Dangerous [hs]

By __soph

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«Due fumi tossici insieme creano l'ossigeno. Due veleni insieme creano l'antidoto.» Tratto dalla storia: «Non... More

Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 30
Capitolo 31
Capitolo 32
Capitolo 33
Capitolo 34
Capitolo 35
Capitolo 36
Capitolo 37
Capitolo 38
Capitolo 39
Capitolo 40
Capitolo 41
Capitolo 42
Capitolo 43
Capitolo 44
Capitolo 45
Capitolo 46
Capitolo 47
Capitolo 49
Capitolo 50
Capitolo 51
Capitolo 52
Capitolo 53
Capitolo 54
Capitolo 55
Capitolo 56
a voi
nuova storia su Harry!

Capitolo 48

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By __soph

Harry's pov

Gli occhi gelidi del ragazzo stabiliscono un diretto contatto coi miei, che prendono a socchiudersi a causa del fumo e dell'oscurità. Tenta di mettermi in soggezione mentre lascio cadere a terra ciò che resta di una sigaretta e mi porto le mani sulle cosce, strofinando pazientemente i palmi contro il tessuto ruvido dei pantaloni.

"Okay, ricominciamo," espiro a bassa voce, "dimmi cosa ci facevi di fronte casa sua ieri notte. E io ti lascerò andare."

Il moro è appollaiato sul tavolo in acciaio posto in fondo allo scantinato, dove la luce si fa più pigra e l'oscurità vi prende il sopravvento con fauci ingorde. Le sue mani sono libere e posate sulle ginocchia piegate mentre ci guarda, e mantiene nelle iridi quell'accenno di superiorità che mi fa prudere le dita.

Ryan, dietro di me, pare perdere la pazienza. "Andiamo." Sibila, urtato dal suo silenzio. "Rispondi alla domanda."

Eppure siamo qui da ore e lui non ha ancora separato le labbra. Si limita a deglutire, sorridere e scuotere il capo.

"Mettiamola così." Comincio per l'ennesima volta, arcuando la schiena e sporgendomi nella sua direzione.
"Lavori per Snake Scott?"

Alle mie spalle percepisco i respiri profondi e pazienti di uomini folli d'iracondia la quale, per necessità, deve essere contenuta e oppressa.

Lascio correre lo sguardo sulle lancette dell'orologio che mi avvolge il polso: sono passate le dieci di sera e noi ancora non abbiamo uno straccio di risposta.
E se non fosse stato per un degno avvertimento di Michael, ieri notte non sarei riuscito a impedire che tale soggetto irrompesse in casa di Lily.

"Sì." Esala quindi, facendo vibrare la sua voce squillante tra le quattro pareti umide dello scantinato di Morgan. "Ma questo già lo sapevate, immagino." E accenna un sorriso prima di distogliere lo sguardo.

Sento Benjamin stringermi una spalla con mano sicura, prima di abbassare il capo per raggiungere il mio orecchio con le labbra. "Stai calmo." Sussurra. "Non agitarti troppo o non riusciremo ad ottenere niente."

Morgan interviene muovendosi al centro della stanza con le mani intrecciate dietro la schiena. "Qual è il tuo nome?" Pone la domanda pur essendo consapevole del fatto che non otterrà una risposta.

E infatti, come ognuno si aspettava, il moro rimane in silenzio.

"Bene." Continua. "Allora ti chiameremo Kyle. Spero ti piaccia. In caso contrario, va bene comunque. Sai già che ti servirà di qui a poco." E lancia questa mina silenziosa, questa implicita morte, questo avvertimento che sa di veleno.

"Perché Snake ti ha ordinato di irrompere in casa di Lily Davis?"

Lei ancora non sa. Ho trascorso la notte in bianco al suo fianco, mentre riposava in pace tra le lenzuola del mio letto. E "Harry?" ha pigolato con voce rauca quando sono tornato in piena notte col respiro rotto dalla rabbia: più la guardavo e più mi tormentavo di pensieri. Cosa sarebbe successo se lui l'avesse trovata lì? Cosa sarebbe accaduto se, proprio quella sera, Lily fosse rimasta nella propria camera, piuttosto che passare la notte con me, nel mio appartamento?

"Torna a dormire. Non è successo niente." Le ho detto. "Domani devi alzarti presto."

Come se nulla fosse accaduto. Come se lei non avesse di poco sfiorato la morte.

"Senti, pezzo di merda." Sibilo tra i denti. "Io sono stanco delle tue stronzate. Rispondi alla mia domanda."

Mi alzo e trascino entrambe le mani tra le ciocche dei miei capelli, macinando distanza, allargando le spalle.
"Perché eri lì ieri notte?"

Non ho idea di dove sia Lily adesso, e ciò mi innervosisce più di quanto dovrebbe. Comprendo di essere vicino a qualcosa che mi terrorizza.

Il moro rimane a guardarmi, e il suo coraggio incosciente risiede nello sfidarmi con lo sguardo. Perché è così che nasconde il timore: ostentando una sicurezza che non gli appartiene.

E poi, dopo lunghi attimi cuciti di silenzio, mormora: "Lily Davis..."

Il modo in cui pronuncia il suo nome, il sarcasmo che utilizza, il menefreghismo che avvelena le sue parole, tutto ciò crea un cocktail letale di rabbia, irritazione, e istinto di protezione.

"È stato un vero dispiacere non riuscire a incontrarla, sai? E io che mi aspettavo di trovarla pacificamente sdraiata nel proprio letto."

L'avvertimento di Benjamin arriva quando mi avvicino al moro di pochi passi. So cosa sta cercando di suscitare, eppure non posso fare a meno di sentirmi bruciare la pelle.

