Tamburello le dita sul tavolo del ristorante, osservando distrattamente l'orologio. E' in ritardo di mezz'ora, e non è da lui.
Prima che potessi finire l'ultima lezione della giornata, Shawn mi aveva mandato un messaggio con l'indirizzo del posto da lui scelto per il pranzo ed io, dopo essermi persa un paio di volte, ero riuscita ad arrivarci, rimanendo a bocca aperta davanti al ristorante giapponese che aveva trovato. I muri si alternano a grandi porte finestre; il colore dominante è il bianco che, per quanto io possa odiare con tutta me stessa, infonde una sensazione di calma e di tranquillità. Insieme ad esso c'è qualche sprazzo di argento, è davvero un bel posto, se non fosse che il mio ragazzo mi ha praticamente dato buca.
Sbuffo, addentando l'ennesima frittura di seppia. Di quante ne ho mangiate, nell'attesa che lui arrivi, credo che diventerò io stessa una di esse.
-Perdonami, perdomani, perdomani- Shawn fa il suo ingresso tutto trafelato, reggendo in mano un mazzo di rose rosse. Anche Will me le regalava sempre quando si rendeva conto di aver fatto una cazzata, a quanto pare non sono così diversi come sembra. –In studio abbiamo tirato le cose per le lunghe e...-
-...e hai il rossetto di Camila stampato sulla guancia- sbatte un paio di volte le palpebre, prima di scuotere la testa e pulirsi il punto con la manica della camicia a quadri.
-Non è successo niente di male, mi ha semplicemente salutato-
-Io non sto proferendo parola, sei tu quello che sta sentendo l'esigenza di giustificarsi con me- mi chiudo nelle spalle, continuando a mangiucchiare le seppie.
-Okay, sono nei guai- prende posto accanto a me e poggia le rose sulla sedia vuota. –Come è andato il primo giorno di college?- sfodera un sorriso a trentadue denti. In quel momento una cameriera si avvicina a noi e lui ordina per entrambi. Forse si aspetta una mia sfuriata da un momento all'altro.
-E' stato...strano- mi stringo nelle spalle, ritrovandomi a giocherellare con la tovaglia. –Voglio dire, è molto diverso dal liceo, i professori si pongono in modo differente nei tuoi riguardi e, non so, mi sono sentita parecchio sola, a dir la verità-
-Non hai fatto amicizia con nessuno?- scuoto leggermente la testa, vedendo i capelli arrivarmi davanti agli occhi. –Non mi hai detto niente nei messaggi-
-Non volevo farti preoccupare, e non volevo che pensassi che ho sempre bisogno che tu mi venga a salvare-
-Rose è solo il primo giorno, è naturale che tu ti senta un po' spaesata. Credi che io, la prima volta che mi sono esibito su un palco, fossi sicuro di me o delle mie capacità?- sbuffo, scivolando leggermente sulla sedia e incrociando le braccia al petto. –Rosebelle, io credo in te, puoi fare tutto, se solo lo vuoi-
-Siamo arrivati al punto in cui sei tanto a corto di idee che devi citare le tue stesse canzoni?-
-Beh se consideri che la maggior parte le scrivo pensando a te...- arrossisco, a volte mi dimentico di questo piccolo particolare. Che stupida che sono. –Ma ciò non cambia quel che ho detto. Riuscirai ad ambientarti perfettamente, probabilmente sei solo ancora un po' intimorita dalla gente, visto che non riesci a fidarti nemmeno di me-
-Sì, hai ragione, sarà questo- la cameriera ci porta le ordinazioni, facendo un leggero inchino con le mani giunte. –Credevo di essermi sbloccata almeno un pochino- divido i bastoncini e mi fiondo col sushi, unica consolazione della giornata.
-E lo hai fatto, guarda noi due: a parte i momenti in cui minacci di uccidermi, andiamo bene- il cibo gli cade sui pantaloni ed io sorrido. Sono davvero fortunata ad averlo. Così, addolcita, mi allungo verso di lui e gli schiocco un bacio sulla guancia. –Visto? Stai facendo piccoli passi-
-A volte mi sembra di essere una specie di drogata che sta cercando di disintossicarti-
-Uh sei proprio negativa oggi- mi dà un buffetto sul viso, masticando e sorridendomi. –Hai passato l'inferno, e questo lo abbiamo appurato un anno fa, ora devi semplicemente capire che non tutti siamo come Will o come quei deficienti dei tuoi compagni. E poi, è sempre un ambiente nuovo, hai bisogno del tuo tempo-
-Spero davvero che sia così-
-Ehi- colpisce leggermente il mio mento, facendolo sollevare appena. –Andrà bene, te lo assicuro-
-Credo che cambierò di nuovo colore di capelli- affermo, cercando di sviare il discorso. Tutta questa storia mi sta mettendo tristezza.
