67: Trattare con cautela

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3 Febbraio 2004

Mezz'ora prima

Hermione's p.o.v.

Quei cinque incerti, zoppicanti passi sono la chiave.

La rabbia si intensifica ancora, diventa furia nera e ribollente che fa evaporare anche l'ultima traccia di remora, che non mi ero nemmeno resa conto di avere.

Ho intenzione di sconfiggere l'uomo e la donna che mi stanno di fronte, e non c'è niente che mi impedirà di farlo, non più.

Non i miei sentimenti, non la mia cautela.

Succede tutto in un lampo: schivo l'ennesimo Imperdonabile rotolando dietro al divano, mi rialzo alla fine della capriola come se non avessi mai fatto altro per tutta la mia vita e lancio un Expelliarmus, che arriva dritto al segno.

Stavolta non mi limito a quello, ma con un rapido gesto spedisco la bacchetta del mio avversario a volare in cima allo scaffale dell'ufficio.

Per qualche istante, ho anche modo di notare il suo polso, quando il braccio si solleva per i colpo e la manica della cappa scivola all'indietro.

In quella, anche Parkinson compare sulla soglia tra la camera da letto e il salotto, con dipinto in volto quel sorriso di antipatica superiorità che tante volte avrei voluto cancellarle dal viso a suon di schiaffoni durante gli anni da studentessa. Sento la mia bocca tendersi in un'espressione speculare: beh, oggi ho l'occasione di farlo.

«Beh, stronzetta, dovresti ringraziare il Signore Oscuro» sogghigna, affiancandosi al suo compagno. «È solo grazie a lui che hai imparato a combattere. Ma ora non ti servirà a molto. Expelliarmus Imperio!»

È l'arroganza, a volte, a decretare la fine di una persona. Mentre lei era intenta a sputare fuori le sue idiozie, io formulavo un incantesimo non verbale accompagnato da gesti precisi, sebbene quasi impercettibili, della bacchetta. L'ultima sillaba del secondo incantesimo non fa in tempo a lasciare la sua bocca che io sono già a terra che rotolo di nuovo per evitare la fiammata del suo potere... mentre il mio, partito dalla bacchetta che mi è scivolata via dalla mano ma che comunque ha mantenuto la precisione che gli ho impresso quando l'ho lanciato, la pietrifica sul posto, con stampata in faccia l'espressione più ebete che mi sia mai capitato di vederle addosso.

E ora siamo solo io e lui.

«Vieni fuori da dietro quella poltrona, merdosa sanguemarcio. Non costringermi a venire a prenderti. Tanto lo sai che sono più forte di te.»

«Non pensavo mi ritenessi così scema» replico, mentre faccio passare lo sguardo per tutta la stanza alla ricerca della mia bacchetta. "Eccola là" esulto tra me e me, quando la individuo sopra una mensola.

«No, solo una vigliacca che si nasconde dietro a figure più grandi di lei.»

Il suono della sua voce non riesce a coprire del tutto i lievi e asimmetrici tonfi dei suoi passi, sui quali mi concentro, cercando di lasciare che le parole mi scivolino addosso, nonostante sentirle pronunciare da quella voce mi faccia contrarre le mascelle dalla rabbia e dal disgusto.

Riesco ad anticipare di un istante il momento in cui lui gira intorno alla poltrona. Quando entra nel mio campo visivo, sono già in movimento. Mi lancio rasoterra, puntando al ginocchio ferito con tutto lo slancio del mio peso.

La mia spalla colpisce l'articolazione, facendola cedere, e l'uomo collassa su sé stesso con un grido di sorpresa.

Finiamo in un intrico di membra, dal quale mi sbrigo a sottrarmi per evitare di venire ghermita dalle dita arcuate e rigide come artigli che cercano di afferrarmi.

After Dark - A Dramione Story #Wattys 2019Where stories live. Discover now