Dangerous [hs]

By __soph

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«Due fumi tossici insieme creano l'ossigeno. Due veleni insieme creano l'antidoto.» Tratto dalla storia: «Non... More

Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
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Capitolo 27
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 30
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Capitolo 34
Capitolo 35
Capitolo 36
Capitolo 37
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Capitolo 50
Capitolo 51
Capitolo 52
Capitolo 53
Capitolo 55
Capitolo 56
a voi
nuova storia su Harry!

Capitolo 54

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By __soph

Harry's pov

Ci sono aspetti di Lily che ho sempre detestato. Primo fra tutti l'incondizionato vittimismo che guida ogni suo gesto, e che la introduce nella società nella quale è costretta a vivere oggigiorno.
La scusa perfetta per giustificarsi quando è nel torto.
Ma il coglione sono io che ogni volta ci casco! E mi lascio rigirare dalle sue iridi lucide e dalle sue ciglia tremolanti.

Io che ho sempre odiato le debolezze e la vulnerabilità in generale, e che per anni ho giurato di inseguire solamente gambe lunghe e sguardi accattivanti.
Lily possiede entrambi, sia le gambe lunghe che gli sguardi accattivanti, ma il tutto incastrato in un corpicino deboluccio e in un visetto timido. Ed è andata a peggiorare - le prime volte possedeva un maggiore slancio vitale, il quale è appassito col tempo. Che sia questo ciò che mi ha attratto a lei? Il bisogno primordiale di rassicurarla? Di proteggerla?

La verità è che Lily rappresenta la parte di me che necessita di esistere solo per essere amata. Desidero essere amato. Ne ho bisogno per respirare. E amando lei ho trovato il mio piccolo rifugio, negli angoli e negli spigoli e nelle curve del suo corpo. Il seno, il collo, il fianco e la curva della coscia che scivola fino al nodoso ginocchio.

Aveva il vizio di svegliarmi con baci e carezze sul viso. Iniziava dal mento e finiva per sfiorare le mie palpebre chiuse con le labbra, tentando un approccio tanto gentile quanto rassicurante. Aprivo gli occhi che già mi sentivo totalmente a mio agio, stretto e premuto e per metà soffocato dal corpo di lei. E la cosa che più mi manda fuori di testa è il nostro rapporto in sé, morboso sin da principio ma divenuto totalitario dopo la prima volta che ci siamo messi le mani addosso.

Ho mandato tutto a puttane. Semplice e conciso come un insulto. Ancora mi chiedo cosa volessi ottenere: rispetto e ubbidienza? Talmente ero accecato dall'irritazione e dalla paura che ho dimenticato chi stessi maneggiando - eppure non l'avrei mai fatto. Non sarei giunto a tanto, e lei lo sa. Si è lasciata trascinare nel baratro dai vecchi rancori e dalle vecchie paure, ma la colpa è mia che ho finito per perderla.

Eppure non sapevo cosa volesse dire disperarsi finché non ho ricevuto quella chiamata. S'intende disperarsi fino a piangere, fino a urlare.
Era la voce della sua amica. Quella di cui Lily parlava in continuazione, quella che le stava sempre attaccata al culo. Sarah, la riccia dalla carnagione olivastra.

È stata una telefonata breve, una di quelle improvvise, una di quelle che non ti aspetti mai. Un sussurro tremante, un "Lily è lì con te?"

No, le ho risposto di getto e senza pensare alle conseguenze. Come urtato da tale supposizione dopo quanto successo. Perché?

Ed è seguito il silenzio. Un'assenza di suono che mi ha permesso di ascoltarmi e di capire senza che lei avesse bisogno di aggiungere altro.

Perché io non la trovo più.

E cosa fare dopo un'affermazione del genere? Teoricamente andrebbe mantenuto un certo contegno, una calma ferma indispensabile per respirare. Eppure qui si parla di Lily, e di Snake Scott che per ammazzarmi sarebbe disposto a sgozzarmela di fronte agli occhi.

Ho semplicemente rimosso tutto ciò che è intercorso tra la fine della telefonata e l'arrivo nell'ufficio di Morgan. Non ero in me né quando mi agitavo sul sedile in pelle dell'auto di Benjamin, né quando tamburellavo i piedi sul pavimento di quella casa infernale.
L'ho chiamata quindici volte. Quindici telefonate a vuoto. Ho iniziato a vomitare blasfemie alla terza, alla decima stavo urlando e a quella successiva sentivo le lacrime bruciarmi le sclere.

Tanto che Benjamin ha dovuto strapparmi il telefono di mano, ed è stato costretto a schiaffarmi il palmo in faccia per evitare di essere preso a manrovesci.

Ha coperto le mie urla con le sue. Stavo diventando pazzo.
Morgan sembrava più toccato dal mio delirio che dall'effettiva scomparsa di Lily. Ché lui con me è sempre stato sincero: di Davis non glien'è mai fregato un cazzo. Solo io ho importanza per lui - il mio dolore è anche il suo.