-Devo aver paura?-
-Penso che li farò ramati, sono sempre più convinta di essere nata per essere rossa-
-Ma sei castana, e a me piaci così- poggia una mano sulla mia testa, sorridendo. –E in qualsiasi altro colore ti presenterai, anche se fossi blu-
-Sai che ho avuto le punte azzurre un paio di anni fa? Avevo compiuto quindici anni da appena un mese e ho stressato mia madre per non so quanto tempo, fino a quando non ha ceduto. Tu non hai idea di quanto fossi contenta, credo di essermi scattata un centinaio di foto in quel periodo-
-Quando ci siamo conosciuti noi due ce le avevi bionde, e poi ti ho ritrovato multicolore-
-Ehi, quei capelli erano fantastici, e tu lo sai benissimo-
-Ma erano strani, questo me lo devi concedere-
-Dettagli, dettagli- gli faccio un cenno con la mano, facendolo ridacchiare. –Piuttosto, perché tu non te li fai crescere? Staresti benissimo-
-Vedremo- si stringe nelle spalle, prendendo un boccone di sushi. –Ah una cosa, che hai sognato questa notte?-
-Non riesco a ricordarmelo a dir la verità...perché?-
-Perché hai scalciato davvero tanto, ho le gambe piene di lividi-
-Scusa, a volte tendo ad avere sogni un po'...movimentati. Pensa che una volta mi sono svegliata con un occhio nero-
-Ti sei tirata un pugno?- riduce gli occhi a due fessure, corrugando appena la fronte.
-Sì, mia madre pensava che stessi combattendo con qualcuno anche mentre dormivo-
-Forse dovresti provare a non pensare troppo quando ti metti a letto. Ci sono sere in cui ti giri e ti rigiri venti volte prima di poggiare la testa sul mio petto e di addormentarti, è come se fossi insofferente-
-Diciamo che la mia testa carbura meglio di notte- mi gratto il capo. Ci sono state tante di quelle sera in cui sono rimasta sveglia ad osservare il soffitto, alla ricerca di risposte per domande che nemmeno conoscevo.
-Mettila a riposo qualche volta, ora non hai più niente di cui preoccuparti- le mie labbra si dischiudono appena, ma non fanno in tempo ad articolare alcun suono che Shawn mi interrompe, poggiando un dito su di esse. –E non dire che è tutta colpa del singolo, perché so benissimo che è così, e mi sento anche abbastanza in colpa, a dir la verità-
-Mi piace la canzone, soprattutto perché ha lo stesso titolo di uno dei miei film horror preferiti. E' tutto quel che comporta che mi fa andare fuori di testa, e mi dispiace se ti sto rovinando ogni cosa-
-Tranquilla, io non faccio che controllare i tuoi profili ogni volta che sei con Nate-
🌈🌈🌈
-Bu- arrivo alle spalle di Shawn, avvolgendo le braccia intorno al suo collo.
-Ehi bambolina, a cosa devo tutto questo affetto?- il ragazzo poggia la chitarra che stava tenendo in mano, ed io ne approfitto per schioccargli un bacio sulla guancia. –Va tutto bene?-
-Sì- mi siedo sulle sue gambe, scuotendo un paio di volte la testa. –Non noti niente di diverso?-
-Uhhmmm- si avvolge intorno al dito una ciocca dei miei capelli, fingendo di pensarci su un paio di volte. –Vediamo, per caso hai cambiato di nuovo colore?-
-Siiii- esordisco, proprio come una bambina piccola. –Ti piacciono?- domando, sentendo le guance diventare rosse come due pomodori. Diciotto anni, diciotto anni e ancora reagisco in questo modo.
