19: Non sei la mia f**issima mamma

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20 Novembre 2003

Hermione's p.o.v.

L'appartamento di Draco è praticamente identico al mio, per quanto riguarda la disposizione delle stanze. Se io l'ho riempito di libri, vestiti, fotografie e soprammobili, però, lui invece non ha fatto niente di simile. Il salottino dove mi sono accomodata contiene solo i mobili forniti dalla scuola: non un tocco personale, non un oggetto che possa identificare questo posto come suo.

Come se fosse pronto ad andarsene da un momento all'altro, come se non fosse nemmeno mai arrivato qui.

Mi ha lasciata sola per qualche minuto, sparendo in camera a cambiarsi, poi è tornato con addosso un maglione nero e un paio di jeans lisi e sbiaditi, ha iniziato a trafficare con la teiera e non ha più profferito verbo.

In piedi davanti al camino, da un pezzo entrambi fissiamo le fiamme. Ogni tanto mi porto alla bocca la tazza, sentendo a malapena il sapore del tè; lui la sua l'ha abbandonata sulla mensola dopo mezzo sorso.

Cosa starà pensando? Sta a me, credo, rompere il silenzio, ma non so bene cosa dire a quest'uomo di cui pensavo di sapere tutto o quasi. So solo che l'istinto ha iniziato a strillarmi di non lasciarlo solo a partire dal momento in cui ha interrotto la lezione, e non ha smesso di farlo finché non sono riuscita a entrare qui.

«Hai mangiato?» chiedo infine.

«Come ti ho già detto, non sei la mia fottutissima mamma. Smetti di comportarti come tale» risponde lui seccamente.

«Non è necessario essere maleducati.»

«Non hai niente di meglio da fare, Granger? Cosa vuole una superdonna dalla vita perfetta da una feccia come me? Stai cercando il brivido del rischio?»

Afferra la tazzina, come se volesse semplicemente avere qualcosa tra le mani, dato che non accenna a bere.

«Di quello ne ho avuto a sufficienza, grazie. E poi la mia vita non è perfetta» replico.

«Ah no? Cosa ti manca, Granger? Sei l'eroina del nostro mondo, hai un lavoro che ti piace e una carriera già spianata davanti a te fino alla carica di preside. Sei circondata da persone che ti vogliono bene, sei bella, intelligente, capace e, ovunque andrai, troverai porte aperte e gente pronta a fare amicizia.»

Avvampo davanti ai complimenti, ma il tono amaro con cui Malfoy parla mi stringe lo stomaco.

«Non è tutto oro ciò che luccica... Parlo con i miei tre volte l'anno. Non hanno... digerito bene una cosa che ho fatto. Il mio ex ragazzo, che pensavo fosse l'amore della mia vita, ha praticamente cercato di stuprarmi. E non dormo una notte di fila da cinque anni.»

«Oh, poverina. Ti manca il tuo sonno di bellezza?» sbatte di nuovo la tazzina sul piattino provocando un tintinnio che non dice bene per la porcellana.

«Mi spiace, mi confondi con quell'oca della tua amichetta, Pansy Parkinson» rispondo, piccata, posando a mia volta la tazzina con un pochino più di grazia.

«Lasciala fuori da questo discorso.»

«E tu piantala con queste cazzate. Lo sai benissimo perché fatico a dormire.»

Non c'è niente da fare: questi sprazzi del vecchio Malfoy riescono a farmi uscire dai gangheri con una velocità impressionante. Sento il nervoso montare, e credo che dalla mia faccia sia ben chiaro, perché Malfoy fa una smorfia come a dire "lo sapevo che saremmo arrivati qui". È un attimo, poi riconduce i muscoli all'espressione arrogante e sarcastica che ben ricordo dagli anni di scuola.

After Dark - A Dramione Story #Wattys 2019Where stories live. Discover now