"Vai avanti." Lo sfido a bassa voce. "Forza, continua."

"Era con te?" I suoi occhi gelidi guizzano oltre le mie spalle. "O con uno di voi?"

"Siamo noi a fare le domande."

"È stato facile. Fin troppo, Harry Styles."

Arraffo con ingordigia un profondo respiro. Sebbene io non sia mai stato dotato di grande pazienza, nascondo il tremore alle mani e la nefasta necessità di sentir dissolversi la razionalità.

"La sua camera ha le pareti bianche e i mobili color avorio. Le lenzuola del letto ancora sfatte, i vestiti piegati nel cassetto..." il suo sorriso si allarga nel notare le mie sopracciglia aggrottarsi, le mie dita serrarsi intorno al bordo del tavolo su cui siede.

"Eppure lei non era lì, ed è stato molto deludente non poterla vedere coi miei occhi. Stai giocando bene le tue carte."

"Sei riuscito ad entrare? Come?"

Si stringe nelle spalle come se ciò non lo riguardasse. Mi sento ardere e fremere, si ribaltano le viscere, si sciolgono le pareti dello stomaco.

"Ti ammazzo con le mie stesse mani." Lo avverto, ormai a due centimetri di distanza dalla smorfia apatica che gli incide il viso scarno. "Non otterrete niente."

"Questo lo dici tu." Replica. "Goditela finché è ancora viva."

E a tal punto i ragazzi neanche si lanciano nel tentativo di metter freno alle mie azioni avventate, al mio improvviso bisogno di spezzare il sorriso maligno che alberga sulle sue labbra. Ché è così che deve andare: è giusto che lui subisca ciò che aveva intenzione di infliggere ad un'innocente.

"Dimmi se ti senti forte adesso!" Ruggisco con le mani ad agguantare le sue caviglie, mentre lui crolla a terra seppur avendo tentato di aggrapparsi al tavolo per non lasciarsi trascinare.
Si abbandona contro il suolo e si copre il viso con le braccia per difendersi dai calci, dalle mani che si avvolgono attorno al colletto dei suoi abiti, dalle parole violente che gli vengono inferte insieme alle botte.

Il mio nome viene ripetuto più volte da Morgan. Io che ignoro i richiami sono consapevole di gettarmi a capofitto tra le braccia della furia irrazionale, la quale suona come ingorda di vagiti di dolore.

"Dimmelo, andiamo." Avvolgo il suo viso scarno col palmo della mano e faccio cozzare il suo cranio contro il gelido pavimento - una volta, due, cinque. "Dimmi se ti senti grande, ora!"

Mi sembra di sentirlo scongiurare tra i sussulti, e per un singolo istante vengo colto da un'ondata di pietosa inquietudine. Lo osservo rotolare sul fianco e coprirsi il naso sanguinante con dita tremanti, poi vengo colto in fallo dai miei stessi pensieri, ché questi paiono sostituire tale immagine con una ben peggiore: il corpo di Lily al posto di quello del ragazzino.
Sono a conoscenza dei pensieri che albergano nella mente di un uomo, e perciò non mi è difficile immaginare cosa lei avrebbe subito se lui fosse riuscito a trovarla ieri notte.

Seguono un calcio nel fianco e uno sulla schiena, contro la colonna che si arcua sotto la forza del colpo subito, accompagnata da un grido straziante e una voce raschiata che implora di essere risparmiata.

Solo allora mi sento afferrare per le braccia e trascinare lontano, contro la parete dello scantinato, bloccato da Morgan e Benjamin.

"Lasciate che lo ammazzi! Lasciatemi!" Sbraito, con la stessa furia di un animale rabbioso chiuso in gabbia. Osservo occhi gelidi portarsi le ginocchia al petto e rivolgermi uno sguardo mellifluo, coi denti e il mento mappati di sangue e saliva.

Ma non appena le mie braccia vengono liberate, il veleno che stilla sotto pelle pare perdere la sua essenza tossica, e la rabbia mi abbandona tutta d'un colpo.
Non guardo in faccia nessuno quando volto le spalle a tale scena terrificante, ma prendo ad allontanarmi dal resto dei ragazzi per macinare distanza salendo la quasi infinita rampa di scale che mi divide dallo studio di Morgan.

Benjamin è l'unico che si preoccupa di seguirmi in camera. Giunge nella stanza mentre mi sto infilando la giacca in pelle abbandonata sul letto, e sembra tentato di fermarmi quando faccio per superarlo.

"Dove stai andando?" Domanda alle mie spalle, mentre sfilo il cellulare dalla tasca posteriore dei jeans. Ignoro la sua voce e proseguo per la mia strada, diretto verso l'uscita. Ho bisogno di vedere Lily. Piombare da lei in piena notte potrebbe rivelarsi controproducente, eppure so che vederla mi aiuterà a far dissipare il terrore che mi tiene prigioniero.

"Harry." Insiste però colui che ormai considero come un fratello, giusto prima che io posi avvolga le dita intorno alla maniglia. Non mi volto per sentirlo parlare, non ho bisogno di osservare l'espressione contrariata che gli distorce i lineamenti.

"Ho bisogno di vederla. Lo sai."

"È tardi. Vai domani."

"No." Replico gelidamente. "Andrò adesso."

Segue un suo rumoroso sospiro, poi l'attutito suono della sua mano che crolla sul fianco.

"Va bene, allora. Vai." Mormora. "Ma non fare cazzate."

Sono così triste. Ho perso entusiasmo per questa storia, eppure manca così poco alla fine. Nove capitoli. In tutto 57. Mi impegnerò, lo giuro. Consolatemi. Vi voglio bene.

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