Dangerous [hs]

By __soph

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«Due fumi tossici insieme creano l'ossigeno. Due veleni insieme creano l'antidoto.» Tratto dalla storia: «Non... More

Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 30
Capitolo 31
Capitolo 32
Capitolo 33
Capitolo 34
Capitolo 35
Capitolo 36
Capitolo 37
Capitolo 38
Capitolo 39
Capitolo 40
Capitolo 41
Capitolo 42
Capitolo 43
Capitolo 44
Capitolo 45
Capitolo 46
Capitolo 47
Capitolo 48
Capitolo 49
Capitolo 50
Capitolo 51
Capitolo 52
Capitolo 53
Capitolo 54
Capitolo 55
Capitolo 56
a voi
nuova storia su Harry!

Capitolo 16

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By __soph

Per questo capitolo ascoltate la vostra canzone preferita.
E sedetevi.

Lily's pov

Certe volte ignorare il proprio dolore risulta impossibile.
Provi a tenerlo distante dai tuoi pensieri, ma semplicemente non ne sei capace - avvelena tutto ciò che ami e lo trasforma.
Quando dormi, quando mangi, quando provi a distrarti: lui trova il modo di insidiarsi nella tua mente e di renderla schiava. Allora non ti resta che abbandonarti ad esso, sperando che non ti annienti come invece credi che farà.

È per questo che nel mio cervello si ripresenta ininterrottamente il viso mostruoso di Alexander Johnson.
Il suo ghigno distorto, le sue mani grandi e violente, sempre pronte a stringersi intorno alla mie pelle.
Il fatto è che raramente ho ricevuto tocchi gentili. Le poche volte che mi è successo mi sembrava di essere presa in giro - come quando mi fanno un qualsiasi tipo di complimento: cosa diavolo sta dicendo, questo qua?

Quando le persone ti umiliano, inizi a disgustarti di te stesso nonostante tu non abbia alcuna colpa.

Ho cominciato a cambiare all'età di otto anni. Ero una bambina solare, piena di amici e con la voglia di vivere che sprizzava da tutti i pori, finché mio padre non è cambiato - la prima volta che mi picchiò era marzo.

Ricordo che non riuscivo a capire come mai fosse così nervoso una volta tornato da lavoro. Di solito, dopo cena, mi prendeva in braccio e mi teneva con lui sul divano: ma era un po' di tempo che non lo faceva più.
Quella sera mi aveva chiesto di fare qualcosa per lui - o meglio, me lo aveva ordinato - anche se non ricordo precisamente cosa. E io rifiutai. Ero indispettita come lo può essere una bimba di otto anni che cerca solo di attirare l'attenzione di un padre amato ma distante.

Il ricordo è chiaro e lampante e mi crea un brivido mentre mi stringo nella coperta che Benjamin mi ha dato per la notte.
Riesco ancora a percepire le sue mani serrarsi intorno alle gambe per la prima volta: meraviglia, terrore, incomprensione e dolore.

Dolore che mi sono portata dietro durante la mia fanciullezza e poi adolescenza, quando mi coprivo sotto vestiti di taglie più grandi - prima per nascondere le botte e poi per vergogna. Non sono più riuscita a farmi vedere in costume o in intimo da nessuno, semplicemente perché le ferite esterne erano diventate profonde e mi avevano turbata dentro.

Adesso colui che ho sempre reputato il mio peggior nemico è morto. Non esiste più, non respira, non cammina - la morte mi è così estranea da essere per me un elemento incomprensibile.
Dovrei esserne felice, penso. O almeno sollevata.

Ma non lo sono.

Non lo sono per il semplice fatto che ne siamo usciti tutti sconfitti in partenza: io ho perso un padre, e mio padre ha perso tutto.
Non ho mai avuto l'affetto di una figura maschile al mio fianco e mai lo avrò - non più.

Vorrei solo che mi avesse chiesto perdono, anche se non glielo avrei concesso. Vorrei...Vorrei solo che lui si fosse pentito di avermi fatto male.

