85: Adorabile

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7 Febbraio 2004

Draco's p.o.v.

È il cuore della notte quando finalmente mi trascino lungo i corridoi silenziosi di Hogwarts.

C'è solo il Barone ad accogliermi con un cenno solenne della sua testa eterea nel vuoto del castello dormiente, ma credo sia meglio così.

Non ho bisogno di saluti, di pacche sulle spalle, della necessità e forse perfino il desiderio di costruire nuovi rapporti dalle macerie lasciate dalle mie scelte sbagliate.

Ho bisogno di una cosa sola, ora.

Hermione.

Caracollo attraverso il mio ufficio, rischiando di dimenticare di chiudermi la porta alle spalle, da tanto sono stanco, svuotato... prosciugato.

È solo quando arrivo sulla soglia della camera da letto e la vedo che dorme serena, col naso a pochi centimetri dalla maglietta che ho indossato ieri notte per dormire, stropicciata sul mio cuscino, che sento la tensione lasciarmi e il vuoto al centro del petto iniziare a pulsare come se ci fosse davvero un cuore, lì in mezzo.

Un cuore che fa i salti mortali all'idea che lei sia davvero lì, tutta per me.

"Per sempre" sussurra una voce. Per un attimo, voglio credere che non sia solo la mia speranza a parlare.

Mi spoglio e striscio tra le lenzuola cercando di fare meno rumore possibile e non disturbare il sonno di Hermione, ma lei si sveglia lo stesso e, alla luce dell'unica candela che ha lasciato accesa in mia attesa, vedo un sorriso tenero spuntare sul suo viso.

Adorabile.

«Amore» mi saluta, ancora assonnata, e quella singola parola mi manda i battiti alle stelle.

«Shh, dormi, piccola, non volevo disturbarti.»

Sorprendo me stesso con quel vezzeggiativo. Soprattutto perché lei è tutto fuorché piccola.

È grande. È immensa. È tutto il mio mondo e io non so nemmeno come fare a dirglielo.

«Avrei voluto aspettarti sveglia, ma sono crollata, scusa» bofonchia tirandosi su un gomito, e solo allora mi accorgo del libro ancora aperto incastrato tra il cuscino e il comodino. «Raccontami tutto.»

Incontro i suoi occhi caldi come caramello e non ho voglia di parlare, non ora. Ora ho solo voglia di perdermi nel suo profumo.

La circondo con le braccia, tirandomela addosso. I suoi capelli mi circondano la testa e il collo e finalmente mi sento a casa.

«Draco, sii serio!» ride lei, scendendo con le labbra a sfiorare le mie.

Aspetto che si stacchi, prima di fissarla di nuovo negli occhi, sperando che sia vero quello che dicono. Che sono lo specchio dell'anima.

«Non credo di essere mai stato così tanto serio» sussurro, scostandole una ciocca dalla guancia.

Respiriamo uno sulla bocca dell'altra, in sincrono. Insieme, come una cosa sola.

E insieme torniamo a sfiorarci, a baciarci. A fondere i nostri corpi come i nostri respiri, finché siamo un solo corpo, un solo battito, un solo piacere.

È solo dopo, quando ho saziato almeno temporaneamente il mio bisogno di lei, che le racconto quello che è successo a San Mungo, mentre le accarezzo la pelle nuda sotto le lenzuola.

Sono le sue gambe intrecciate alle mie, il dolce sollevarsi e abbassarsi delle sue costole sotto le dita, a darmi la forza di non crollare di nuovo quando le descrivo ciò che ho provato vedendo mio padre in quel letto di ospedale e realizzando che, in fondo, quella che avevo di lui e del nostro rapporto è un'idea che non corrisponde alla realtà.

Lei tace a lungo, quando ho finito. Tace e mi accarezza, tace e mi abbraccia, tace e, con la sua sola presenza al mio fianco, mi fa sentire meglio.

Mi fa sentire che non sono più solo.

Ho paura. Paura che finisca e che, dopo aver provato queste sensazioni meravigliose, sarà ancora più dura tornare a convivere con la solitudine.

Quando alla fine parla, sento un sospiro nella sua voce.

«Forse non è vero che l'amore di tuo padre è stato tutto un'illusione. Forse si è semplicemente perso in un labirinto di paura e rancore ed entitlement*. E magari a San Mungo riusciranno a fargli ritrovare la strada.»

«Spero che tu abbia ragione.»

«Credo che la dottoressa ti abbia dato un ottimo suggerimento» aggiunge, stringendomi con ancora più intensità. «Io sono qui e ti amo e ti supporterò in ogni momento, ma non ho le competenze necessarie ad aiutarti a superare nel modo migliore tutte le cose che ti sono state fatte. Va' da quello psicologo, lunedì stesso.»

«Non ti dispiace, quindi?»

«Perché dovrebbe dispiacermi? Ho letto la mia buona dose di romanzi rosa, ma non sono così ingenua da pensare che l'amore sia sufficiente a sconfiggere ogni problema. Se tu avessi una gamba rotta, non mi basterebbe amarti perché l'osso si saldi: ti porterei da Poppy. Ora sono le tue emozioni, a essere rotte. La tua fiducia in te stesso e nel mondo che ti circonda. E ci vuole qualcuno che sappia come fare per aggiustarle nel modo corretto. Io posso solo starti accanto e accompagnarti in ogni fase della terapia. E amarti, sì, amarti con tutte le mie forze. Quello lo posso fare e lo farò.»

Il suo sorriso mi penetra dentro, scacciando la paura. Sarà dura, sarà una strada in salita, ma voglio essere un uomo migliore. Per me, per lei.

Voglio sentire davvero, un giorno, di meritarmi l'orgoglio che Hermione dice di provare nello stare con me.

Nonostante, tutto, mi addormento tra le braccia della mia donna, precipitando nell'agognato oblio di un sonno senza sogni.

*Entitlement: Espressione inglese non direttamente traducibile con un unico termine. Significa essere convinti che un privilegio ci sia dovuto per diritto e non rendersi nemmeno conto che di fatto non è così e che, spesso, esercitare quel privilegio significa calpestare i diritti di qualcun altro.

Si usa moltissimo quando si parla dei privilegi dei bianchi o dei maschi, e si applica benissimo anche ai puristi del sangue del mondo potteriano.



** Eccomi qua! Ahimè già rientrata dalle ferie :'''''''''''''''(
Però ho messo a buon uso i giorni di riposo... e ho praticamente finito la storia :)
Quindi, surprise surprise, ecco a voi tre capitoli di fila! **



After Dark - A Dramione Story #Wattys 2019Where stories live. Discover now