Dangerous [hs]

By __soph

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«Due fumi tossici insieme creano l'ossigeno. Due veleni insieme creano l'antidoto.» Tratto dalla storia: «Non... More

Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 30
Capitolo 31
Capitolo 32
Capitolo 33
Capitolo 34
Capitolo 35
Capitolo 36
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Capitolo 41
Capitolo 42
Capitolo 43
Capitolo 44
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Capitolo 46
Capitolo 47
Capitolo 48
Capitolo 49
Capitolo 50
Capitolo 51
Capitolo 52
Capitolo 53
Capitolo 54
Capitolo 56
a voi
nuova storia su Harry!

Capitolo 55

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By __soph

Lily's pov

Continua a tormentarmi questo leggero gocciolare. Lontano, dalla lenta cadenza, ripetitivo e tendente al maniacale. Un tubo che perde, l'odore della muffa, gli spifferi d'aria fredda e i sassolini appuntiti sotto i palmi deboli e tremanti delle mani.

I miei occhi si abituano lentamente all'oscurità. Bruciano. Lacrime e polvere irritano le mie sclere. Sono circondata da quattro pareti e abbandonata su un gelido pavimento di pietra, sola come mai mi sono sentita prima d'ora. E tremo. Tremo, tentando di cessare il tumulto carezzandomi le braccia con le dita impolverate.

Prima l'intonaco pare sbriciolarsi e poi i muri accompagnano quella lenta danza elegante crollando e avvicinandosi alle mie gambe piegate, e dopo ancora sollevo le palpebre e le pareti tornano al proprio posto - non si muovono più, non mi soffocano più. Si gelano. Si bloccano.

Il tubo torna a gocciolare. Mi concentro sul ticchettio dell'acqua che colpisce il pavimento e accompagno quel dolce suono con il tremolare delle mie ciglia, le quali accarezzano ritmicamente la sommità dei miei zigomi pallidi.

Riuscite a sentirlo? Questo è il rumore assordante della follia che mi porta a mordere e leccare i polpastrelli delle mie dita, che mi porta a canticchiare parole sconclusionate per non percepire il sangue scorrermi nelle vene.

E poi affogo ancora nei miei pensieri...vi annego disperata come una mosca insignificante farebbe in un barattolo di miele color oro intenso. Mi lascio sopraffare. E ogni sfumatura di oscurità mi riporta a una debolezza che non sono riuscita a vincere, a una paura che non ho mai superato. A un problema passato che mi ha stretto le mani al collo, e a causa del quale mi ritrovo col culo appiccicato al pavimento di un vecchio scantinato.

Tutto peggiora di ora in ora. Dal pianto si passa alla realizzazione e al blocco, e da esse si finisce nel terrore freddo - quello che per esser tirato fuori necessita di essere strappato via dalla gola con le unghie.

La prima notte è sceso un ragazzo con gli occhi grigi e le mani grandi. In seguito al cigolare della porta in metallo ho percepito lo stonfo dei suoi passi sugli scalini in pietra, e il lento avvicinarsi di un respiro. Ha cercato il mio sguardo, mi ha porto un bicchiere d'acqua e un morso di pane. Ho mantenuto gli occhi bassi. Ho osservato il suo allontanarsi, ho ascoltato lo sbattere della porta. E sono rimasta il silenzio, e i miei occhi sono rimasti spalancati fino al mattino successivo. Lì ho capito che Snake Scott non aveva intenzione di vedermi. Non ancora.

Poi ho pianto di nuovo. Quelle sono state le ultime lacrime. Le ho lasciate seccare sulla mia pelle, poi ho atteso ancora. È sceso lo stesso ragazzo, quello con gli occhi grigi e le mani grandi. Mi ha portato un bicchiere d'acqua e un morso di pane. Questa volta l'ho guardato negli occhi, e ho permesso ad essi di parlare. Lui è rimasto in silenzio ma non ha mostrato pietà, limitandosi a dilatare le narici e a voltarmi le spalle nuovamente. Ho aspettato che raggiungesse la scale, poi ho parlato. E lui è tornato indietro.

"Il bagno." Ho sussurrato lentamente nel silenzio.

Per la prima volta ho sentito la sua voce. Qualcosa dentro di me si è rotto. Poi, dopo aver avvolto una mano intorno al mio polso, mi ha trascinata sgarbatamente in piedi, costringendomi ad incespicare per stare dietro al suo andamento.

E ho osservato. Ho contato gli scalini e il lento trascorrere dei secondi e il numero dei nostri passi, ho memorizzato il piccolo percorso e il colore sbiadito delle pareti. Ho calcolato tutto. L'ho impresso bene in mente, dipingendolo con colori accessi.

E poi, col ragazzo dalle mani grandi e gli occhi grigi ad attendermi fuori dalla porta della piccola stanza, ho dato sfogo al mio nervosismo. I cassetti erano vuoti, così come lo erano le mie tasche. Dopo i primi due minuti lui ha colpito la lastra di legno con le nocche, e ha sbottato uno "sbrigati." Allora le mani hanno ripreso a tremarmi.

Per la prima volta mi è tornato in mente Harry e il suo continuo ricordarmi delle potenzialità che possiedo ma che ancora devo tirare fuori. Mi sono ricordata di lui, e del fatto che questa volta sia necessario che mi salvi da sola.
Ho pensato di nuovo. Con le mani avvolte intorno bordo del lavello e i capelli a coprire il mio viso paonazzo. Ho pensato di nuovo.

"Sbrigati!"

E ho afferrato il pomello del cassetto appena di fianco alla porta, facendo pressione contro il legno marcio e umido per estrarre il lungo chiodo arrugginito che lo fissava in esso.
L'ho nascosto nella tasca, e con ciò è tornato il mio silenzio.