E poi ci sono così tante altre domande nella mia testa che decido di lasciar perdere, di ignorare - Perché non ne posso più di pormi quesiti che non avranno risposta.

Qui, nel mezzo della notte, sul divano di Harry e Benjamin, accolgo il dolore a braccia aperte e lascio che mi uccida. Mi avvolgo nella coperta e mi raggomitolo su me stessa, premendo con forza il viso contro il cuscino per non essere sentita.

Sono nelle loro stanze, loro. Mi hanno portata via dopo l'accaduto, cercando di tranquillizzarmi senza riuscirci - e sono passate già ore. È tutto buio, fuori e dentro di me, e il silenzio avvolge la struttura - lo farebbe completamente se non fosse per il pianto che riesco a malapena a trattenere.

Brividi caldi e freddi fanno tremare il mio corpo raggomitolato mentre le mie spalle sussultano a ritmo dei singhiozzi furiosi e strozzati che mi scuotono: più ne rilascio e più il nodo alla gola aumenta.

Eppure cerco di controllarmi, di essere silenziosa per non svegliare nessuno - per non disturbare, anche se adesso non vorrei altro che un po' di conforto.

Piccoli sospiri e piagnucolii fuoriescono dalle mie labbra serrate, mentre i miei occhi gonfi e stanchi sembrano sciogliersi insieme alle lacrime salate che rilasciano.
La mia pelle va a fuoco, eppure mi sembra di annegare nel gelo.

Mi rendo conto solo dopo di star mormorando ininterrottamente la parola "mamma" durante il pianto, stringendo le mani contro le clavicole e serrando gli occhi così forte da far male - la voce mi si spezza a causa di un ennesimo singhiozzo.

Il mio corpo è stravolto dalla stanchezza, eppure non riesce ad addormentarsi perché il bisogno di piangere è più forte di qualsiasi altra cosa.
La testa fa così male che per un momento mi sembra di avere un chiodo che mi trapassa da tempia a tempia, mentre il petto non fa che stringersi con ogni secondo che passa. Si stringe, si stringe...finché non mi sento soffocare e sono costretta ad essere un po' più rumorosa. A sussultare con maggior forza.

Cambio posizione, mi giro sulla schiena e mi passo entrambe le mani sul viso paonazzo e umido di lacrime: deglutisco, e nello stesso momento in cui lo faccio sento una porta aprirsi con un cigolio. È un rumore leggero e distante, ma lo percepisco come fosse così forte da risultare assordante.

Succede che il panico mi assale e risucchio entrambe le labbra tra i denti, soffocando qualsiasi suono e premendo il viso nel cuscino. Il pavimento scricchiola in corridoio e sento passi pesanti e distratti avvicinarsi, interrotti da un leggero sbadiglio. E un sospiro.
Il cuore mi batte così forte che lo sento pulsare nelle orecchie.

Passa un secondo ed ecco che i passi sono ancora più vicini: non vedo niente, ma capisco che Harry è diretto qui.
Allora fingo di dormire, avvolgendomi maggiormente nella coperta come a volermi nascondere - come se potessi, con lui.

Lo scricchiolio si ferma a poca distanza da me. Segue uno sbadiglio e uno spostamento d'aria, finché non sento una mano calda e sicura avvolgersi intorno a un lembo della coperta per tirarla giù delicatamente.

"Che fai?" Mi scappa d'ansimare, aprendo gli occhi di scatto: è buio, sì, ma io lo sento comunque il suo sguardo bruciarmi addosso.

"Mi fai spazio?" Chiede Harry con voce impastata e stanca - è interrotta da uno sbadiglio, di nuovo.

Mi sento soffocare.
"Cosa stai facendo?" Chiedo ancora, irrigidendomi tutta.
"Ti ho svegliato?"

