33.

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IL LIEVE SIBILO DEL DUBBIO.

Debole e remoto scintillava il chiarore della luna, bassa sull'orizzonte, tra le nebbie del mare aperto. Arya Stark era partita, quasi subito dopo la conversazione avuta con sua sorella Sansa. Aveva lasciato Grande Inverno e si era imbarcata da Porto Bianco per Duskendale, destinazione ultima Approdo del Re. Marinai si arrampicavano su e e giù sull'albero maestro del vascello, la Lady Mirya, muovendosi lungo il sartiame, dispiegando le spesse vele di colore viola. Sotto coperta i marinai si spezzavano la schiena, le onde contrarie così come il vento.

Arya rimase sulla prora a guardare la pallida luna, reggendosi con la mano all'elaborata polena, una fanciulla simile ad una sirena che teneva stretta una stella marina.

Si ritrovò a pensare che, per qualche misterioso arcano, non riuscisse mai ad andare dove voleva. Dopo i suoi viaggi per mare voleva tornare finalmente a casa, dai suoi fratelli, oltrepassare la barriera e raggiungere Jon ed invece... si trovava a dirigersi verso Approdo del re. Rimembrò, quando fuggita dalla Capitole dove adesso era diretta, Yoren, il reclutatore ormai defunto dei Guardiani della Notte, aveva giurato di riportarla a Grande Inverno; invero era finita ad Harrenal e, scampata alla nera maledetta fortezza, l'alleanza senza vessilli, l'aveva trascinata nella collina cava, mentre voleva solo e solamente raggiungere Delta delle Acque. Poi, era riapparso il Mastino, che l'aveva presa dalla collina cava e trascinata fino alle Torri Gemelle e, alla la morte di Robb e sua madre, con la distruzione dell'esercito del nord ad opera del vile tradimento perpetrato dai Frey, era riuscita a lasciare Clagane morente lungo il Tridente. A Padelle Salate avrebbe voluto prendere una vascello per raggiungere in forte orientale e dunque Jon, ma si era ritrovata a salpare per Bravoos. E, per lennesima volta, era diretta dove mai avrebbe voluto, la dannata Approdo del Re, dove tutte le sue peripezie avevano avuto inizio.

Il viaggio si dimostrò più lungo del previsto. La nebbia, la pioggia e un'insolito nevischio avevano allungato quantomeno di una settimana la traversata sino a duskendale.

Giunti infine nel porto, smontò con il suo palafreno, un baio pezzato nero e marrone. Non gli aveva dato un nome, troppi erano stati i cavalli che aveva visto morire e non aveva più nessuna voglia di affezionarsi a qualunque animale. Ancora sognava di rincontrare la sua adorata Nymeria, che aveva dovuto scacciare per evitarle morte certa, come era capitato a Lady, il metalupo di sua sorella, ucciso per ordine di quella maledettta di Cersei Lannister.

Chissà se è ancora viva! Chissà se, incontrandomi, mi riconoscerebbe dopo tanti anni.

Il suo sguardo si rattristò ripensando alla sua adorata metalupa. Nel suo cuore sperava fosse ancora viva, libera di correre felice nei boschi oltre la Barriera.

Proseguì sulla strada di Rosby. Un insolito freddo e quella lieve, assurda neve, dopo l'annuncio di una lunga estate, impensierirono Arya, quasi un cattivo presentimento. Giunse ad Approdo del Re facendo ingresso dalla Porta di Ferro e proseguì costeggiando Fondo delle Pulci, forse il quartiere più di tutti ancora specchio di quello che era successo all'incorica un anno e mezzo prima.

Ricordava ancora l'ultima volta che aveva visto la capitale, ad essere presisi era tra coloro che ricoperti da fuliggine, fumo, lividi, contusioni e fiotti di sangue era riuscita a sopravvivere a quelllo che i maestri della cittadella avrebbero etichettato nelle loro cronache come il disastro di Approdo del Re.

Cumuli di macerie e di cadaveri sanguinolenti, ammassati o fusi tra loro, la cenere che pioveva dal cielo quasi fosse neve e lei che non riusciva quasi a respirare. Ancora adesso non sapeva dire se fosse stata davvero solo cenere o anche nevischio, i suoi sensi allampanati cercando di sopravvivere a quell'immane sterminio.

Erano ancora vivide le immagini di quella madre, che le aveva affidato la sua creatura, sperando potesse trarla in salvo, ma come separare una bambina dalla sua mamma! Era corsa urlante tra le braccia di lei e, insieme a lei, aveva invero, infine trovato la morte. Solo cenere compatta, quasi una statua, memento perpetuo di quello che era successo.

Ice and Fire: il principe che fu promessoWhere stories live. Discover now