56: Like tears from a star

3.7K 173 37
                                    

28 Gennaio 2004

Hermione's p.o.v.

Oggi Poppy mi ha quasi requisito la bacchetta.

Forse non avrei dovuto dare fuoco all'orlo della veste di quell'idiota che mi sostituisce, quando è venuto a trovarmi nel pomeriggio per chiedermi dove tenessi l'estratto di verbena. Ma, per Merlino e tutti i maghi, se uno non riesce a trovare un ingrediente così banale, in un magazzino ordinato come quello che mi ha lasciato in eredità il Professor Piton – e che Horace ha lasciato tale e quale – dotato di un comodo catalogo in ordine alfabetico che ho compilato io stessa, significa che è un incapace patentato. Come se l'aver permesso che diversi studenti si ustionassero non fosse prova sufficiente della sua inettitudine.

Non vedo l'ora di riuscire ad alzarmi da sola da questo maledetto letto. Poppy dice che non potrò comunque riprendere a lavorare ancora per qualche giorno, dopo che mi avrà dimessa, ma almeno sarò in grado di andare a controllare che quel rimbambito non danneggi altri studenti, l'aula o il magazzino.

Per fortuna, però, la bacchetta è rimasta in mio possesso e sono riuscita a mettere in atto il mio piano.

Quando Parkinson ha spento le luci, indicando che era ora di dormire, ho creato una bolla protettiva intorno al mio letto, in modo da poter leggere senza allertare le Medimaghe. Il romanzo mi è servito per non rischiare di addormentarmi, cosa in cui mi è venuto in aiuto il fatto di aver sonnecchiato per buona parte della giornata.

Ora è mezzanotte passata e mi rendo conto con un sorriso che la mia paziente attesa è stata premiata.

Un rumore di passi, leggero e quasi esitante, diverso dallo strascicare di Parkinson e dal ritmare deciso di Poppy, mi strappa da un paragrafo piuttosto interessante. Chiudo il libro, spengo la luce sulla punta della bacchetta, che infilo insieme alla mano sotto la coperta, e faccio svanire in silenzio la bolla protettiva. Infine mi getto addosso un incantesimo che costringa il mio corpo ad agire come se stessi dormendo, mentre la mia mente rimane vigile. Il tutto, utilizzando incantesimi non verbali.

Non posso trattenere il fiato, ma è come se lo facessi mentre, supina e immobile, seguo il rumore dei passi in avvicinamento.

Non ho bisogno di aprire gli occhi per capire che è lui.

Strano ma vero, Parkinson non mi ha mentito.

Lo sento lasciarsi cadere pesantemente sulla sedia qui accanto, sospirare. Un suono spezzato, quasi un singhiozzo, che mi arriva dritto in mezzo al petto come una coltellata.

Lunghi istanti di silenzio, poi un fruscio che indica un movimento. Ringrazio l'incantesimo che mi vincola le membra, perché senza di esso non sarei in grado di rimanere ferma, ora che le sue dita sfiorano in una carezza leggera il dorso della mia mano sinistra, che ho lasciato sopra il lenzuolo.

Ringrazio l'incantesimo che mantiene il mio battito a un ritmo regolare, come quello di chi dorme, perché altrimenti il mio cuore sarebbe schizzato a velocità incompatibili con la vita.

Com'è possibile che un tocco tanto lieve possa turbarmi a questo modo? Un mese, un mese senza il suo profumo, il calore del suo corpo contro il mio, senza il grigio dei suoi occhi rivolti verso di me, un mese di tristezza e solitudine, ed è come se fosse passato un solo giorno. Mi sembra che la mia pelle canti mentre lui la percorre, e quel canto si propaga in tutto il mio corpo, come un'onda di calore.

È qui. Draco è davvero qui. Con me. Per me. So che dovrei chiedermi perché, perché mi ha scaricata, perché torna quando io non dovrei poterlo vedere, ma queste domande non hanno importanza, ora che lui è qui e mi tocca e respira a un soffio da me.

After Dark - A Dramione Story #Wattys 2019Where stories live. Discover now