Oggi, al crepuscolo del secondo giorno, il mio segreto è ancora al sicuro. Sempre oggi, al crepuscolo del secondo giorno, mi rifiuto di mangiare. E aspetto. Il momento giusto non è ancora arrivato.

Ripenso ad Harry, e mi illudo che mi stia cercando e che sia pronto a salvarmi la vita come ha già fatto tante volte. Mi illudo che lui sappia dove mi trovo, e che sappia che io sto bene. Che non mi hanno fatto niente...

E proprio mentre la mia mente inizia a ripercorrere attimi passati, la mia pelle pare percepire il suono di passi diversi. Un andamento molto più pacato e calcolato. Non ho bisogno di alzare lo sguardo per capire che a scendere gli scalini sia Kendall.

Porta con sé il proprio profumo pungente e mi riserva uno sguardo magnetico e intenso, avvicinandosi a me con le mani nascoste in tasca.

D'istinto mi stringo le braccia al seno. Copro il mio petto. Lo faccio con energia, come se i suoi color muschio bruciato potessero leggervi dentro i miei sentimenti che iniziano ad impazzire. Trattengo il respiro e percepisco il lento gocciolare. Suono che si unisce al suo respiro e al suo calmo avvicinarsi.

"Lily." Mormora, lasciando che il mio nome scivoli dolcemente lungo la punta della sua lingua, la quale si arriccia contro il palato e torna a ritrarsi dopo un lungo sospiro. Ha uno strano effetto su di me - è come se mi risvegliasse da un brutto incubo. Mi ricorda che sono reale, che lui è reale. Che non è tutto frutto della mia immaginazione.

Lo osservo con occhi attenti. Lui piega le ginocchia e solleva i talloni per mantenersi in equilibro quando si sporge nella mia direzione per chiedermi se io abbia mangiato. Scuoto la testa, il mio cuore palpita violento. Sembra esplodere ad ogni battito, sgusciare fuori dalla gabbia toracica.

Lo sento dimenarsi in gola.

Lui trascina la lingua lungo i denti e l'interno guancia, facendo correre gli occhi all'acqua e al pane che sono rimasti intoccati vicino a me.

"Dovresti mangiare qualcosa."

Una strana rabbia inizia ad affondare i propri artigli aguzzi nella mia pelle. Mi azzanna le mani...e mi costringe ad ingoiare profondi sospiri.

Quindi, "vattene" replico senza guardarlo, col corpo che trema e le unghie che scavano lentamente nei palmi delle mie mani. Il mio stomaco si aggroviglia. Lui risponde con una piccola risata.

"Come vuoi." Il suo tono di voce è arrendevole. "Mi-" e si ferma. "Mi dispiace."

Mi mordo la lingua, le mie spalle hanno un sussulto. Kendall accoglie il mio silenzio e abbassa il capo, rilasciando un profondo respiro prima di rimettersi in piedi.

"Tornerò domani mattina."

Seguono la notte e la luna e le stelle. Per la prima volta il mio corpo cede alla stanchezza e si abbandona contro la parete, trapassato dal freddo e dalla fame. I miei sogni sono tormentati da occhi verdi e occhi grigi, da mani sporche di sangue e da treni persi. I pensieri mi riconducono a Harry. Le immagini sono confuse, ma percepisco la sua vicinanza. E lo perdono nel momento in cui il mio corpo si risveglia dalla paralisi nel cuore della notte, scosso da grida di terrore. Lo perdono nel momento in cui la diga rompe gli argini. Gli incubi prendono il sopravvento, il mio sonno si interrompe ma nessuno si preoccupa di raggiungermi.

Qualcosa di importante si respira nell'aria della terza mattina. La luce che filtra dalla piccola inferriata posta in alto alla parete si mischia all'aria fresca e all'odore di terra bruciata, che annuncia il riversarsi del sangue.
Accarezzo la tasca dei miei jeans e percepisco il metallo gelido del chiodo arrugginito che vi custodisco. Attendo.

E poi accade qualcosa di strano e di inatteso. In un primo momento il tempo pare rallentare, fermarsi e poi riprendere il suo lento corso, come se anche lui fosse in attesa di qualcosa. Successivamente il lento gocciolare - quello lontano, quello dalla lenta cadenza - pare interrompersi, e tutto tace. Un silenzio così forte che mi trema il cuore. Allora deglutisco e afferro quella che è la mia piccola arma, avvolgendovi intorno le mie dita sudate e tremanti e facendo sgusciare la mano fuori dalla tasca. Mi tiro in piedi con pacatezza e rimango in ascolto. Il vento sibila incerto.

Comunque mi tremano le ginocchia. Ho le rotule di gelatina, le articolazioni che si sciolgono sotto il peso della mia paura. La gola secca e gli occhi attraversati da aghi invisibili.

E quindi, semplicemente e inevitabilmente, accade. Lo percepisco in lontananza, un leggero rombare di motore che si avvicina selvaggio e inarrestabile. Lo ascolto coi sensi all'erta, vivi, affamati. E così  inizio a scandire il tempo col folle battito del mio cuore.

"Vieni qui. Non guardare. Va tutto bene."

"Harry..."

"Va tutto bene. È finito. Non ti farà più del male."

Al decimo battito cardiaco, esplode il primo proiettile.

Sì, è arrivato Harry. Sì, sono tornata. Sì, il prossimo è l'ultimo capitolo. Poi arriva Alienatio, anche se non c'entra un cazzo. (Comunque la parte in corsivo è un veloce flashblack)

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