Cloe 💓

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13 settembre 2020 

Ore 05:00

Il travaglio del parto era iniziato alle 7 dellla sera del dodici settembre ma la bambina - già era una femminuccia - non aveva nessuna intenzione di nascere. Mi avevano ricoverato perché mi dicevano che potevo partorire da un momento all'altro. Sono stata in un lettino con un sacco di dolori. 
Non avevo parlato con kurt e non gli avevo detto che  non era sua figlia. Non ho avuto il coraggio, mi era stato accanto per tutta la gravidanza, ma in questo momento avevo voluto mia madre. 
Passai tutto il giorno li,finché alle ore 4 del tredici di settembre si tagliarono le acque. Mi portarono in sala parto ma non fui abbastanza dilatata. Strillavo dal dolore. Non ne potevo più! Le contrazioni erano una più forte dell'altra. 
“Emma smettila! Così non collabori” mi disse mia madre al mio fianco. 
“ non riesco. Fa male. Malissimo” 
“ lo so Emma. Ho fatto te e tuo fratello vuoi che non lo sappia??” 
“ ho capito ma adesso ci sono io. ” 
“ se imparaste a tenere chiuse le gambe non sareste qua” affermò con discorso in generale e nervoso. Lo sapevo che non era d'accordo su tutto ciò che era successo. Sapevo che era un po' delusa dai miei comportamenti ma avrei voluto in quel momento che lasciasse tutto fuori. 
“mamma per favore” urlai. “ non credo sia il momento di discutere su questa cosa” tirai un altro urlo più forte. Vidi l'ostetrica avvicinarsi a controllare giù nelle mie parti intime. 
“Emma ci siamo!” mi disse. Come se fosse una cosa così semplice da fare. 
“ ok” risposi.
“ al mio tre spingi” annuii. Sentii una contrazione e così mi disse di spingere. Un paio di volte fu così, finché non mi disse che vedeva la testa e che mancava poco alla nascita. Appoggiai la testa sul lettino, le forte mi mancavano, sentivo gli occhi chiudere. Una voce al mio orecchio: « non mollare. Non adesso Emma!» sembrava come se la voce di Simone fosse in sala. Alzai il viso ma c'era solo mia madre che mi invitava a spingere o la piccola sarebbe morta dentro di me. Diedi tre quindi dopo tre contrazioni ma sentite prima. Poi un pianto. Un pianto che mi fece sciogliere. Appoggiai sfinita il corpo sul lettino dell'ospedale. Respirai. Vidi la mia bambina appoggiata su di me ancora sporca. Iniziai a piangere, assomigliava tutta a lui. Stringeva i pugnetti. 
“ benvenuta al mondo amore di nonna” disse mia madre. Lasciai andare le lacrime ancora di più. L'infermiera taglio il cordone e porto via la bimba per i controlli. 
“ sono orgogliosa di te” guardai mia madre dopo avermi detto quelle parole. “ non volevo dirti quelle cose prima, ho esagerato, sai però come la penso! Oggi doveva esserci lui qui con te non io” 
“ lo so. Prima..." Ingoio la saliva “ mentre mi stavo arrendendo mi è sembrato come se lui fosse qua. So quanto tutto questo è sbagliato, ma io non sono riuscita a dire niente a Kurt. Mi blocco e non so proprio cosa dirgli” 
“ ne riparliamo più avanti uhm? Adesso ti lascio con i medici e avviso tutti ” annui. Uscii dalla sala parto lasciandomi con i dottori che dovevano sistemarmi a dovere. 

....

Una volta in camera, mi portarono la piccolina per iniziare l'allattamento. Ero impacciata. Avevo paura persino a prenderla, come l'infermiera me lo ha detto ho scosso la testa in senso di negazione.. ero davvero impaurita di quell'esserino. 
“signorina deve solamente prenderla in braccio, sbottonarsi e attaccare la piccola al seno. Non succederà niente” capii che ero solamente sotto sciock. Così si avvicinò lentamente, prese mia figlia delicatamente - la guardavo così esperta di fare quel gesto - e la mise tra le mie braccia. “ ecco così, reggi bene la testa nel tuo braccio. Quando la sposti ricorda sempre che devi tenere la testa, è una parte troppo debole ancora, si rafforzerà piano piano. Stia tranquilla, se ha bisogno di me, mi chiami e io vengo” annuì. Mi sbottonai la camicia da notte, sganciai il reggiseno per permettere a mia figlia di attaccarsi. Faceva un po' male ma sopportabile. Con la mano libera accarezzai il suo viso ripetutamente. Piano piano.  Volevo ricordare ogni minimo dettaglio di lei adesso. 
“ un giorno ti farò conoscere il tuo papà. È un principe azzurro che non ho saputo amare. Io la sua principessa che non ha saputo amare. Forse un giorno ci rincontraremo e lo conoscerai. So che mi odierà, ma spero che capisca perché l'ho fatto. ”  sembrava ascoltarmi nonostante avesse poche ore. Allungai il braccio verso il mobiletto, presi il telefono. Scattai una foto sulla manina minuscola. Decisi di renderla pubblica sul mio profilo : « 13 settembre 2020, ore 05:00 del mattino sei venuta al mondo tu. Con i tuoi occhietti meravigliosi, con la boccuccia piccola, il tuo nasino minuscolo e tutti quei capelli biondi. Ti amo già. Profumi da morire. Grazie a te per avermi regalato la cosa più bella che il nostro amore potesse darci. ❤️ 
Ringrazio già anticipatamente per tutti quelli che mi invieranno gli auguri, so di non poter rispondere poi a tutti. 
Lei è Cloe, la mia nuova vita❤️. 
Vi voglio bene. 
Emma » pubblicai quella foto sapendo che Simone avrebbe letto e forse capito male. Ma io lo ringraziavo veramente. Cloe era segno del nostro amore. 

E scappare da te stessa non ti renderà un'altra 🖤Where stories live. Discover now