Lui non risponde (sarebbe stato strano se lo avesse fatto) e posa un ginocchio sul divano, mentre con le mani mi afferra entrambi i gomiti e mi trascina poco più indietro.
Il mio corpo sembra essersi addormentato, perché non è intenzionato a lottare o a dimenarsi per liberarsi del tocco di Harry mentre quest'ultimo si sdraia un po' impacciato, tirandomi poi sopra di lui - allarga un po' le gambe per farmi spazio, e poi mi circonda la schiena con braccio pigro, rilasciando un sospiro di rilassatezza.

Rimango rigida come il legno mentre lui si sistema più comodo.
"Harry." Bisbiglio con voce tremante.

Le nostre pelli si sfiorano in continuazione, e la sua è calda come l'inferno: riesco a sentire il suo cuore battere piano quando poso la testa sul petto, guidata dalla sua mano sulla mia nuca.

"Dormi." Biascica a fatica - i nostri corpi sono perfettamente incastrati e il suo mi accoglie alla perfezione: la pelle liscia delle braccia sembra bollente quando la sento a contatto con le dita, nel momento in cui avvolgo il suo polso con esse.
Faccio poi scorrere la punta del piede sulla sua caviglia e mi sistemo meglio sul suo addome - chiedo coccole silenziose e lui resta in silenzio, perché è venuto qui per concedermele.

Ora, io avrei pensato di scoppiare in un pianto di sfogo senza precedenti, invece ecco che sono già assopita e sul punto di addormentarmi - il tocco di Harry è magia.

"Grazie." Sussurro poi nel mezzo del silenzio, rilassata dal petto di Harry che, a contatto col mio, si alza e si abbassa con tranquillità.
Che io l'ho già capito, chiunque lo farebbe: mi ha sentito piangere dalla sua stanza.

Smetto pian piano di sussultare e sospiro, sentendo le palpebre sempre più pesanti...Harry già dorme.
Il suo respiro è leggero e regolare e smuove alcune ciocche di capelli dalla mia fronte prima imperlata di sudore. Alzo un po' il viso per guardarlo.

Alcuni raggi esterni della luna mi permettono di osservare l'ombra delle sue ciglia sulla sommità degli zigomi, i lineamenti rilassati e i ricci disordinati intorno alle orecchie.
Il braccio che non mi avvolge è piegato contro la sua fronte e il palmo è semiaperto, con le dita leggermente arricciate - mi viene spontaneo compararlo ad un bambino.
Ecco che sospira nel sonno e ruota piano il capo contro il cuscino: mi dà maggiore accesso e io me ne approprio senza permesso, nascondendo il viso nell'incavo del suo collo - paradiso di calore, morbidezza e profumo.

In questo momento capisco che Harry nasconde un animo gentile. Nonostante i segreti, i comportamenti morbosi e talvolta aggressivi, i modi bruschi...troverò sempre il modo di tornare qui, tra le sue braccia, perché non esiste segreto tanto grande da impedirmi di cercare il suo tocco gentile, l'unico, colui che me lo concede solo quando nessuno è qui per guardarci.

Domani è un altro giorno che porterà con sé domande, dubbi, paure e segreti - ma adesso non c'è altro che il mio cuore impazzito che batte così veloce da far male.

Mi addormento dopo pochi minuti.

Quando mi risveglio la stanza è illuminata da prepotenti raggi di sole che penetrano dalla finestra del salotto. Sotto costretta a richiudere gli occhi e gemere con irritazione, perché una fitta mi colpisce alla testa con forza disumana.
Ruoto il capo, le mie labbra sfregano contro pelle calda e profumata- mi ritraggo come se mi fosse stato tirato un ceffone, che solo adesso comincio a collegare le cose.

Provo di nuovo ad aprire gli occhi e prendo e sbattere le palpebre più volte per abituarmi alla luce. E la cosa buffa è che sono già nervosa, già agitata: sembra che la rilassatezza di ieri si sia prosciugata d'un colpo.