Imbottito di ovatta. Mi sento il cervello imbottito di ovatta. Mentre tutti in cerchio osserviamo le dita di Morgan scorrere sulla cartina dei quartieri di Phoenix, io mi sento il cervello imbottito di ovatta. Totalmente rincoglionito e col respiro rantolante.

E ogni tanto ce la faccio a calmarmi e a concentrarmi sulle parole dell'intera gang, eppure un secondo dopo tutti i pensieri devianti tornano ad oscurarmi la vista. E mi massaggio il viso con le mani sudate, ingoiando mormorii affranti. Una tortura che non sembra avere mai fine.

Continuo a domandarmi dove potrebbero averla portata, di quanta paura stia provando in questo istante, del male che le hanno inferto o le stanno per infierire. E, lentamente e silenziosamente, inizio a perdere la testa.

Lì, in un angolo della stanza, col culo schiacciato sulla sedia e le gambe divaricate. Le braccia incrociate al petto e lo sguardo assente.
Con le voci di tutti a ronzarmi nelle orecchie.

Ché nessuno si aspettava mica un gesto del genere! Credevamo fosse troppo rischioso, che Snake non avesse il coraggio di compiere un gesto talmente azzardato: e invece no. Stava soltanto aspettando il momento giusto.

Adesso Morgan sta indicando tutti i possibili luoghi della città dove potrebbero aver portato Lily. Sta guardando Ryan, il quale segue con lo sguardo le sue dita scorrere lungo la cartina dei vari distretti. Io non mi sento più le gambe.

Mi sembra impossibile partecipare attivamente alla conversazione senza rischiare un crollo nervoso, e per questo rimango in silenzio. Ingoio ogni suono che necessita di essere emesso e mantengo lo sguardo fisso sulla punta delle mie scarpe, ripetendomi che va tutto bene, che Lily sta bene, che non l'hanno sfiorata neanche con un dito. È un mantra continuo, che inizia basso e lento e diviene presto ossessivo.

"Non possono essere andati tanto lontano. La città è grande ma molto abitata, per questo dobbiamo iniziare a cercare in periferia. Qualche idea?"

Thomas non ha aperto bocca da quando la discussione è iniziata. Rimane nascosto in un angolo dello studio come un fantoccio accartocciato su se stesso, con la sigaretta spenta tra le labbra e le braccia incrociate attorno allo schienale della sedia.

Il suo sguardo non ha incontrato il mio neanche una volta. Spalle ricurve, sopracciglia profondamente aggrottate - è a disagio. Ciò significa che rimanere in silenzio sarebbe a lui più convivente che parlare, e che di conseguenza lui sappia più di quanto sia disposto ad ammettere.

Lo guardo un'altra manciata di secondi prima di serrare i pugni e la mascella, alla disperata ricerca di un briciolo di lucidità. Quanto basta per non lasciarmi trascinare in fondo al baratro.

"Thomas?" La mia suona come una domanda sebbene sia posta con voce ferma - così improvvisa e intrisa di saccenza che gli altri si sentono quasi in dovere di tacere, in modo da lasciar spazio al silenzio più pesante mai sperimentato in questo studio.

Mi guarda. Impassibile, freddo e apparentemente intoccabile. Poi deglutisce, e tremola il suo sopracciglio. Sta lottando contro se stesso e contro gli occhi di chi lo guarda, rispondendo al silenzio con un'ulteriore assenza di suono.

Eppure il terrore glielo si legge addosso - lui che non ha nemmeno la paura di morire. Quando risucchia le guance tra i denti, quando picchietta le dita contro lo schienale della sedia, quando dilata le narici e quando corruga la fronte per fingere un'espressione confusa.

"Ascoltami bene." Parlo lentamente. La fiamma lenta ferisce più della vampata improvvisa, e questo lui lo sa bene, perché sembra essere toccato dalla mia voce nella maniera più intima e profonda. Vi legge la minaccia.

"Se c'è qualcosa che devi dirci, fallo adesso. Perché giuro sul nome di mia madre che se scopro un tuo possibile coinvolgimento...Thomas, io ti ammazzo. Questa volta per davvero."

Ho gli occhi di un pazzo. Me li sento bruciare; e le ferite alle mani paiono aprirsi di nuovo - ma sto solo stringendo i pugni fino a scorticare le vecchie cicatrici sulle nocche.

I ragazzi mi danno man forte. Non si tratta unicamente del rapimento di Lily, ma della reale scintilla che ha dato inizio all'ultima delle sfide. Ogni singola informazione è indispensabile in un momento di tale delicatezza.

E l'aria diviene presto irrespirabile, insufficiente, impoverita. Sporca.
Thomas sposta la cicca spenta dalle labbra al retro dell'orecchio destro, poi sorride senza guardarmi.

