Ice and Fire: il principe che...

By Daenerys2474

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COMPLETA Sequel dell' ottava stagione de "Il Trono di Spade" : Daenerys è morta, Jon è nel nord. Ma... se la... More

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By Daenerys2474

IL MATRIMONIO REALE

I sette altari,  ognuno rivolto ad una delle  sette divinità del credo, erano illuminati da lame di luce, provenienti dalle finestre di cristallo istoriate del tempio della Fortezza Rossa, in una fantasmagoria di colori, le statue dei Sette a troneggiare su ciascuno di essi.

l'Alto Septon Rolfyn indossava paramenti dorati finemente intessuti  di gemme, l'enorme capo calvo incoronato da uno splendore di puro cristallo intarsiato di oro massiccio, lampi di arcobaleno che rilucevano e fiammeggiavano ad ogni suo movimento. 

Era giunto finalmente il giorno, il giorno del matrimonio reale tra Jon e Daenerys per unire finalmente Westeros e lascare al passato guerra e morte. Anche un matrimonio, per quanto potesse apparire frivolo, rappresentava la via più semplice per la benevolenza di lord e popolino verso i sovrani, anche se, per Jon e Dany, la loro vera unione era stata la prima, nell'intimità di Roccia del Drago, e poi a Grande Inverno, secondo gli Dei di lui.

Vi erano tutti nel tempio della Fortezza Rossa: il Lannister, voluto soprattutto per ragioni di politica, i lord delle casate che dal principio avevano sostenuto Daenerys e Jon; Greyjoy,  Martell, Baratheon, Dayne e dunque i lord dell'Altopiano. Non mancava nessuno, nemmeno tra coloro che erano stati graziati: Tully, Arryn, Glover, Blackwood, dal Nord sino all'incollatura. Presente vi era persino qualche faccia proveniente da fuori Westeros; Salladhor Saan, così lo aveva chiamato Ser Davos, ricordava Jon. Diceva avesse combattuto per Stannis Baratheon nella guerra dei 5 re. Vestito di seti rosse, gialle con una fusciacca blu e un buffo copricapo adornato da piume di pavone, si autoproclamava un principe pirata e pareva recasse un dono del Magistro Illyrio Mopatis, con cui nessuno dei presenti sapeva in che modo fosse in contatto, per la regina Daenerys. In ogni caso tutti dovevano sentirsi parte di questa nuova Westeros, dove gli intrighi, le faide e i tanti morti che ne erano seguiti, dovevano divenire ricordi del passato; ora Jon e Daenerys  volevano solo iniziare una nuova età di pace.

Davos guardava quei due ragazzi a lui ormai così cari tra le due torreggianti statue del Padre e della Madre e si ritrovò a sorridere nel vedere quanto formassero una coppia veramente regale.

La sposa era magnifica in seta color avorio tempestata da ghirigori di un muliebre rosa. Ametiste e diamanti arricchivano in un intrico a foggia di gemma il corpino e le maniche e la gonna, una nuvola candida di sete e crinoline decorata, come dalle pennellate di una artista, di tenue rosa,   in un disegno similare.

Ametiste e diamanti ammantavano l'acconciatura della sposa, ferma a trattenere un lungo velo di un rosa chiaro in pizzo di Myr, una collana di ametiste rosa e oro ad adornarle il vezzoso collo.

Jon era bello quasi quanto la sposa. Indossava brache nere e un farsetto di seta marrone lucida,  arricchito da un disegno a piccoli quadri elaborato con fili di oro bianco e diamanti cuciti, uno per uno, dalle abili mani delle sarte della Capitale, una collana di medaglioni di argento,  oro e rubini a impreziosire il tutto ed i capelli elegantemente tenuti fermi in un codino.

Dopo oltre un'ora di letture di  brani della Stella a Sette Punte, finalmente,  i sette giuramenti vennero pronunciati, le sette benedizioni invocate, le sette promesse scambiate, i canti nuziali furono cantati e la sfida a chi volesse opporsi a quell'unione non fu raccolta. Dunque giunse il momento dello scambio dei mantelli. Jon ne indossava uno nero impreziosito da squame di drago e il simbolo rosso del drago tricefalo ricoperto di rubini . Quello della regina richiamava il colore delicato del suo abito avorio e rosa, ma con il simbolo della loro casata identico a quello di Jon. Con delicatezza  tolse il mantello di Daenerys dalle sue spalle, lo ripiegò con cura, porgendolo a Ser Davos, drappeggiò il suo mantello sulle spalle di lei e si sporse per affibbiarglielo al collo.

