83: Casa

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5 Febbraio 2004

Hermione's p.o.v.

«Non ne posso più di dover avere a che fare con gli Auror» sbuffo, sedendomi pesantemente su una delle sedie della sala professori.

«Oi, grazie tante, eh?» protesta Harry, prendendo posto accanto a me. Ha insistito per accompagnarci tutti di nuovo al castello, immagino per assicurarsi che non mi ritrovi qualche altro psicopatico tra capo e collo.

È un peccato che io non sia riuscita a fotografare la faccia che ha fatto, quando l'abbiamo chiamato con la Metropolvere da Malfoy Manor per chiedergli di venire a prelevare Goyle.

Beh, per la verità l'espressione era più o meno la stessa che si è dipinta in faccia ai miei colleghi e Andromeda quando hanno visto emergere me e Draco dal giardino con l'ennesimo incappucciato pietrificato al seguito.

Abbiamo atteso tutti insieme che Draco recuperasse le sue cose – da questo punto di vista, è stata una fortuna che fosse in procinto di partire: le valige erano già pronte – prima di tornare a Hogwarts. Di Lucius non abbiamo visto traccia: immagino sia andato a rintanarsi in qualche cantuccio buio dove continuare a consumarsi il fegato nel rancore. Mi spiace per gli elfi domestici costretti ad avere a che fare con lui.

«Lo sai che non mi riferivo a te» sbuffo rivolta al mio amico, mentre accetto la tazza di tè che Luna mi sta porgendo.

Le lezioni sono finite da un pezzo, i ragazzi hanno già cenato e l'intero staff della scuola, con l'eccezione di Argus che non voleva lasciare i corridoi privi di vigilanza, si sono riuniti qui ad aspettarci per dare il bentornato a Draco e farsi raccontare per bene ciò che è successo mentre noi che eravamo fuori consumiamo un pasto frugale.

Lui è seduto accanto a me, sull'altro lato rispetto a Harry, e ha in viso un'aria smarrita che però viene in parte smentita dal timido sorriso che riserva a chiunque gli rivolga la parola. Ho l'impressione che ci metterà un po' ad abituarsi al fatto che non è più il Malvagio Malfoy. E mai più lo sarà, se posso avere voce in capitolo.

Quando arriviamo alla parte in cui Goyle ci ha attaccati – ovviamente senza specificare dove esattamente si trovassero i miei vestiti – Hagrid balza in piedi agitando furiosamente i pugni (e rischiando di abbattere un paio di mensole e il lampadario) mentre Luna abbraccia di slancio prima me e poi Draco. È bello tornare a casa.

Quando finalmente riusciamo a districarci dall'affetto degli amici, sono quasi le undici e sono così stanca che quasi non vedo i gradini davanti a me.

Provo un freddo subdolo, come se stessi covando un'influenza, ma so bene che è colpa della stanchezza e degli eventi della giornata. C'è una fonte di calore che mi scalda, però, ed è la consapevolezza dell'amore che Draco e io condividiamo.

La naturalezza con la quale la sua mano è scivolata nella mia, non appena ci siamo trovati da soli in fondo alle scale che portano ai sotterranei, mi ha trasmesso un senso di benessere che trascende la mia attuale condizione fisica e, ora che siamo davanti alla sua porta, non ho nessunissima voglia di rinunciarvi.

Anche lui esita, bloccato in mezzo al corridoio. Incontro ai suoi occhi e, tra i solchi e i rilievi di carta stagnola delle sue iridi, leggo un bisogno pari al mio, ma anche una sorta di ritrosia.

La sua mano trema leggermente nella mia e capisco che non ha ancora del tutto assimilato l'idea che ora io e lui stiamo insieme. Che ora non ha bisogno di chiedere, per poter passare del tempo con me.

Che nessuno ha niente da ridire sulla nostra relazione e che, nel limite della decenza e del rispetto del nostro ruolo di professori, possiamo fare quel che ci pare alla luce del sole.

After Dark - A Dramione Story #Wattys 2019Where stories live. Discover now