Dangerous [hs]

By __soph

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«Due fumi tossici insieme creano l'ossigeno. Due veleni insieme creano l'antidoto.» Tratto dalla storia: «Non... More

Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 30
Capitolo 31
Capitolo 32
Capitolo 33
Capitolo 34
Capitolo 35
Capitolo 36
Capitolo 37
Capitolo 38
Capitolo 39
Capitolo 40
Capitolo 41
Capitolo 42
Capitolo 43
Capitolo 44
Capitolo 45
Capitolo 46
Capitolo 47
Capitolo 48
Capitolo 49
Capitolo 50
Capitolo 51
Capitolo 52
Capitolo 53
Capitolo 54
Capitolo 55
Capitolo 56
a voi
nuova storia su Harry!

Capitolo 3

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By __soph

Lily's pov

Una volta Theodor Adorno disse:
"Quel che temiamo più di ogni cosa, ha una proterva tendenza a succedere realmente."

Non ricordo quando ho letto questa famosa citazione, ma so di non aver mai prestato ad essa particolare interesse. Mi sembrava un'accozzaglia senza senso di parole poetiche, messe lì a caso, tanto per il gusto di dire qualcosa di interessante.

Mai prima di adesso avevo compreso a fondo il significato di quella frase.
Non mi ci ero soffermata, non ci avevo ragionato, eppure, ora, col cuore che prende a battere impazzito contro il costato, capisco che Theodor Adorno aveva davvero ragione.

Gli occhi che mi hanno tormentata tutta la notte sono qui, dietro di me, riflessi nello specchio, che mi osservano, profondi e magnetici.
Mi sembra di avere le gambe ridotte come due fuscelli, una palla di colla in bocca mi tiene la lingua attaccata al palato.
Non riesco a respirare, a ragionare, a muovermi di un solo millimetro.
Mi sembra di morire.

Deglutisco, il ragazzo alle mie spalle mi osserva con più intensità. È fermo in piedi, mi fissa, mi tormenta l'anima e mi uccide con lo sguardo.

Io schiudo le labbra, sento il battito del mio cuore a mille rimbombare nelle tempie con forza e decisione.
Sono terrorizzata.
Terrorizzata dalla sua presenza, dal suo corpo imponente, dal suo sguardo enigmatico e dal sorriso malevolo che lentamente si fa spazio sul suo viso.

Non ragiono, non collego il corpo al cervello: fa tutto l'adrenalina, è lei che ha il pieno controllo delle mie azioni, adesso.

Il mio corpo tremante scatta verso l'uscita, i passi si inseguono disperati e la mia mani avvolge la maniglia della porta, tentando pateticamente di aprirla e fuggire lontano dal mostro che mi tormenta il cervello.
La muovo su e giù, su e giù, il ventre mi si contrae e gli ansimi aumentano, interrompendo i mugolii di disperazione che mi rimbombano dal profondo della gola.

Ma la porta non si apre.
Nonostante la disperazione essa non si apre.

Sento i colori abbandonare il mio viso quando sposto leggermente lo sguardo, vedendo il suo palmo aperto premere sulla lastra di legno per tenerla chiusa. Il muscolo del suo braccio è contratto con forza, e i muscoli tatuati sono mappati di vene sporgenti, che si susseguono fino a sparire nella manica della maglietta nera che indossa.

Sento la forza abbandonare il mio corpo quando i miei occhi incontrano i suoi, e capisco subito di essere finita in trappola.
Sono nella tana del lupo, e quest'ultimo mi gira intorno, pronto ad affondare le fauci fameliche nella mia carne.

Mi appoggio al muro allora, mi premo con forza contro di esso cercando di allontanarmi dal suo corpo imponente.

Il suo viso è contratto in un'espressione puramente divertita, vedo il muscolo della sua mascella guizzare mentre si passa la lingua sul labbro inferiore.
La sua presenza ha qualcosa di tremendamente sensuale, la tensione dei suoi muscoli è tale da mandare in estasi i miei occhi, ma da gettare il mio cuore nel baratro del terrore totale.

Ansimo, serro le labbra e deglutisco. Mi sento stremata, come se avessi appena corso una maratona.
E tutto solo perché lui prende ad avvicinarsi, ruotando lentamente il suo corpo verso il mio, con un movimento talmente erotico che sento la forza abbandonare le mie viscere.
I suoi palmi sono entrambi premuti contro le piastrelle del muro ai lati della mia testa, il suo petto si avvicina e preme gentilmente contro il mio seno.

Emetto un lamento, una lacrima mi riga la guancia e la paura che provo mi lacera le budella.
I suoi occhi osservano quella goccia umida come se fosse un elemento estraneo, poi incontrano le mie iridi, e il suo sorriso si allarga.

"Il destino voleva che ci incontrassimo di nuovo." Sussurra, la sua voce rauca contiene talmente tanta malizia che mi chiedo come io riesca ancora a restare i piedi.

Tremo contro di lui, alzo il mento e tento di controllare il mio respiro.
Le sue pupille di dilatano a poco a poco, mi osserva, assorbe le mie emozioni e se ne appropria.

