34: Far West

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22 Dicembre 2003

Hermione's p.o.v.

«Oh, finalmente la secchioncella si è degnata di uscire dalla biblioteca. Mi domando perché non ti abbiano assegnato una camera da letto lì dentro, direttamente.»

Pansy Parkinson, nella sua divisa bianca da infermiera, si stacca dal muro cui era appoggiata, le braccia conserte e un sorriso beffardo sul volto.

Tutto, nel suo atteggiamento, dichiara che la ragazza non è cambiata di una virgola rispetto a quando, studentessa, bullizzava i ragazzi più giovani. O Luna. O me.

Sospiro internamente, ma cerco di mantenere una maschera impassibile sul volto.

«Avevi bisogno di qualcosa, Parkinson?» le chiedo con educazione ricamata di ghiaccio.

«Sì, la mia capa mi ha mandata a darti la lista delle pozioni quasi esaurite. Dice di muovere le tue chiappette stitiche, ché le servono per quando i ragazzi ritorneranno a gennaio.»

Dubito che Poppy abbia usato quelle precise parole.

La fisso.

«Beh, che hai da guardare?» mi chiede seccata, ma mi accorgo di una contrazione a un angolo della bocca, come se stesse facendo fatica a reprimere un sorriso. O meglio, un ghigno. No, non è proprio cambiata.

«Credo che tu ti sia dimenticata di darmi l'elenco» puntualizzo stancamente. Ho l'impressione di sapere come andrà a finire questa conversazione, ma purtroppo ho uno svantaggio rispetto alle stronze come lei: sono una persona perbene e mi tocca comportarmi con educazione e correttezza.

«Ah sì? Oh, che sbadata» risponde lei con un'aria da finta svanita. «Ce l'ho proprio qui.»

Infila una mano in tasca e tira fuori un foglio piegato in quattro ma, invece che porgermelo, solleva la mano sopra la testa, a un soffio dalla mia portata: è di pochi centimetri più alta di me, quel tanto che basta per rendermi impossibile prendere il foglio senza saltare.

So di avere un'espressione seccata e anche di compatimento.

Faccio un passo indietro, rifiutando l'inutile sfida.

«Non importa. Passo in infermeria e me lo faccio dare direttamente da Poppy.»

Non ho fatto che tre passi quando la sua voce mi rincorre, carica di derisione.

«Brava, corri sempre dai "grandi" a chiedere aiuto. Non sei mai stata capace di fare da sola. Eroina? Tzé. Senza quel vecchio gargoyle di Silente e quel voltafaccia di Piton, senza tutti quei patetici ragazzini di quella stupida Armata di Silente e un esercito di Auror alle spalle, non saresti andata da nessuna parte. Tu e quegli altri due idioti che ti venivano appresso.»

Piroetto su me stessa per fronteggiarla. So che vuole farmi arrabbiare, ma non ci riuscirà. Non riesco a trattenere una risposta, però.

«Cosa vuoi sapere di come ho ottenuto quello che ho ottenuto» le dico, glaciale «tu che te ne sei stata con il culo al sicuro per tutto il tempo e che sei così adulta da comportarti ancora come se avessi dodici anni.»

«Io provengo da una famiglia nobile. Non ho bisogno di giocare a fare l'eroina per dimostrare il mio valore» risponde lei sollevando il mento.

«No, infatti: hai bisogno di comportarti come una bulletta adolescente, per dimostrare quello che vali» sogghigno. «Continua a giocare, Pansy. Quelle come te non hanno bisogno di crescere.»

Le volto le spalle per andarmene, l'inizio di incazzatura sostituito da un forte senso di pietà per una ragazza che è tutto fuorché stupida, ma che non è in grado di sfruttare le proprie capacità per qualcosa che non sia prevaricazione. Forse anche lei, come Draco, è vittima di un'educazione miope e carente.

After Dark - A Dramione Story #Wattys 2019Onde histórias criam vida. Descubra agora