25: Come pulcini in un temporale

4.9K 226 10
                                    

11Dicembre 2003

Hermione'sp.o.v.


Quando entro, lo trovo a torso nudo che corre su un tapis roulant.

Il suo petto muscoloso, solcato da mille cicatrici, brilla di sudore, che scurisce anche le ciocche di capelli sulle sue tempie, sfuggite alla presa ferrea della treccia.

Perdo il fiato per un istante mentre contemplo la bellezza del suo corpo, la finezza dei suoi lineamenti,e una parte ribelle della mia mente immagina la sensazione di quella pelle lucida a contatto con la mia.

«Beh, non startene lì impalata, Granger. Venti minuti di corsa» mi dice lui, senza voltarsi e senza rallentare, indicando l'altro tapis roulant, e spezzando così l'incantesimo che mi aveva intrappolato le membra e il cervello.

Tiro fuori l'Ipod dalla tasca, prendo posto e inizio a correre. In silenzio, come avviene ormai da tre settimane.

Allo scadere dei venti minuti, senza praticamente guardarmi Draco mi fa segno di raggiungerlo sul tatami. Mi porge due pesetti da un chilo, uno per mano, e mi comunica che oggi faremo l'allenamento "a vuoto", combattendo contro la nostra immagine riflessa nello specchio.

Segue un quarto d'ora di istruzioni date svogliatamente, come se davanti a lui non ci fosse una persona ma un manichino. Nemmeno per un istante il suo sguardo si è posato su di me.

All'ennesimo, laconico "jeb, destro, sinistro" decido che ne ho abbastanza. Mi porto davanti a lui, a un soffio dai colpi che non ha smesso di portare in direzione dello specchio, i pugni sui fianchi che stringono ancora i pesi.

«Si può sapere cosa diamine succede?»

Lui guarda un punto dietro il mio orecchio destro.

«Niente, cosa dovrebbe succedere?»

«E allora perché sei così distante, svogliato?»

Lui fa un sorriso sardonico rivolto al mio orecchio sinistro.

«Forse perché mi sono rotto di fare da insegnante a una ragazzina incapace.»

Questo mi fa arrabbiare talmente tanto che sono sul punto di recuperare la bacchetta e fargli cadere tutti i capelli. Mi trattengo, a stento.

«Non me la bevo, Malfoy. È successo qualcosa. Sei cambiato all'improvviso, tre settimane fa.»

«Forse mi sono pentito di essermi confessato con te e tutte quelle cavolate da ragazzine sceme» sbotta, lasciando cadere a terra i pesi a un centimetro dalle dita dei miei piedi e voltandosi come per andarsene.

Lo raggiungo e lo trattengo per un braccio.

«Non dire scemenze. Cosa è successo?»

Se vuole solo prendermi per il culo, me lo deve dire in faccia.

Se si vede con Luna, me lo deve dire in faccia.

Lui mi afferra il polso e, prima ancora che mi accorga di cosa sia successo, sono stesa sul tatami, coi polmoni vuoti e il suo volto impassibile e gelido che incombe sopra il mio, a pochi centimetri.

«Non. È. Successo. Nulla. E ora puoi scegliere se vuoi ricominciare a "fare lo specchio" o se preferisci levarti dalle scatole. Ma in entrambi i casi, fallo in silenzio» sibila.

Io colpisco il polso a cui è appoggiato più forte che posso, facendogli perdere l'equilibrio. Poi, mentre è ancora sbilanciato, lo tiro per la spalla scansandomi e facendolo rovinare del tutto a terra nel punto che avevo occupato fino a un attimo prima. Un mese e mezzo di lezioni sarà pur servito a qualcosa... anche se sospetto che in una situazione di pericolo reale, con un avversario "vero" al mio posto, non si sarebbe lasciato fregare così facilmente.

«Non male, Granger. Ma avresti dovuto tramortirmi» sogghigna antipatico, sollevandosi di scatto e lanciandosi sopra di me prima che io, da brava stupida, abbia anche solo avuto il tempo di pensare che fosse il caso di allontanarmi.

