63: Miseriaccia!

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2 Febbraio 2004

Ron's p.o.v.

L'attimo di confusione nel vedere sulla soglia Pansy, con un abbigliamento e un'acconciatura diversi da quelli che aveva meno di quindici secondi fa nel mio salotto, a momenti mi costa la pellaccia.

Di sicuro mi è costata lo stipite della porta d'ingresso: riesco a scansarmi all'ultimo istante buttandomi a terra come un coglione, e l'incantesimo con cui la stronza voleva farmi esplodere la testa colpisce il legno facendone esplodere un pezzo.

Il mio padrone di casa non sarà affatto contento.

Rotolo di lato e mi rialzo in un unico movimento – tutto quel dannato esercizio fisico che ci fanno fare al quartier generale sarà pur servito a qualcosa, no? – con la bacchetta spianata davanti a me.

Parkinson e il furetto avanzano, entrambi con stampati in faccia dei sorrisi che vorrei togliere loro a suon di pugni. E forse lo farò, penso mentre un sorriso altrettanto stronzo mi compare in faccia.

Avevo sperato che quel pezzo di merda di un Malfoy si dimostrasse meno pezzo di merda di quanto pensassi, se non altro per il bene di Hermione, ma ho qui davanti a me la prova di aver sempre avuto ragione. E di essere un idiota. Un idiota che si è fatto guidare dalle parti basse anziché dal cervello... non imparo proprio mai, eh?

Lancio due incantesimi in rapida successione, ma entrambi i miei avversari sono svelti a scansarsi e avanzano verso di me, che arretro lungo il corridoio. Sono in minoranza, e quel che mi serve ora è il cervello, non la forza bruta.

"Pensa, Ron, pensa..."

Lancio un altro incantesimo, che fa gettare sia Malfoy sia Parkinson verso destra.

Proprio ciò che volevo: mentre sono distratti, lancio loro addosso il mio cappotto e il mantello che Parkinson ha appeso sull'attaccapanni, guadagnando istanti preziosi mentre loro cercano di liberarsi, istanti che impiego indossando la mia cappa da Auror: non solo è rivestita di incantesimi protettivi, ma nelle sue tasche contiene una riserva di apparecchi decisamente utili. Ne getto uno a terra, innescandolo, e il corridoio piomba nell'oscurità più completa.

Tra le imprecazioni sonore dei due invasori, ne approfitto per murare l'accesso alla scala che porta al piano di sopra e quello allo studio: di sicuro non ho la minima intenzione di permettere loro di devastare tutto il mio povero appartamento! O di trovare armi e oggetti magici lasciati incustoditi.

Mi ritiro in salotto, camminando all'indietro, e getto un incantesimo protettivo sulla porta: questo dovrebbe trattenere Parkinson e Malfoy almeno per un paio di minuti dopo che l'oscurità si sarà dissipata dal corridoio, dandomi modo di organizzarmi. Mi giro verso l'interno della stanza e...

«Miseriaccia!» grido, facendo un balzo.

Parkinson è al tavolo, reclinata sulla borsa che usa a mo' di cuscino, esattamente come l'avevo lasciata prima di andare a rispondere alla porta. Indossa perfino gli stessi vestiti.

Per le mutande puzzolenti di Merlino, che cosa diamine sta succedendo?

3 Febbraio 2004

Hermione's p.o.v.

Il corridoio che passa davanti al mio ufficio e porta al dormitorio dei Serpeverde è fin troppo silenzioso. Lo percorro a passo spedito, con la bacchetta sollevata davanti a me e la formula di un incantesimo sulla punta della lingua, pronta a sgorgare.

Quasi non riconosco le pareti che ho percorso ogni giorno negli ultimi anni al punto che, fino a poche ore fa, ne ricordavo a memoria ogni rientranza, ogni sporgenza, ogni sfumatura di colore. Ora mi sembrano fredde, aliene. Mi sento quasi violata e, in fondo, qualcosa è stato irrimediabilmente fatto a pezzi dentro di me: la mia fiducia nel percorrere questi corridoi, la sensazione di essere a casa, la sicurezza che finalmente, con molta fatica, ero riuscita ad arrivare a provare.

After Dark - A Dramione Story #Wattys 2019Where stories live. Discover now