-Certo, sei sempre bellissima- sorridiamo entrambi, prima che lui poggi delicatamente le labbra sulla punta del mio naso. –E sei arrivata in tempo per aiutarmi a scrivere-
-Bravo, mi sfrutti per le tue canzoni-
-Ma finiscila, che tanto sappiamo entrambi che ti diverti tantissimo a farlo-
-Colpevole vostro onore- mi stringo nelle spalle, muovendo avanti e indietro le gambe. –Allora, che avevi buttato giù?-
-And my dad said Shawn stay with me, everything will be alright. I know I haven't seen you lately, but you are always on my mind-
-Tutto andrà bene...c'è qualcosa che devi dirmi per caso?-
-Che? No no stavo solo...- si passa una mano tra i capelli scuri, sorridendo appena. –Stavo solo ripescando alcune frasi che avevo scritto quando ancora ci sentivamo su Twitter, e tu mi avevi appena detto di Will...e le ho unite ad alcune che, dopo, ho escluso da A little too much...ecco diciamo che l'idea principale è come quella, un discorso che avrei voluto farti quando vedevi tutto nero-
-Oh tesoro- poggio la fronte contro la sua, inspirando profondamente. –Quante cose avresti voluto dirmi quando ero ancora alla Constance?-
-Tantissime, troppe a dir la verità, ma non trovavo mai le parole adatte, e poi non potevo sapere cosa avessi passato, è brutto da dire, ma non ho mai avuto molti problemi nella mia vita, a parte un cuore spezzato, e non volevo che mi vedessi come un ipocrita-
-I don't know what you're going through...credo che tu possa continuare in questo modo- un largo sorriso si apre sul suo volto, seguito da un suo scatto fulmineo, con cui afferra il blocco degli appunti e penna.
-But there's so much life ahead of you-
-Mi hai detto questa stessa frase quanto hai fatto quel photoshoot contro il suicidio-
-All we can do is hold on- si stringe nelle spalle, contento del lavoro che stiamo svolgendo. –Ora, tanto per rendere la canzone ancora più realistica, cosa pensavi o cosa pensi quando cominci a vedere tutto nero?-
-Che, ogni volta che tengo tutti i miei pensieri in testa, peggioro solo le cose e che, come mi dici sempre tu, faccio lavorare troppo questa bella testolina-
-Think too much when I'm alone. I never win when I keep all my thoughts inside, so I pick up the phone-
-Perché la cosa del telefono?-
-Per ricollegarmi alla strofa di mio padre-
-Okay, adesso metti tutto insieme, prima che mi confonda ulteriormente-
-Devo ancora scrivere la prima parte, in realtà- si gratta la testa, visibilmente imbarazzato. Le sue guance si colorano di un tenue rosso, è così adorabile. –Non riesco a buttare giù qualcosa di decente-
-Ma un mese fa mi hai fatto sentire Treat you better, ed è davvero una bella canzone-
-Lo so, il problema è che, dopo quella, mi sono bloccato. Ho provato a pensare a come mi sentissi quando non parlavo su Twitter, quando credevo di averti persa ma niente, vengono fuori soltanto delle cose obbrobriose che mi vergogno anche solo di aver scritto-
-Anche a me a volte succede, non pensare che la mia testa sia un flusso continuo di idee spaziali. Ci sono giorni in cui mi limito a fissare la pagina bianca di Word, senza battere un singolo polpastrello sulla tastiera del computer-
-Quindi capita anche ai migliori- sorride finalmente, ed io posso tornare a respirare. –Mi aiuterai però? Sembra che, insieme, riusciamo a lavorare bene-
-Con economia politica sono a buon punto ma, se mi azzardo ad aprire il libro di diritto, mi viene mal di testa. Non riesco a capirlo-
-Ma se sei un genio, devi solo ricordarti per quale motivo fossi tanto felice di andare alla Columbia, invece di tornare a casa ogni giorno col musone e la nostalgia per il liceo-
-Se cancelliamo i brutti episodi del terzo anno, è stato davvero un bel periodo- mi stringo nelle spalle e lui scuote la testa, riprendendo in mano il taccuino. –I dont' know what you're going through, but there is so much life ahead of you- canticchio, improvvisando un ritmo lento o, almeno, quello che mi immagino che Shawn possa darle. –Okay e poi potresti aggiungerci and you won't slow down, no matter what you do, all we can do is hold on-
-Oh quanto ti sto amando in questo momento Rosebelle- comincia a scrivere velocemente quel che ho detto, con le labbra curvate per la felicità. –L'andamento che hai dato alla canzone...-
-Non lo so, stavo semplicemente pensando che, se dovesse venire realizzata, me la immaginerei così- Shawn si abbassa leggermente, stando attento a non farmi cadere dalle sue gambe, e afferra la chitarra, portandosela in grembo e avvolgendo un braccio intorno ai miei fianchi.