Quando riesco ad alzare il viso e le palpebre, ecco che annego negli occhi smeraldini di Harry: dev'essere sveglio da un po'. La sua espressione sembra essere la stessa di ieri notte, solo un po' contaminata dall'aggrottarsi delle sue sopracciglia.
E io non sono preparata ad incontrare quelle iridi dalle migliaia di sfaccettature, per cui distolgo lo sguardo e gemo piano dal mal di testa.
Mi muovo un po' sotto le coperte e mi rendo conto che entrambi siamo rimasti nella stessa posizione per tutta la notte - anche il suo braccio mi avvolge ancora, e non sembra intenzionato a spostarsi.

È strano, stamattina. Si intende più del solito: è apparentemente rilassato, ma nei suoi occhi vedo darsi battaglia una serie di emozioni che non sono in grado di cogliere.
"Che ore sono?" Domando a fatica.

"Tardi." Borbotta distogliendo lo sguardo. Mi sento a disagio: l'atmosfera di prima è scomparsa ed ha lasciato spazio all'imbarazzo, più mio che suo.

Mi muovo un po' indietro ed il suo braccio scivola via dalla presa: mi guarda e non batte ciglio quando provo ad alzarmi un po' impacciatamente - non avrei voluto farlo, ma la testa pulsa come se fosse sul punto di esplodere.

"Posso avere un'aspirina?" Domando con voce piccola mentre mi massaggio le tempie.

Qualche minuto dopo entrambi siamo già in cucina, Harry appoggiato al bancone ed io accanto a lui, con le mani avvolte intorno al bicchiere ormai vuoto.

"Grazie." Biascico per la seconda volta in poche ore.
Sento l'umore tornare a terra con la stessa velocità che ci ha messo ieri per tirarsi su: i problemi ricompaiono tutti d'un colpo, alla luce del giorno.

Mio padre è morto, io sono sola e confusa, e di fianco ho colui che in teoria dovrebbe essere il mio peggior nemico, ma che in pratica è il ragazzo con cui ho dormito stanotte.

Quest'ultimo rimane in silenzio e mi osserva con attenzione, quasi a volermi mettere a disagio col suo sguardo magnetico.

"Benjamin è uscito stamattina." Mi avverte poi mentre si passa una mano tra i capelli. Annuisco e mi avvicino al bancone, posando il bicchiere vuoto sul ripiano in marmo. I miei movimenti sono lenti e meccanici perché una strana pesantezza si è posata sul mio cuore: l'effetto del tocco di Harry è completamente scomparso e mi ha lasciato un vuoto incolmabile nel petto.

Segue un attimo di silenzio, interrotto solo dal respiro rilassato del ragazzo alle mie spalle.
Decido di prendere coraggio e parlare.

"Tu, o meglio voi, sapevate chi fosse davvero mio padre, non è così?"

L'assenza di una replica è in sé una risposta.

"Io...non mi va di parlarne. Non mi importa. Ne resto fuori." Buffo che io tiri fuori una stronzata dopo l'altra - non mi importa? Divertente. Ma è così che voglio che vada. Almeno per il momento.

Il punto è che adesso ho toccato il fondo, sto male come mai prima d'ora: sento gli occhi riempirsi nuovamente di lacrime e le mani tremarmi in grembo.
Mi chiedo cosa io abbia fatto di male per meritarmi una simile agonia - deriva tutto da quell'uomo che mi ha risucchiato la forza e l'ha sostituita con la passività e la tendenza a subire.
Ma io non voglio subire...non più.

Abbasso la testa, il labbro mi trema e la prima lacrima mi scorre sulla guancia. Poi sento l'aria spostarsi dietro di me.

"Che hai, adesso?"
Harry mormora queste parole nel mezzo di un sospiro e risulta senza fiato.
Non mi azzardo a muovermi solo perché non riuscirei a sostenere il suo sguardo, non ora.

"Io...non lo so."
E la mia voce trasmette solo in parte la sofferenza che sento agitarsi dentro di me. Non voglio che Harry pensi che io piango sempre, anche se è quel faccio realmente - è per provare a liberarmi del dolore, eppure quello sembra aumentare con ogni lacrima.