'Con questo bacio io suggello il mio amore' dichiarò con voce vibrante e sorrise a Dany che sapeva bene come, in realtà, fossero al loro terzo matrimonio.

Dopo che Daenerys ebbe risposto con la medesima formula, lui l'attirò a sé e la baciò a lungo e con trasporto. 

Sfumature arcobaleno danzarono, ancora una volta, dalla corona di cristallo quando l'alto septono Rolfyn dichiarò solennemente che Aegon e Daenerys della casa Targaryen erano un unico corpo, un unico cuore e un'unica anima.

Uno scroscio di applausi investì le ultime parole dell'alto  septon,  mentre gli sposi si guardavano incantati come fossero da tutt'altra parte.

Fu Ser Davos, con al braccio  sua moglie Marya, giunta, insieme ai tre figli ancora vivi - Devan, Stannis e Steffon - nella Capitale, in via definitiva, ad aprire la processione fuori dal tempio, seguito da Arya e Gendry,   Samira e Daario, avente la piccola Rhaeanne tra le braccia, da Sam e Gillly e un Tormund per una volta agghindato di tutto punto. Giunsero poi Rhaenys e Rhaegar, che spandevano manciate di petali di rosa davanti ai loro genitori. Ser Brienne di Tarth e Ser Podrik Payne erano le guardie che li seguivano, infine, passo dopo passo.

Jon e Daenerys udirono le ovazioni all'esterno del tempio prima di raggiungere la porta. Non sapevano dire se fosse verità o finzione, solo per adularli, ma tutti i lord presenti  sembravano adorarli, o quantomeno sembrano riporre molta fiducia in loro.

I sovrani, circondati dai cavalieri della guardia reale, ricevettero le congratulazioni da una fila interminabile di lord, che ebbe un momento di lunga sosta quando un uomo ed una donna si profusero in un profondo inchino dinanzi ai sovrani. La donna era una ragazza di circa venti anni, bassa, il viso sottile e i capelli castani, così come il suo accompagnatore, anch'esso di bassa statura.

L'uomo guardò Jon negli occhi, sorridendo triste, una lacrima che ricadeva su di una guancia.

Lui increspò gli occhi. 'Ci conosciamo?'.

'Vostra Grazia, mia Regina, voi non mi conoscete, ma sono stato uno degli amici più cari dell'uomo che un tempo Sua Grazia chiamava padre. Lei è mia figlia Meera. Il mio nome è Howland Reed'.

Jon non conosceva quel nome, ma aveva sentito parlare di sua figlia. Era stata lei, insieme a suo fratello, ad aiutare Bran oltre la Barriera.

'E' mio immenso piacere conoscere un caro amico di mio zio Eddard'.

'Io...io sono venuto sin qui, dopo anni rintanato all'Incollatura, per scusarmi. Conoscevo il vostro segreto, ero con Ned alla Torre della Gioia!'. Nell'udire quel luogo, Jon sgranò gli occhi.

'Avrei dovuto raccontarvi chi eravate da quando ho saputo della morte di Ned, ma la paura che potesse succedere qualcosa ai miei figli mi ha colto al cuore e non sapere più nulla di loro per tanto tempo ha contribuito ad accrescerla. Ma sono felice che quel nipote che Ned ha tanto protetto sia dove avrebbe dovuto essere da sempre, sul trono di spade. Mi rincresce ancora che la mia vigliaccheria vi abbia causato tanto dolore. Perdonatemi, se potete', la voce roca a trattenere le lacrime.

'Non c'è nulla da perdonare, tutto è andato come sarebbe dovuto andare, infine. Dunque, state sereno, non potrò mai ringraziare abbastanza voi e mio zio per avermi protetto per tanti anni. Grazie davvero. Nei prossimi giorni, se vi sarà gradito, mi racconterete cosa successe', Jon pose affettuosamente una mano sulla spalla del vecchio Reed, chinando leggermente il capo.

'Quando saremo soli ti spiegherò tutto, Dany', le sorrise, trattenendo una lacrima, mentre ripensava a colui che, per tanti anni, aveva considerato suo padre. Gli aveva insegnato l'onore, la dignità, la giustizia e mai avrebbe dimenticato molti dei suoi insegnamenti maestri di vita.

Jon cercò di scansare tali tristi pensieri mentre la processione di ospiti  riprendeva ad un ritmo, questa volta,  più serrato e quando finalmente ebbero salutato l'ultimo componente di quella interminabile  fila,  si recarono alla carrozza per raggiungere la sala del trono.



