abbastanza velocemente, mentre tornavo a sedermi sul suo letto, sussultando leggermente, ma trattenendomi per non mostrarlo.

"Vedo che ti senti meglio, ti dispiace ridarmi la mia bandana, per favore?" E fu allora che, guardandomi il braccio sinistro, trovai la sua bandana stretta tra le dita. Con la poca energia che riuscii ad acquisire, allungai il braccio verso di lui, sentendolo come un ramoscello scollegato dal mio corpo. Lui allungò la mano, prendendo delicatamente la sua bandana, prima di gettarla alla bambina di cui mi ero dimenticata la presenza.

"Tieni questa con te, bimba." e la bambina -Raine, cazzo- annuì bruscamente, i suoi occhi fissi su di me, per qualche ragione.

"Bimba, mi dai i brividi." dissi, la mia voce stordita e rauca.

"Tieni, bevi questo, sei rimasta svenuta per un po'." Styles mi offrì un bicchiere d'acqua, io tentati di mettermi seduta, ma fu inutile, il mio corpo non collaborava mentre riuscivo a muovere solo le braccia esasperata.

"Lascia fare a me." disse Harry, mettendo la mano libera sotto la mia testa e sollevandola facilmente, mentre mi poggiava il bicchiere alle labbra con l'altra mano. Bevvi un sorso o due, prima che Harry iniziasse a farmi cadere acqua più sui vestiti che in bocca, dovuta dalla strana angolazione in cui teneva il bicchiere.

"Merda, mi dispiace." sibilò, allontanandosi in cerca di un tovagliolo, che non trovò.

"Merda." esclamò, correndo da Raine e riprendendosi la bandana, prima di asciugarmi il viso con quella.

"Gesù, basta!" dissi, ma scoppiai a ridere subito dopo. Era come se mi mancasse ridere, perchè era da tempo che non trovavo una ragione per cui ridere davvero.

"Okay. Scusa. Stai bene. Hai bisogno che ti cambi le bende? O forse degli antidolorifici?"

"Mi dispiace, vedi, lui parla un sacco quando è nervoso." si intromise Raine, salvandolo dal suo tormento.

"Non ci siamo presentate ufficialmente, io sono Raine." mi offrì la mano e, nonostante la mia stanchezza, la strinsi debolmente.

"Io sono Autumn."

"Certo che lo sei." disse, saltando sul letto, cosa che mi fece muovere all'improvviso.

"Cazzo." sussurrai tra i denti, tentando di non allertarla.

"Stai ferma, scema, è ancora addolorata." guardai Harry colpirle leggermente il retro della testa, mentre lei gli faceva la linguaccia. Quasi risi di nuovo, se non fosse stato per l'improvvisa ondata di dolore che mi trovai a sopportare.

"Dove sono, ad ogni modo?" domandai.

"Nella mia stanza." rispose Harry con una leggera scrollata di spalle.

"Normalmente porti tutti i tuoi prigionieri nella tua stanza?"

"Solo quelle attraenti." rispose Raine, ricevendo un altro schiaffo da Harry, che la fissava arrabbiato, come se le stesse ordinando di tenere la bocca chiusa.

"Mi piaci, bimba." dissi, sorridendole. Lei, in qualche modo, mi ricordava la vecchia me; un doloroso, ma allo stesso tempo gioioso, ricordo di come ero una volta.

"Piaccio a tutti. Dopotutto, devo piacergli se dovrò essere il loro capo un giorno."

"Ohh, punti in alto, capisco."

"Certo, è più facile se sei la figlia del capo dei burocratici." aggrottai la fronte al commento inaspettato di Harry, ma il suo sguardo era feroce quanto il mio.

"Non spargere odio, Caotico, non sai un cazzo di noi." replicai, quella poca energia che avevo la diressi nella mia rabbia.

"So abbastanza."

"Neanche lontanamente vicino, in realtà."

"Perchè? Perchè solo a voi burocratici è permesso avere un cervello funzionante? E tutti gli altri sono al di sotto di voi? Sei così piena di merda, Autumn!"

Non era del tutto così, ma io non gli avrei dato il privilegio di essere in disaccordo.

"È esattamente così, sì, spocchioso. E sono Griffin per te." dissi, digrignando i denti, mentre lui gettava in aria le braccia esasperato, prima di camminare via.

"È sempre così?" chiesi a Raine, che scrollò le spalle sogghignando leggermente.

"Spesso, sì."

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