Sfruttando il suo movimento, lo catapulto di lato, e dopo un attimo siamo entrambi in ginocchio, faccia a faccia, pronti a scagliarci l'uno contro l'altra.

Lui ha il volto atteggiato a un ghigno altezzoso e antipatico, lo stesso che indossava ogni volta che mi derideva o cercava di umiliarmi, e a me viene voglia di levarglielo dalla faccia a suon di schiaffoni.

Carico un pugno, che accompagno con un grido ben poco signorile, ma lui lo para senza alcuno sforzo apparente. Segue una zuffa confusa, con lui che cerca di buttarmi a terra e io che resisto aggrappata alla sua treccia con forza tale da fargli lacrimare gli occhi.

Gli arti annodati, i denti snudati in ringhi di sfida, sembriamo due cuccioli di cane che litigano per un osso, più che due maghi adulti, due professori di Hogwarts.

«Sei una stronza impicciona, Granger.»

«Stronza io? Guardati tu, bulletto presuntuoso del cazzo.»

Il mio petto sfrega contro il suo. Il suo alito è caldo sulle mie labbra.

«Ma va' a quel paese! Io mi stavo facendo i fatti miei, ma tu no, devi venire a impicciarti...»

«Impicciarmi? E io che mi preoccupo pure per un idiota come te! Cosa mi dice il cervello?»

Cerco di dargli una testata sul naso, lui riesce a schivarla, cambia la presa sulle mie spalle e mi spinge a terra. Non mollo la presa sulla sua treccia, però, e lo trascino con me.

Ci troviamo stesi in un mucchio scomposto, con lui che mi schiaccia in parte il torace, una gamba sopra le mie per impedirmi di alzarmi, e io che lo tengo per i capelli come se ne andasse della mia vita. Bloccati in una morsa che ci porta vicini, allacciati. Il suo viso aleggia sopra il mio, i suoi occhi grigi così vicini che riesco a cogliere ogni piega, ogni ombra delle sue iridi di carta stagnola. Non mi ero mai accorta dei raggi di sole che circondano la pupilla, sfumandosi in un colore più scuro nell'anello esterno. Non mi ero mai accorta delle sfumature gialle,verdi e azzurre di alcune parti, componenti così minuscole da confondersi col grigio ma che, ora, riesco a distinguere a una a una.

Così come riesco a distinguere la rabbia nella sua voce, quella stessa rabbia che tinge la sua pelle di rosso, quando dice, anzi, ringhia:

«Io non sono un progetto umanitario per streghe annoiate!»

«Solo un perfetto imbecille come te può pensare una cosa del genere! Progetto umanitario? Il tentativo d isuperare il passato non è una cosa brutta.»

«Non si può superare il passato!»

Draco è così furioso che distinguo nettamente i tendini gonfi, sul suo collo, l'arteria che pulsa. Così furioso, e io non capisco perché.

Così furioso, che provo il desiderio soverchiante di smentirlo, qui e ora.

Di superare il passato, di oltrepassare quei pochi centimetri che sembrano un baratro tra la mia bocca e la sua.

Di sovvertire l'ordine costituito, che nonostante tutto vuole ancora una Nata Babbana e un mago purosangue su barricate opposte, e fondere i nostri respiri in un unico ansito infuocato.

Di perdermi, perdermi nei picchi e nelle valli delle profondità grigie dei suoi occhi, e non uscirne finché non avrò risolto il suo mistero. Finché lui non sarà parte di me.

Finché... mi accorgo che anche lui mi sta fissando, con la stessa, acuta intensità che devo avere io.

Che anche il suo respiro è corto, come il mio, e mi ritrovo a sperare che non sia più per via della rabbia, ora.

"Devo aver preso una botta in testa nel cadere, e non essermene accorta" penso, ma ancora non riesco a distogliere lo sguardo, a interrompere quel contatto che si è formato, chissà come, chissà perché, e che ci tiene incatenati.

Immobili e spaventati come pulcini in un temporale.

 ** Non preoccupatevi... non vi terrò in sospeso ancora a lungo :P **

After Dark - A Dramione Story #Wattys 2019Where stories live. Discover now