20: Here's my lullaby

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20Novembre 2003

Hermione'sp.o.v.


«Pensi davvero che io abbia potuto scegliere?»

In quell'ultima frase è racchiuso un mondo di sofferenza e una delle chiavi per risolvere l'enigma che il ragazzo accanto a me rappresenta..

Mi posa addosso due occhi privati di ogni luce e io contemplo il vuoto che vi si nasconde dietro, comprendendolo per la prima volta. Il vuoto che rappresenta la mancanza di possibilità, di autodeterminazione e forse anche di amore. Perché può chiamarsi amore, l'offrire il proprio figlio quindicenne a Voldemort?

«No» rispondo infine, piano. «Hai ragione e sono stata stupida: non ci ho mai pensato, non ho mai visto le cose in questa prospettiva.»

«Perché avresti dovuto? Io ero quello che ti tormentava, è stato facile incasellarmi sotto l'etichetta "malvagio" senza pensarci due volte, no?»

«Questo è ingiusto. Non puoi pretendere che noi fossimo obbiettivi e poi... beh ecco, avresti potuto chiedere aiuto a Silente, no?»

«Silente? Non dire idiozie. Chiedere aiuto a lui e combattere contro i miei stessi genitori? No, non avrei mai potuto. L'ho sempre visto come un nemico e poi non aveva occhi che per Potter.»

«Harry era una sua responsabilità. Lo saresti stato anche tu, se ti fossi affidato a lui.»

Sbatte la mano sul bracciolo del divano.

«Non farlo, Granger. Non sventolarmi davanti le cose che avrei potuto fare come se le soluzioni fossero state lì, a portata di mano. Non c'erano. Non potevo fare altro. E comunque... una parte di me in fondo lo voleva. Voleva essere accettato dai miei, voleva dimostrare che loro erano nel giusto e che di conseguenza io lo ero.»

Chiudo gli occhi, provando a mettermi nei panni del Draco quindicenne: un ragazzino tirato su con determinati ideali, con la convinzione di essere parte di una minoranza privilegiata; un ragazzino che i genitori hanno trascinato in una situazione più grande di lui.

«Eri troppo giovane. Per tutto» ammetto infine.

Lui ride senza divertimento. È un suono lacerante.

«Vallo a dire al Signore Oscuro.»

Restiamo a fissare le fiamme senza parlare. Sagome rosse si agitano tra le fiamme scoppiettanti, fantasmi di un passato che non possiamo dimenticare.

«Dove sei stato, per tutti questi anni?» chiedo infine, incapace di tollerare ancora un silenzio pregno di concetti troppo pesanti. Concetti che, lo so, mi terranno sveglia per molte notti. Beh, più sveglia del solito.

«Non ha importanza.»

«Ce l'ha, invece.»

«Perché?» mi chiede lui per l'ennesima volta.

Già, perché? Resto in silenzio a lungo, riflettendo.

«Perché la guerra è finita cinque anni fa e noi siamo cambiati, perché anche se eravamo su due fronti diversi ci sono esperienze che abbiamo condiviso, perché dovremo lavorare insieme e vivere sotto lo stesso tetto per chissà quanto, perché contro ogni logica io ti ho chiesto aiuto e tu me lo stai dando. Perché ho bisogno di capire ancora un sacco di cose. E forse perché tra tutti i miei amici non c'è nessuno che capisca il mio bisogno di non essere sempre quella perfetta, l'eroina. Tu non hai mai pensato che io fossi perfetta.»

«Non è del tutto vero.»

«Cosa?»

«Che non ho mai pensato che fossi perfetta. Lo eri fin troppo, a volte. Eri quella che sapeva tutto, quella che riusciva sempre in ogni cosa. Quella che aveva degli amici che si sarebbero buttati nel fuoco per lei, mentre io... io avevo Tiger e Goyle. Dei leccapiedi e basta. Un po' ti invidiavo, e credo che fosse per questo che ti odiavo così tanto. Non solo per quel piccolo dettaglio...»

After Dark - A Dramione Story #Wattys 2019Where stories live. Discover now