17: Memorie

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20Novembre 2003

Hermione'sp.o.v.


«Oggi lavoriamo sui riflessi, Granger.»

Malfoy sogghigna in un modo che non mi piace per niente e, nel giro di pochi minuti, scopro perché.

Ha deciso che dobbiamo fare quelli che chiama "esercizi sotto stress": salti, corse, flessioni, scatti, colpi al sacco, tutti fatti uno di seguito all'altro senza pause, senza interruzioni, senza nemmeno un secondo di tregua per prendere il fiato. Un colpo di fischietto, un ordine, e a me tocca obbedire immediatamente. Non mi consola il fatto che lui stia facendo tutti gli esercizi con me, anzi: la sua superiorità fisica mi fa solo sentire peggio.

Dopo mezz'ora di tortura mi lascio cadere sui tappetini, incurante del fischio e del seguente ordine di "scatto fino in fondo alla stanza".

Annaspo nel tentativo vano di introdurre un po' di aria nei polmoni.

«Forza, Granger, ancora dieci minuti.»

«Non ci penso neanche» ansimo.

«Cosa pensi di dire a un potenziale assalitore? "No, aspetta, sono stanca, aggrediscimi dopo?"» La voce in falsetto che fa per imitarmi mi fa venire voglia di prendere la bacchetta e trasformare il suo naso in un fungo.

Mentre il mio respiro fa più rumore dell'Hogwarts Express, il suo è solo leggermente accelerato.

«In piedi.»

Non molla l'osso, eh?

Sbuffo e mi tiro su a fatica. Sono così accaldata che si potrebbe cuocere un uovo sulle mie guance. Afferro l'orlo della maglia a maniche lunghe che indosso sempre durante gli allenamenti e me la sfilo dalla testa gettandola di lato e restando con indosso solo una canotta nera.

Inizia a squadrarmi con un sorrisetto.

«Puoi toglierti anche qualcos'al...»

La sua voce rallenta e si interrompe.

In un lampo è a poca distanza da me. Mi afferra per il polso e mi tira il braccio, costringendomi a rivolgere verso di lui l'avambraccio, sul quale si china per vedere meglio.

Lì, sulla pelle chiara, spicca la parola "Sanguemarcio", incisa con tratti irregolari dalla punta del coltello di sua zia. Mi hanno detto che a St. Mungo potrebbero riuscire a mascherarla, ma io non voglio.

Lui la fissa per un tempo infinito.

Quando solleva il volto verso il mio, è di nuovo una statua di pietra, una statua con due abissi al posto degli occhi.

«La lezione è finita, Granger, puoi andare.»

Anche la sua voce è dura e stranamente vuota.

«Cosa significa, finita? Abbiamo appena iniziato.»

«Sei stanca, no? Vai.»

Indica perfino la porta.

«Ma... perché?»

Lui guarda da qualche parte dietro il mio orecchio, stringe i denti, poi esala e risponde.

«Perché ho deciso così.»

«Beh, mi oppongo alla tua decisione.»

Lui scrolla le spalle, si gira e si incammina verso il divano dove abbiamo appoggiato le bacchette.

«Non è un problema: puoi continuare da sola. Ci vediamo a cena.»

Non capisco cosa sia successo, quale sia i problema, ma che un problema c'è è chiaro come il sole. Comunque sia, non voglio che se ne vada.

After Dark - A Dramione Story #Wattys 2019Where stories live. Discover now