-Dimmi se ti va bene in questo modo- inizia a strimpellare qualche nota, ben concentrato da quel che sta facendo. Adoro vederlo suonare, sembra isolarsi da tutto e da tutti, come se il mondo esterno non esistesse più. Ed è davvero bellissimo guardarlo, memorizzare ogni suo dettaglio, studiare il modo in cui i suoi polpastrelli pizzicano le corde della chitarra.
-E' perfetto, sarà davvero una canzone bellissima-
-Lo spero, vorrei far uscire il secondo album per la prossima estate, ad aprile Handwritten compirà un anno-
-E questo vuol dire che il mio diciannovesimo compleanno si avvicina, sto invecchiando-
-Oh andiamo Rose, non è per niente vero- posa la chitarra, prendendo a giocare con le ciocche dei miei capelli. –E poi dovresti essere contenta, perché vuol dire che, finalmente, divento maggiorenne, così tu la smetterai con tutta quella storia dell'abuso di minore-
-No tranquillo ho controllato, l'età del consenso a New York è di sedici anni, quindi non rischio la galera-
-Questo sì che mi rincuora- si poggia una mano sul petto ed io scoppio a ridere, gettando la testa indietro. –Credevo che avessimo superato questa parte della nostra relazione-
-L'ho fatto, su questo puoi metterci la mano sul fuoco- riduce gli occhi a due fessure, visibilmente poco convinto da quel che gli ho appena detto. –Dai non guardarmi così, dico sul serio- gli do una leggera spinta e lui ridacchia divertito, passandosi una mano tra i capelli scuri.
-Ma Daisy dov'è? Di solito viene sempre con te dal parrucchiere-
-E' uscita con le sue nuove amiche della NYU- mormoro, giocherellando con le dita delle mani. Per lei è sempre stato facile fare amicizia, ha un carattere molto più aperto del mio e prende le cose più alla leggera, e non ci metterà tanto a rimpiazzarmi definitivamente.
-E perché hai messo su questo faccino?- mi dà un leggero colpo al meno, facendomelo sollevare. –Che hai Rose?-
-Niente è che...- scrollo le spalle, sospirando rumorosamente. -...è che ho solo un'amica, visto che una è morta e l'altra è andata a letto col mio ex ragazzo, e la cosa è abbastanza triste, perché vuol dire che, in tutti questi anni, non sono stata capace di crearmi altre amicizie. Non ho un carattere facile lo sai e, il fatto che, durante le lezioni, stia sempre da sola, non fa altro che avvalorare la mia tesi. Ho solo te, Nate e Daisy, e Alex vero, ma lei è a Berkeley, e la sento davvero poco-
-Vuoi sapere quel che penso riguardo a tutta questa storia?- faccio un lieve cenno di sì con la testa, vedendo i capelli finirmi sul viso. –Che tu ti stia semplicemente facendo condizionare dal fatto che Daisy abbia già delle amiche ma tu no. Non ha niente che non va Rose anzi, tutto il mio staff dice che sei molto simpatica-
-Il problema è che lo divento solo dopo la gente mi conosce, non mi apro subito-
-Non è un difetto questo. Ci metti di più a fidarti delle persone, non sei né la prima né l'ultima. E ricordati che io mi sono innamorato di te anche per questo. Ricordo ancora la Rose timida che ho incontrato al Meet&Great quel lontano quattordici ottobre di ormai due anni fa- gonfio le guance, mordendomi successivamente il labbro. Perché non riesco a sbloccarmi definitivamente?