"Sì che lo sai." Insiste.
Ringrazio Dio per il fatto che sia ancora dietro di me e non possa guardare il mio viso contorcersi.
Eppure nella mia testa persiste una vocina irritante che quasi mi urla di aprir bocca e di parlare - di provare, seppur con disperazione, a cercare conforto.

"Non ne posso più." Mormoro coprendomi il viso.

"Di cosa?"

"Di tutto."

Mi sento ansimare e tiro su col naso, facendogli capire che sono nuovamente sull'orlo del pianto.
Vorrei mettermi ad urlare perché mi sento così patetica da farmi schifo, ma Harry continua ad avvicinarsi.

"È normale sentirsi così, a volte." Dice sicuro, ma io scuoto la testa.

"No che non lo è. Non è normale stare così male." Biascico con voce tremante, mentre due lacrimoni fanno il loro corso sulla mia pelle arrossata.

"A volte penso di essere finita in depressione o cose simili. Io ho il male di vivere, Harry, ed ogni secondo che passa desidero sempre più di smetterla con tutto."

"È una cosa di cui vergognarsi?"

"Cosa ti fa pensare che io me ne vergogni?"

"Non mi stai guardando."

Il mio cuore affonda.

"Smettila di fare questo gioco con me, Harry."

"Quale gioco?" Replica subito, non aspetta nemmeno un secondo per incalzarmi.

"Fai sembrare che te ne importi qualcosa."

E con queste parole riesco finalmente a zittirlo, anche se non era ciò volevo.
Io desidero che a lui importi qualcosa di me.

Mi passo entrambi i palmi sulle guance e rilascio un forte sospiro tremante - deglutisco subito dopo ed Harry si muove di nuovo, ma con più pacatezza.
Lo sento vicino a me, percepisco il suo respiro sulla nuca e il profumo avvolgermi in un abbraccio quasi soffocante.

Allora mi viene spontaneo voltarmi di un poco, ma non è necessario che io lo faccia: le sue dita si avvolgono intorno ad un passante dei miei jeans e mi aiutano nel movimento, perché mi stanno trascinando contro il suo fianco.

Una piccolissima, microscopica parte di me ha già capito tutto, ma l'altra, la più grande, trova il coraggio di alzare lo sguardo per incontrare quello di Harry, che mi sta guardando come se mi vedesse per la prima volta.

E io l'ho sempre detto che le iridi di questo ragazzo sono mostruose, ma averle così vicine è tutta un'altra storia: il verde di esse sembra più chiaro da questa prospettiva. Più puro.

Mi sconvolge e mi getta nel panico più totale - subito annego nei miei stessi sospiri, che entrambe le sue mani, ora, hanno raggiunto e stretto i lati del mio viso: gli indici e i medi sulle tempie, a spostarmi i capelli, e gli altri avvolti dolcemente intorno alla mascella e a coprire le orecchie.

Io le lacrime le sento tornare tutte insieme, perché non sono abituata a ricevere amore,
mentre Harry è intenzionato proprio a questo: a concedermene un po', d'amore.

"Sto per baciarti, Lily."

E cosa me ne faccio io, di questa affermazione?
Le ginocchia tremano così forte che per un secondo temo di crollare a terra: subito agguanto i suoi bicipiti e la testa comincia a girare forte. Ma forte.
Così forte che mi sembra di sognare e di galleggiare nell'acqua prima gelida e poi bollente, ché il viso mi va a fuoco.

E poi lo stomaco che si serra, il cuore che si ferma, il respiro che mi si blocca in mezzo alla gola insieme al mio fottuto cervello che va a puttane in un nano secondo, dopo le sue parole ansimate.

Allora il tempo sembra improvvisamente rallentare quando lo guardo abbassare il viso e socchiudere gli occhi, nascondendo quegli smeraldi dietro palpebre stanche: come fa?, mi chiedo io con gli occhi spalancati - ma non ho tempo di finire la domanda, perché ecco che finalmente sento la carnosità delle sue labbra avvolgere le mie.

Ed è qui, che vado seriamente a puttane. Io con tutta la mia sanità mentale - quella rimasta, si intende.

