87: Morirei per te

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7 Febbraio 2004

Hermione's p.o.v.

Draco non mi ha più detto nulla in merito al Galà di stasera. Ha trascorso la prima parte del pomeriggio sul campo da Quidditch mentre io finivo di correggere i saggi, poi abbiamo preso un tè insieme nel mio salotto e, infine, ci siamo rifugiati sotto le coperte a fare l'amore.

Chissà se avremo ancora tutto questo entusiasmo tra un anno, tra dieci anni?

Ora però sono quasi le sette, e io mi sto preparando per la serata, dato che con gli altri colleghi abbiamo deciso di trovarci alle sette e trenta nell'ufficio di Minerva e prendere la Metropolvere tutti insieme.

Lui è seduto sul letto e mi osserva mentre mi trucco, stropicciando tra le mani la cravatta grigio perla del completo elegante che si è portato dietro, ma che non ha ancora indossato.

Io applico l'ultimo strato di rossetto e osservo la mia immagine nello specchio, controllando con attenzione di aver applicato correttamente il fondotinta e il blush, senza chiazze troppo intense o "buchi".

Infine mi metto gli orecchini d'oro con incastonati due piccoli rubini che i miei genitori mi hanno regalato per il mio diciassettesimo compleanno e la collana con pendente, sempre decorato con dei rubini, che nonna Granger mi ha lasciato in eredità.

Mi volto a guardare Draco, sospirando.

«Non voglio costringerti a fare niente, sia chiaro, ma penso che dovresti venire al Galà.»

«Non credo che sia una buona idea.»

«Perché no? Partecipando dimostreresti di essere nelle buone grazie del Ministro, e poi ho bisogno di un accompagnatore. Sono l'unica che va sempre da sola...»

Lo so, è un colpo basso, ma vorrei cercare di smuoverlo, in qualche modo.

Lui mi guarda come se perfino respirare gli causasse dolore.

«Lo sai che morirei per te, Hermione. Non...»

«Dimostramelo» lo interrompo, incapace di trattenere oltre il lato dispotico di me che tutti odiano. «Sii il mio cavaliere, stasera. Entra con me in quella sala a testa alta, mano nella mano e...»

«Non posso» risponde con voce strozzata.

«Spiegami perché.»

«Non capisci?» chiede massaggiandosi l'avambraccio, dove una volta campeggiava il Marchio. «Anche se il Ministro ora mi dà un contentino perché ho contribuito a evitare che quegli idioti in cappuccio facessero a fette i suoi preziosi Aurors non cambia niente. Per tutti sarò sempre il pupillo del Signore Oscuro.»

«Non è vero che non cambierà niente: sta già cambiando e questo invito ne è la dimostrazione. Però se non proverai tu per primo a muoverti in quella direzione, questo passo rimarrà un tentativo inutile.»

«Tu non capisci» risponde lui distogliendo lo sguardo.

«Credi di no? Sono stata anche io una reietta. La Sanguemarcio che tutti prendevano in giro, la dispotica So-Tutto-Io che in tanti disprezzavano. Conosco perfettamente la quantità di coraggio che serve per uscire dal guscio protettivo dietro il quale ci si nasconde. E tu quel coraggio ce l'hai, Draco.» Sorrido, andandomi a sedere accanto a lui e sfiorandolo con una carezza per poi intrecciare le dita alle sue. «Sarò con te per tutta la sera.»

Lui fissa le nostre mani unite per un lungo tempo, prima di stringere e lasciar andare.

«È proprio questo il problema, non capisci? Ho paura che la mia presenza faccia male anche a te, che possa minare il tuo buon nome. Non me la sento di farti fare brutta figura in pubblico. E se vedermi accanto a te fa preoccupare i genitori dei tuoi allievi? Se in qualche modo finisce per inficiare la tua carriera?»

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