Il suo viso porta con sé una bellezza particolare, ma anche una carica di soggezione tale da rendermi difficile il compito di mantenere la calma.

Cosa vuole da me?

La sua mano destra di chiude lentamente a pugno, le nocche premono contro il muro e il sorriso torna a prendere possesso delle sue labbra.

"Mi chiedo perché stai ancora tremando..." Mormora, sfiora il mio zigomo col naso, sento il suo respiro caldo sfiorarmi la pelle arrossata. I muscoli del ventre si contraggono dolorosamente, i miei occhi si stringono e il viso ruota verso sinistra per allontanarsi dalla sua carezza.

"...se non ti sto facendo niente." Finisce in un mormorio, cercando di nuovo il mio sguardo e impossessandosene.

"Cosa diavolo vuoi da me?" Sbotto poi, trovando il coraggio di affrontarlo in un angolo remoto della mia mente.
Lui, a quell'affronto, alza il mento, allarga le narici ed emette una risata simile a uno sbuffo.

Si allontana, permettendomi di respirare in modo regolare, e incrocia le braccia al petto, gonfiando i muscoli tatuati.

"Chi sei?" Chiedo poi, non dandogli tempo di rispondere alla domanda che gli ho posto prima.

Lui pare sorpreso dal mio repentino cambiamento, inarca le sopracciglia e si passa la lingua sui denti.

"Frena, mocciosa." Ride, alzando le mani e aprendo i palmi.
"Prima spiegami cosa ci fai tu nel bagno degli uomini."

Io non replico, mi limito a serrare le labbra e a tentare disperatamente di frenare i tremiti che mi sconquassano il costato.
"Mi sarò sbagliata." Sussurro, cercando di mantenere un tono di voce dignitoso.

Il ragazzo inclina leggermente il capo ma non commenta. La sua presenza suscita in me emozioni così forti, così disastrose per il mio cuore debole, che per un momento mi sembra di svenire.

"Io so bene chi sei." Mi dice, guardandomi con iridi intelligenti. "Sei tu che non sai chi sono io."

Quelle parole mi confondono, ma le emozioni che provo sono talmente tante che non riesco a collegare le frasi e mi limito ad ansimare.

"Cosa vuoi dire?"

Il tono di voce che uso non sembra nemmeno io: non mi riconosco, sono estranea a me stessa.

Il ragazzo, d'altra parte, continua a guardarmi con i suoi occhi tremendamente verdi, facendomi fremere tutta.
E poi, una fossetta compare sulla sua guancia.
"Lily Davis, è questo il tuo nome?"

Io rimango folgorata. Completamente paralizzata contro la parete come un cervo di fronte ai fari di una macchina: mi sembra, per qualche secondo, di star per morire.

"Tu-" inizio con voce tremolante, ma vengo interrotta dal gesto della sua mano, che mi fa sobbalzare sul posto.

"Non iniziare una scenata patetica, ti prego." Mormora sornione, fingendo un tono supplichevole.
"Non sono qui per derubarti, stuprarti, ucciderti o quant'altro."

La cosa più irritante del suo atteggiamento è la strafottenza nei confronti della mia paura. Paura che, lentamente, mi porta a impazzire.

"Semplicemente, mi limito a osservare le persone che ho intorno."

"Che vuoi dire?"

"Bada bene a chi incroci nei corridoi del nostro liceo." Sorride, sciogliendo le braccia e rilassandole lungo i fianchi.

Quelle parole hanno uno strano effetto su di me. Si ripetono nella mia testa come uno strano eco, inquietante e rivelatore.
Mi sembra improvvisamente di capire, come se uno spiraglio di luce mi accecasse d'improvviso.

I suoi occhi verdi, il sorriso sporco, il familiare atteggiamento, tutti questi elementi di ricollegano nella mia testa spinti da una forza estranea.

"Harry Styles." Sussurro senza fiato, allargando gli occhi.

Lui sorride, annuendo lentamente.
"Bingo."

Harry Styles è l'individuo più pericoloso presente nel piccolo liceo della periferia di Phoenix.
È del quinto anno, e ha iniziato a frequentare i corsi dell'istituto da qualche mese -è uno straniero, qui.

Conosciuto per i suoi atteggiamenti strafottenti e per le cattive compagnie che è solito frequentare, eccelle in ogni materia, grazie alla sua profonda intelligenza.
Nonostante ciò, il suo nome è sulla bocca di tutti per la sua bellezza e per la sua pericolosità letale.

Eppure io non ho mai voluto averci a che fare.
Non ho mai parlato di lui, non l'ho mai cercato, non l'ho mai osservato. Lo incrociai mesi fa nel cortile della scuola, ma non diedi importanza a quell'incontro patetico - ovvero lui che fumava una sigaretta coi suoi occhi su di me ed io che, timida, cercavo di allontanarmi da lui il prima possibile.

Non avrei mai immaginato, allora, che ci saremmo rincontrati, e che un nuovo capitolo della mia vita sarebbe iniziato.
Io non lo avrei mai voluto, e per un motivo in particolare.

Quando attiri l'attenzione di Harry Styles, la tua vita va a rotoli.

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