16: Trichechi

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13 Novembre 2003

Hermione's p.o.v.

Mi divincolo, cerco di scansarmi. Tiro, spingo, mi scuoto. Niente. Nonostante un mese di allenamenti, corse, perfino pesi e flessioni, la presa delle braccia di Malfoy intorno alle mie è impossibile da spezzare.

Inizio ad andare nel panico perché, anche se so che basta una parola perché la morsa in cui sono stretta si apra, anche se il suo petto muscoloso non somiglia minimamente a quello asciutto di Ron, anche se il suo odore è completamente diverso, con la mente mi trovo a tornare a quello che è successo un mese fa. Al senso di impotenza, alla disperazione, alla paura.

È totalmente irrazionale, ciò che provo, ma non posso impedirmi di provarlo. E forse è proprio quello lo scopo di questo esercizio: farmi affrontare la mia paura, insegnarmi ad agire nonostante essa.

"Pensa, Hermione, pensa" mi dico, cercando di sovrastare l'ansia montante. Cerco di ricordarmi tutto quello che ho letto sui libri che ho acquistato a Londra una decina di giorni fa, in uno dei miei mordi e fuggi a caccia di nuovo sapere: testi sull'autodifesa, sulle arti marziali, tutte cose molto utili ma, ora che mi trovo circondata dagli arti di una persona molto più forte di me, la teoria che sto imparando a memoria si scontra con la poca praticità che ho con la pratica.

Ricordo un'illustrazione in particolare e decido di fare un tentativo: sposto il peso su un piede, sollevo leggermente l'altro e lo aggancio dietro la caviglia di Malfoy.

Sono sicura che se si si fosse aspettato una mossa del genere da parte di un'imbranata come me, non sarei mai riuscita a ottenere nulla, però durante i nostri allenamenti lui si limita a giocare senza considerarmi una minaccia e non sa che ho comprato quei libri.

L'espressione di stupore sul suo viso quando si rende conto che sono riuscita a fargli perdere l'equilibrio dura un istante, così come la mia soddisfazione, poi cadiamo come sacchi di patate sul tatami; io, che non sono riuscita a liberarmi dalla sua presa, atterro sopra di lui.

Malfoy assorbe il grosso dell'impatto, ma picchio malamente un ginocchio a terra.

Restiamo fermi per parecchi secondi a riprendere fiato, sempre l'una sopra l'altro, poi lui scoppia a ridere. Sento la risata rimbombare sotto il mio petto, facendo vibrare tutta la parte superiore del mio corpo, ed è il suono più gioioso che abbia sentito provenire da lui da... boh, forse da quando lo conosco. Anche i suoi brillanti occhi grigi ridono, prendendo una piega all'insù che solitamente non hanno, quando abbassa lo sguardo su di me ammiccando.

«Me l'hai fatta, Granger.»

Io gongolo, ma la gioia ha breve durata: le mie braccia, infatti, sono ancora bloccate nella morsa delle sue. Lui decide di sottolineare l'ovvio, per darmi noia, ne sono certa. «Non ti sei ancora liberata, però.»

Riprendo a divincolarmi, puntando il ginocchio dolorante a terra per cercare di fare leva e sollevarmi. Attraverso due strati di magliette il mio petto sfrega sul suo, contro il quale è ancora bloccato.

È allora che sento... qualcosa... premere contro l'interno della mia coscia. Qualcosa che cresce in dimensioni e si fa sempre più rigido con ogni mio movimento. Qualcosa la cui mera presenza mi fa svanire l'aria dai polmoni, da tanto è inaspettata e... oh. Non riesco più a pensare.

Mi blocco, avvampando furiosamente.

Lo sguardo di Malfoy è cambiato: non c'è più traccia della risata di prima, nei suoi occhi che si sono fatti più intensi e, in qualche modo, più scuri, con le pupille dilatate. La sua bocca si schiude, il suo respiro è più pesante. Come il mio.

«Lasciami andare, Malfoy» riesco ad articolare.

«Che c'è, Granger, ti mette a disagio la prova concreta dell'effetto che fai agli uomini?»

«Merlino, che finezza. Sei sensibile come un tricheco, Malfoy.»

«In questo momento molto, molto di più, credimi» ghigna lui, osservando le mie labbra come fossero un piatto prelibato.

«Va' all'inferno.»

Il suo atteggiamento cambia di nuovo in maniera così repentina da lasciarmi spiazzata e le sue braccia mollano la presa. Ciò che posso scorgere ora nei suoi occhi, che non mi fissano più ma guardano la parete, mi gela fin nel profondo.

«Ci sono già stato, Granger. Non sono nemmeno sicuro di esserne mai uscito. Ora in piedi, abbiamo cincischiato abbastanza.»

Senza aggiungere altro, mi fa rotolare a terra e, con un unico movimento aggraziato, si alza, affrettandosi verso la zona pesi. Il corpo a corpo per oggi è finito, a quanto pare, e non riesco a reprimere una punta di delusione.

No. Non è possibile che mi sia piaciuto, quel contatto con lui.

"No", mi ripeto più tardi mentre mi rigiro nel letto, incapace di prendere sonno, la pelle infiammata per qualcosa che non è nemmeno avvenuto, "è solo che mi manca il contatto fisico. Non è quel corpo in particolare a stuzzicarmi, ma solo il fatto che appartenga a un maschio.

Un bel maschio, l'ha ammesso anche Ginny.

Uno dei maschi più sensuali che... Basta, Hermione, stai diventando assurda."

È una frase in particolare, però, che turba i miei pensieri quando ci ripenso, anche la mattina dopo mentre mi preparo per le lezioni della giornata. "Ci sono già stato, Granger. Non sono nemmeno sicuro di esserne mai uscito." Le parole, e l'amarezza con cui sono state pronunciate, il suo sguardo distante e vuoto, mi scavano dentro.

Si riferisce al suo periodo con Voldemort o a qualcosa che gli è successo dopo? Di nuovo rivedo con l'occhio della mente le cicatrici che costellano la sua pelle, che non ha più scoperto in mia presenza dopo quella mattina giù al lago.

"Cosa ti è successo, Draco? E chi sei davvero, ora?"

Di una cosa sono certa dopo più di due mesi sotto lo stesso tetto, per quanto vasto: quello che insegna Volo a Hogwarts oggi non è lo stesso Malfoy che ha frequentato il castello come studente.

Per la prima volta ammetto con me stessa che questo Malfoy mi piace molto più del vecchio. Non che sia poi così difficile, a ben guardare...


** Perdonate l'assenza prolungata... i virus dell'influenza hanno colpito! **

After Dark - A Dramione Story #Wattys 2019Where stories live. Discover now