24.

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ROSSO A MEEREEN

Sognò Daenerys. Daenerys che rideva, una figura ultraterrena resa fulgidamente splendente dai raggi del sole. Daenerys che salutava la folla, la folla che la acclamava estasiata e altisonante.

Sorrise guardandola, finalmente rivedeva in lei la vera donna di cui si era innamorato, quasi senza rendersene conto, dal primo momento che l'aveva vista, sul quel trono obliquo a Roccia del Drago.

Era raggiante, l'amore del suo popolo l'aveva riempita d'estasi.

Il sole, caldo violento astro diurno, improvviso lasciò il posto a nuvole nere che si si accalcarono nel cielo di Meereen.

Guardò in alto, solo un plumbeo manto di gradiente grigio, poi cercò lo sguardo di lei. Non la vide più, gli occhi in apprensione finchè non la scorse riversa al suolo, il candido abito bianco insozzato dal sangue che dilagava.

'No!' Urlò straziato, gettandosi a carponi sul suo corpo esamine. Toccò il suo sangue, era caldo, ribollente lava, il sangue del drago che periva ancora una volta!

'No!' Gridò ancora e su quell'immacolato vestito, una daga apparve, all'altezza del cuore, la stessa daga che le aveva piantata nel petto.

'Nooo!'

Si ridestò di colpo, madido di sudore, le membra contratte dal terrore, il cuore che esitava a compiere il suo dovere.

E' stato solo un incubo.

Cercò di calmarsi, i battiti accelerati. Per tutta la notte non aveva dormito, preoccupato, oltre ogni modo, di quello che sarebbe successo la mattina dopo.

Era l'alba ormai e, dopo quelle immagini ancora così vivide dinanzi i suoi occhi, Jon Snow capì che non avrebbe più trovato requie su quel suo piccolo pulcioso letto.

I rumori che giungevano dall'esterno divenivano sempre più numerosi. Guardie che correvano per i corridoi, ordini impartiti, a volte urlati, mugugni di disappunto. oscene imprecazioni rivolte a tutte le possibili divinità esistenti.

La folla si era radunata sin dalle prime luci del mattino sulla grande piazza per poter vedere Daenerys Targaryan da vicino.

"E' stato tutto programmato nei minimi dettagli", pensò Jon Snow, cercando di trovare un po' di refrigerio per la sua mente che avvampava dal terrore.

Una grande pedana era stata costruita poco fuori l'ingresso della piramide: di lì avrebbe parlato la regina alla gente di Meereen. Gli Immacolati, con a capo Verme Grigio, erano già in posizione, schierati sui quattro lati, tre fila per ognuno, mentre i Secondi Figli perlustravano tutt'intorno.

Nonostante tutte le misure di protezione prese, i piani visti e rivisti sino allo sfinimento fisico e mentale, Jon non riusciva comunque a calmarsi.

E se quell'incubo fosse vero, se succedesse realmente quello che ho sognato. No! Non potrei perdonarmelo, non potrei mai vivere di nuovo, senza di lei, sapendola morta.

Si massaggiò gli occhi, le guance, sino a giungere alle tempie martellanti e si levò veloce dal letto. Indossò una candida camicia di bianco lino e delle brache nere , inforcò gli stivali e lasciò quella stanzetta che, per qualche misterioso arcano della sua mente, sembrava stringersi intorno a lui per soffocarlo.

Ora doveva trovare la sua spina nel fianco, il comandante Daario Naharys.

La regina era ancora nei suoi appartamenti. Anche lei aveva riposato poco. Fece un lungo, bollente bagno ristoratore, gli effluvi della lavanda a calmarla, e Samira ad aiutarla a prepararsi. I capelli resi lucidi e asciutti dopo colpi e colpi di spazzola, aveva scelto di indossare un abito azzurro con scaglie di drago blu, scollato quanto bastava sul davanti. Due spille d'argento a foggia di drago le mantenevano un mantello, anch'esso azzurro, che giungeva fino ai suoi piedi. L'ancella le acconciò i capelli con un intrico di trecce, come piacevano tanto a lei, lasciando, tuttavia, il resto della chioma sciolta in perfetti boccoli che le ricadevano lungo la schiena.

Ice and Fire: il principe che fu promessoWhere stories live. Discover now