-Sai che, a volte, la mia timidezza arriva ad un punto tale che mi vergogno di entrare in un negozio perché so già che le commesse mi rivolgeranno la parola?-
-Sì, l'ho notato- lo guardo di sbieco, e lui mi passa una mano tra i capelli. –Quando andiamo a fare shopping e ci chiediamo se stiamo cercando qualcosa in particolare, tu ti nascondi prontamente dietro la mia schiena e fai parlare me. Eppure, quando attacchi discorso, non ti ferma più nessuno-
-Sono strana, che ti devo dire-
-Smettila con questa storia- scuote leggermente la testa, contrariato. –Tutto ha le sue radici nella tua poca autostima. Una volta risolto questo problema, vedrai che le cose saranno più facili-
-Non credo che riuscirò mai ad essere più sicura di me, ad essere sincera-
-Beh io comincerei con l'evitare di passare tanto tempo allo specchio per vedere se ti sono cresciuti i fianchi o la pancia-
-Sto prendendo chili a vista d'occhio-
-Rosebelleee- mi rimprovera, incrociando le braccia al petto. –Cosa devo fare con te?-
-Abbracciarmi?- butto lì. Il ragazzo sospira e mi stringe al suo petto, poggiando delicatamente le labbra sulla mia fronte. –Adesso va decisamente molto meglio-
-Scema- sfiora la mia testa con la sua guancia, osservando la città di fronte a noi. –Sei bellissima, comunque, non capisco come tu faccia a non vederlo-
-E' come se fosse una cosa che ho sempre saputo, fin da quando ero alle medie. A quei tempi non c'era un ragazzo che pensasse che fossi carina, per tutti ero semplicemente l'amica bruttina, quella a cui chiedere consigli-
-Ti rendi conto che, in quel periodo, avevi undici anni e adesso diciotto? Sono cambiate molte cose, non ti sto dicendo che prima eri un mostro o altro, solo che, a quell'età, i ragazzi non capiscono molto, i loro ormoni cominciano a svegliarsi e loro si domandano cosa stia succedendo al loro corpo-
-Mia madre mi ha fatto la stessa discussione un bel po' di tempo fa, quando stava per venirmi il ciclo per la prima volta-
-Adoro quando mi paragoni a lei, mi fai sentire davvero importante- dice sarcastico, scoppiando a ridere subito dopo. –Senti, che ne dici se, visto che abbiamo casa libera, ordiniamo una pizza formato gigante e facciamo una bella maratona di Grey's Anatomy?- lo guardo sorridendo, è assurdo che sappia farmi tornare sempre il buon umore.
-Direi che sei il ragazzo migliore del mondo-
-Sì, ne sono consapevole- poggio la mano sul suo viso, spostandolo dall'altro lato, prima di allungarmi e stampargli un bacio sulla guancia.
-Mi dispiace, ti ho distratto, tu volevi soltanto comporre un pochino-
-Nah è tutto okay, soprattutto se penso che, un anno fa, stavo ancora cercando di capire se tu provassi lo stesso per me oppure no-
-Le cose possano cambiare molto velocemente-
-Oh non per noi, decisamente no- mi alzo dalle sue gambe, tendendogli una mano. Shawn la afferra ed io, con tutta la forza che ho in corpo, lo tiro su, rischiando di cadere sulla parete in vetro. –Credo che la nostra relazione sia stata la più lenta di tutte. Ci sono stati tanti di quegli intoppi che, a volte, avevo l'impressione di ritrovarmi all'interno di un romanzo-
-E sennò dove sarebbe il bello?- mi stringo nelle spalle, mentre lui incastra le nostre dita insieme, sollevando e abbassando le nostre mani a suo piacimento.
-Già, sarà proprio una storia fantastica da raccontare ai nostri nipoti, o forse non dovrei dire così, non vorrei causarti un attacco d'ansia-
-Che idiota che sei- mi stacco da lui, saltellando in direzione delle scale. –Io mi faccio il bagno, ci pensi tu alla cena e a tutto il resto?-
-Come ogni sera dopotutto- gli faccio la linguaccia e mi dirigo in camera. Mi blocco un attimo nell'osservare che Shawn ha messo sul comodino, proprio accanto alla nostro foto al Meet&Great, la prima che ci siamo scattati quando ci siamo messi insieme, e questo mi fa capire che ha imparato ad usare la mia stampante per le foto, incredibile. Glielo avrò spiegato tipo una trentina di volte senza ottenere i risultati sperati, visto che, ogni volta, rischiava di rompermela.
Scuoto la testa e mi fiondo in bagno, aprendo l'acqua della vasca e versandoci dentro il bagnoschiuma.
Mi guardo intorno, cercando di ricordare dove ho messo le bath bomb che ho comprato in quantità industriale in questi mesi.
Diamine, perché quando sistemo le cose, ho sempre la testa altrove?
Sbaaam!
sono distrutta. oggi sono andata a fare un po' di shopping pre partenza, ma mi sono dovuta alzare all'alba, ho mangiato poco e, adesso, sto per svenire.
shawn e rose sono davvero smielati in questi capitoli, credo che dovrò seriamente rovinare un po' le cose.
e niente, sono davvero stanca.
scusatemi.
un bacio
rose xx