Ché questo ragazzo ha sempre recitato una parte. E verrebbe da pensare che una delle spie di Snake sia lui, che abbia finto per anni o che sia stato comprato il suo silenzio - eppure le apparenze sono così ingannevoli che hanno reso ciechi anche i miei occhi, troppo iracondi per vedere. Thomas...lo stesso ragazzino di sedici anni che lottava con me per sconfiggere la dipendenza, lo stesso ragazzino che ha perso la propria battaglia contro la droga.
Lui non è cattivo. Non penso lo sia mai stato.
Lui è semplicemente incapace. Incapace di controllarsi, di spiegarsi, di dare un freno ai propri stimoli - il che non è sinonimo di crudeltà, ma di inconsapevolezza.

E quindi Thomas decide di parlare, non perché io glielo abbia ordinato ma perché è stata la sua coscienza a decidere per lui. Perché è sempre stato tutto parte di una logica ben calcolata.

"È troppo presto per parlarvene." Commenta a bassa voce, trascinando la lingua lungo le proprie gengive. Gesto inconsueto che designa il suo accentuato nervosismo.
"Ma penso sia anche il momento giusto."

"Thomas." Tuona Morgan, coi gomiti poggiati sul legno della sua scrivania. "Ragazzo. Se è vero che tu-"

"No."

E finalmente trova coraggio a sufficienza per alzare lo sguardo, e piantare i suoi occhi nei miei che non hanno mai smesso di guardarlo. Non mi sfugge il leggero mutamento della sua espressione vitrea.

"Ventidue." Mormora semplicemente. E mi fissa. Tutto qui. Tenta di strapparmi la verità dalle labbra, sebbene queste siano incollate tra di loro. Ventidue. Così come era stato inciso sul cadavere di uno dei nostri uomini migliori, Felix Cartier, mesi addietro.
E poi continua.

"Si trovano nel ventiduesimo distretto di Phoenix, nel vecchio cementificio abbandonato."

Nessuno parla. Io mi sento soffocare nella mia stessa pelle, e non riesco più a muovermi. Mi sembra lentamente di affondare, di affogare, di perdermi.
Mi chiedo come lui lo sappia. Come faccia a conoscere una simile informazione, e come sia riuscito a nasconderla per tutto questo tempo.

"Tu non sei una spia di Snake." Commento infine. Giungo a questa conclusione semplicemente guardandolo. C'è troppo odio nei suoi occhi, troppo rancore nei confronti dell'uomo che gli ha rovinato la vita. Non sarebbe capace di vendersi così come non sarebbe capace di perdonare e capire.

Lui non risponde, non sente il bisogno di farlo. Strofina una mano sulla coscia e poi sulla fronte.

"Va avanti da mesi." Inizia a giocare con l'anello che porta al pollice della mano sinistra. "E siamo quasi giunti alla fine. Kendall è lì per proteggerla. Lui è d'accordo con me. Si assicurerà che gli uomini di Snake non le facciano niente. Ha la sua completa fiducia."

"Kendall." Sussurro, incapace di aggiungere altro. Kendall.

"È tutto finto. Tutto. Finte le sue avances, finte le sue minacce, finto il rapimento."

"Perché non ce ne hai parlato?" Interviene Josh. "Perché tu? Perché lui?"

"Colpire dall'interno...era l'unico modo."

È molto semplice e conciso nel parlare, non gira intorno alle questioni.
E quindi, mentre Kendall rapisce Lily per ottenere la completa fiducia di Snake, lo stesso Snake non sa di essere il burattino di Thomas McCain.

Così come piace a lui. Avere il controllo.

"E quindi Kendall è la falsa spia di Snake?"

"E la reale spia di Styles." Aggiunge, un sorriso appena accennato mentre mi guarda. Thomas non mi ha mai odiato. Lui detestava se stesso, e ciò lo ha portato a rovinare anche me.

"Assicurami che lei sta bene."

"È così." Espira. "Kendall la terrà al sicuro fino al nostro arrivo."

E non trovo più niente da dire. Perché non c'è realmente nulla da dire. Rimango in silenzio, che ciò che necessito di confessare già si legge nei miei occhi. Un macigno pesante tonnellate si solleva dal mio ventre.

"Allora non ci resta che andare. Preparate le armi."

Per chi non lo avesse capito, piccolo riassunto:
Kendall ha rapito Lily solo per ottenere la completa fiducia di Snake Scott. Kendall è d'accordo con Thomas, e nessuno lo sapeva fino ad adesso. Kendall è la finta spia di Snake. Thomas ha organizzato tutto per sconfiggere Snake una volta per tutte, e ha confessato solo adesso perché era il momento giusto. Kendall si occuperà di tenere al sicuro Lily fino all'arrivo di Harry e gli altri. Solo allora avverrà lo scontro finale.

-2 capitoli

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