Confluirono tutti nella corrente di sete, satin e velluti che si dirigeva verso la sala del trono: settecento ospiti, tra i più illustri, avrebbero occupato quella sala, mentre i cortili interno e mediano della Fortezza Rossa erano stati riempiti di tende, con tavoli ammansiti e ricolmi di cibo,  vino e barili di birra per coloro che non avessero trovato posto nella sala grande.

Le porte della Fortezza Rossa furono lasciate aperte affinché al popolo venissero distribuiti cibo e vino per poter festeggiare i nuovi sovrani.

La sala del trono era una fantasmagoria di luci  con torce che ardevano in ogni nicchia. Gli ospiti erano in piedi attorno ai tavoli mentre araldi declamavano il nome dei lord e delle lady che facevano il loro ingresso. Paggi in livrea reale li scortavano lungo l'ampio corridoio centrale. La galleria superiore era piena di musicanti, muniti di strumenti a corda e a fiato e percussione.

Jon e Daenerys giunsero per ultimi nella sala del trono. I cavalieri della guardia reale li scortarono sulla piattaforma fino ai posti d'onore. Per l'occasione la sala del trono era stata addobbata con sete drappeggiate nei colori del rosso e del nero, con accenni di oro, lungo tutta la balconata, a formare dei semicerchi che, fluidi, ricordavano le onde del mare.

'Che vengano riempite le coppe!...' proclamò Aegon. I coppieri versarono, quasi all'unisono, vino rosso di Arbor a tutti gli presenti.

'Alla regina Daenerys!...' e, in un rutilante suono di voci, gli ospiti risposero al brindisi. Settecento coppe tintinnarono le une contro le altre. 

E Dany non volle essere da meno. 'A re Aegon' sorrise, e il rito fu ripetuto. A quel punto, il banchetto di nozze ebbe veramente inizio.

La prima portata fu un densa zuppa di funghi e lumache al burro, servita in ciotole istoriate. Armish l'arpista, dalla barba grigia, annunciò di voler eseguire una canzone mai udita prima 'La ballata di Aegon e Daenerys'. Le sue dita scivolarono sulle corde dell'arpa alta riempendo la sala del trono di una dolce melodia.

Altre portate seguirono, frittelle di grano dolce e tartine calde di avena cotte con un trito mele e arance, accompagnate da costolette di cinghiale selvatico, medaglioni di carne d'alce ripieni di formaggio con venature azzurre.

Portate ed intrattenimenti, annaffiati da fiumi di vino e birra al malto continuarono a susseguirsi in una profusione da vertigine: trota al forno in crosta di polvere di mandorle, pavoni con ancora il piumaggio, arrostiti interi e ripieni di datteri, sformati di carne serviti con carote, pancetta e funghi, costolette di montone in salsa di mele e chiodi di garofano, e poi anatra marinata, cinghiale al pepe, oca arrosto, spiedini di piccione e cappone stufato,  manzo all'orzo, zuppa fredda di frutta e pere al liquore; il tutto mentre giullari e musicanti allietavano i presenti con le loro gioiose esibizioni.

Infine fu portata la torta nuziale su di un carrello d'argento: una torta dalla magnifica crosta dorata cosparsa di ghirigori colorati. Jon e Daenerys si avvicinarono all'enorme dolce;  un lungo istoriato coltello  dal manico incrostato di rubini e diamanti pose il prima taglio sulla leccornia che illanguidiva gli occhi degli ospiti . Al di là dell'aspetto, era una semplice torta agli agrumi, con una venatura pungente di limoni di Dorne, il gusto preferito dalla regina; semplice come entrambi avevano desiderato fosse.

Seguirono numerosi balli tra ospiti poco lucidi, irretiti dalle vendemmie di Arbor, come il caso  di Arianne Martell, che ballò tutta la sera con Gerolt Dayne, in un inviluppo più che sensuale. Arya stark, il cui ventre era sempre più evidente, si concesse un delicato ballo con Gendry, Edmure Tully danzò con la sua sposa e Allyria Dayne con il suo sposo; Jeyne Westerling si permise un solo ballo in compagnia del suo secondo marito, un lontano cugino che aveva lenito il suo strazio dopo la perdita di Robb. Anche gli sposi si esibirono in qualche danza non troppo elaborata, vista la poca propensione del sovrano. Sorridendo, Jon si lasciò, stranamente ed  entusiasticamente,  trasportare dalla musica, perdendosi nei ritmici passi, nel suono del flauto, dei pifferi, dell'arpa, nel ritmo del tamburo. Daenerys, in alcuni momenti, quando il ballo li avvicinò l'uno all'atro, si abbandonò tra le braccia di Jon, felice come una ragazzina, quella ragazzina che pensava di sposare suo fratello Viserys che, invero, qualsivoglia cosa avesse pensato, non era certo quella di prenderla in moglie. Lui voleva solo e solamente un esercito e lei era stata, purtroppo, il mezzo. Ringraziò qualunque dio esistesse affinchè le cose non fossero andate in quel modo, altrimenti mai avrebbe potuto incontrare l'unico e vero amore che il destino le aveva riservato.