Percepisco il calore della sua bocca come una scarica di schiaffi su entrambe le guance: mi viene spontaneo gemere dalla sorpresa ed inspirare di scatto.
Non è altro che un bocciolo caldo: la sua saliva mi inumidisce le labbra e mi permette di assaporarlo per la prima volta, mandandomi completamente su di giri.

Sembra intenzionato a torturarmi quando risucchia dolcemente le mie labbra, regalandomi un succhiotto umido prima di schiudere piano la sua bocca sulla mia, ancora ferma.

Insicurezza, eccitazione, confusione: Harry sfrega il naso contro il mio quando ruota piano il capo ed inspira lentamente. Non so se se ne sia reso conto, ma i suoi fianchi hanno già cercato i miei e mi hanno bloccata contro il bancone, rendendomi impossibile qualsiasi movimento - non che fossi stata capace di farne.

Ecco che tutto si fa più intenso, Harry passa la punta della lingua sul mio labbro inferiore prima di risucchiarlo tra i denti: mi sta chiedendo silenziosamente di schiudere le labbra, di concedergli la mia bocca. Ma sul serio, stavolta.

E non so dove io trovi il coraggio per farlo, ma ecco che timidamente separo le mie labbra e permetto alla sua lingua di sgusciarmi tra i denti.

Mi assale una vertigine, gli occhi mi si chiudono da soli: la mia lingua cerca piano la sua e, quando prendono ad accarezzarsi, mi abbandono completamente ad Harry. Gli concedo tutto: la mia ammirazione, la mia insicurezza, le mie paure ed i miei sbagli.

Cristo di Dio, Harry Styles mi sta baciando ed io non ho aspettato nemmeno un secondo per ricambiare.
Mi possiede ormai; adesso sono argilla tra le sue mani e lui mi sta modellando a suo piacimento.

È buffo però scoprire anche quanto i suoni siano inebrianti, con lui: i suoi respiri profondi e lenti, lo schioccare delle nostre labbra, gli oscuri e rauchi gemiti che mi fanno vibrare il cuore. Le sue mani scivolano dal mio viso ai miei fianchi, dove le dita si serrano e i polpastrelli premono sulla pelle.

Mi rendo presto conto che fa troppo caldo in questa stanza, che io sto andando a fuoco. Le mie mani allora tentano impacciatamente di raggiungere il viso di Harry mentre mi alzo sulle punte, ma ecco che lui mi afferra entrambi i polsi con una mano e si porta i miei palmi contro il petto, immobilizzandomi.

Ansimo di scatto e lui sembra nutrirsene, perché inspira e la sua lingua mi scorre sul palato.
È morbida come il cuore di una pesca matura.

La testa gira e corre, il cuore invece sembra esplodere e rinascere ad ogni battito: Harry si allontana un attimo, provocando un suono bagnato di labbra e lingua. Ma torna a baciarmi, in modo diverso da stavolta.

Bacia il mio labbro inferiore, poi quello superiore, il centro e gli angoli della bocca: poi li risucchia piano tra le sue giusto per assaporarmi, giusto per uccidermi.
La punta della lingua mi solletica le labbra piano, dolcemente, ed Harry si preme su di me con meno foga e più pacatezza.

Vorrei non finisse mai. Una coccola intensa, bollente e sensuale, la sua. Mi sento ardere dentro e trapassare da miliardi di minuscoli aghi, e ansimo ancora, più forte, non essendo abituata a mani tanto sapienti.

Quando dopo Harry si allontana, io mi sporgo lentamente verso di lui e gli bacio il mento e la mascella.

Poi non dico più niente - che non c'è nulla di sensato da dire. Poso la testa sul suo petto e mi lascio stringere.

MUAHAHAHAHAHAHAHAHAHHAHAHAHAHAHAYAYYAYAYSHAHAHAHAHAHAHAHAHHAHAH

IO STO ADORANDO OK

DITEMI I VOSTRI PARERI VI AMO

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