Furono infine recati i doni di nozze: gemme, statue di oro, di argento e bronzo e pietre preziose, monili per la regina e spade e daghe puntellate di gemme per il re. Ma il dono più prezioso venne da quello sconosciuto pirata, Salladhor Saan, messaggero di Illyrio Mopatis.

Lo scrigno, finemente intarsiato di agata rossa, fu aperto e meraviglia e stupore si stampò sul volto di Daenerys. Venature rosse e nere incendiavano le lame sotto i suoi inebriati occhi. Esisteva un solo metallo in grado di essere martellato pur continuando a mantenere la  resistenza per poter combattere ed era impossibile sbagliare su cosa fossero quelle linee ricurve, segno delle migliaia di volte in cui l'acciaio era stato ripiegato su sé stesso. Era acciaio di Valyria.

'Sono quello che penso...' proferì a stento.

'Certo regina Daenerys! Magistro Illyrio non vi ha mai dimenticata ed è estremamente lieto di porvi dono che sa vi sarà enormemente gradito...'.

Jon guardò Dany, i suoi occhi scintillavano quasi inclini alle lacrime.

'Jon, le due spade che vedi sono Fuoco Nero e Sorella Oscura, le due spade simbolo della dinastia Targaryen e quelle invece sono... sono...' la voce per un attimo la tradì e il fiato le mancò. 'Sono la corona di Aegon il Conquistatore e quella di Jaehaerys I'. Daenerys le ammirò incredula: un cerchio in acciaio di Valyria con  rossi rubini squadrati tutt'intorno l'una e un cerchio di oro con sette pietre di colore diverso ognuna la seconda.

'Non so come sia riuscito a venirne in possesso e davvero non so come ringraziare Magistro Illyrio, ma sono sicura che io e il re troveremo il modo...' ed in effetti Dany comprese che, difficilmente, un mercante come Illyrio si sarebbe mai separato da tesori di siffatto valore, ma non pari al valore di un'alleanza con l'intero continente di Westeros e i loro sovrani.

Quando, finalmente, tutti ebbero finito di mangiare, bere e ridere, ballare e divertirsi, per la prima volta Daenerys sentì l'esclamazione 'a letto a letto a letto'.

Guardò Jon, non riusciva a comprendere. Lui le spiegò l'usanza secondo cui gli ospiti uomini conducevano la sposa alle camere nuziali con improperi poco consoni, così come le lady lo facevano con lo sposo; nel mentre del bailamme, i due venivano svestiti. Dany arrossi leggermente, non ne aveva mai sentito parlare, ma Jon aveva dato ordine che, quantomeno la biancheria di entrambi, non sarebbe stata toccata. Non era una consuetudine che fosse di suo particolare gusto. In questo modo veniva dimostrata la consumazione del matrimonio, per quanto loro non ne avessero bisogno. E, tra le risate dei lord e delle lady del continente occidentale, Jon e Daenerys furono sollevati di peso e accompagnati sino dentro le loro camere, perdendo qualcosa del vestiario lungo tutto il tragitto. Dany fu divertita da questa usanza a lei del tutto sconosciuta.

'Sono vicino la porta che ascoltano...' le fece notare Jon, non troppo simpatizzante nemmeno di tale usanza. In ogni caso, essendo il  matrimonio di fronte a tutta Westeros, non potevano esimersi, come era invece avvenuto la prima volta.

La liberò dall'ingombro della biancheria, così come lei fece con lui, una mano a scioglierle i meravigliosi lunghi capelli argentei, mentre lei giocherellava con i suoi ricci corvini.

La sollevò tra le braccia e la condusse sul letto.

'Bene! Vediamo di dare un fratellino o una sorellina ai nostri figli...' sorrise divertito.

'Ti amo Jon Snow' lo guardò languida lei.

'E io amo te, Daenerys Targaryen', i loro nasi che dolcemente si strusciavano.

Avviluppati l'uno all'altro in una profusione di baci, dunque consumarono, tra la goliardia di coloro fuori le porte, il loro terzo matrimonio, del tutto dimentichi della loro presenza. Esistevano solo loro ed il loro incommensurabile amore.

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